Narco degli Alidosi
battendo le ali e mescolando l'aroma: era tutta una giostra di schifo e di spavento. E i cavalli, per il gran bisogno di fuggire, premevano uno
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di traduzione, riproduzione e adattamento riservati per tutti i paesi Roberto Piumini Narco degli Alidosi Illustrazioni di Cecco Mariniello
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dall'alto del castello e del cavallo quando andava e tornava da cacce o battaglie, o dal seggio da dove salutava i sudditi che, due volte al mese, gli
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vivevano come in ogni altra valle del mondo. Sicché, dopo una sosta per cibo e riposo in quel di Rovoreto, e incamminati verso Trigento, i nostri due
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. «Trenta, mio signore: e con quelli già fatti, settanta». Narco ricominciò a girare, ma svogliato, e trascinava i piedi e dava calci all'erba. «Non si
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cielo con i colori dell'immobilità. Dopo un'ora di sforzo tremendo, il conte si accasciò. «È stato il primo tentativo, mio signore» disse Blabante
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della sera, sotto un albero di giardino simile a quello che qui fuori tende i rami, e quietamente mi mostrerei e mi farei baciare». «Allora, bel
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, la prova voglio dare: ma sparirò, e chissà se ci potremo ancora incontrare...» Fece un passo nell'acqua, stringendo i denti bianchi, e un altro
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paesaggio era quieto, e quieto il cammino. Tra i pacifici suoni di luglio, spiccava ogni tanto lo stridìo di un uccello che troppo vicino svolava al
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! Com'è misero il mio mantello!... I cavalieri hanno spada lunga e cappa grande... e così mi è nato il desiderio». «Blabante, Blabante...» disse Narco con
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beverare i cavalli in un fiumicello di dieci passi, ecco vedersi dall'altra parte una figura di donna con i capelli lunghi quasi quanto la veste, la quale
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Erano ormai su per le Alpi, alla sella di Resula, e l'aria anche d'agosto era fresca. I cavalli con sopra i cavalieri brucavano in riva a un torrente
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piante, le siepi, o almeno i fiori della strada? Per quanto io vedo, signore, essi chinano il capo, o nascondono i petali dietro tronchi o zolle, ma
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i tuoi confratelli, già pieni di penitenza, avrebbero troppo peso da portare? E poi, signore, se l'opera migliore di un monaco è far salire al cielo
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dosso la polvere, ti stiri il mantello, ti lavi la faccia e le mani, ti pettini i capelli: e poi, come so, ti prepari un infuso di timo, mirto e verbena
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mille anni l'albero di Kronof era là a sfidare i forti del mondo. Erano venuti, tanti secoli prima, il fortissimo Achille, il prode Alessandro, ed
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potere, ripresero la strada delle montagne meridionali, delle foreste, verso l'Italia lontana. E ripercorsero i luoghi, rividero le contrade, le case
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convocò Terpione, che curava nobili e villani, e conosceva rimedi anche per i malanni delle bestie. Costui annusò il fiato di Narco e, appoggiandosi al
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