Manuale Seicento-Settecento
l’architettura (seguitando le strutture reali nelle immaginarie, o finte), imita la scultura (nelle cariatidi, nelle erme, nei medaglioni), imita
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gioia di vivere che è espresso nella galleria Farnese: sono severi, gravi, drammatici. Ma pure nei dipinti religiosi (e anche in questo Annibale si oppone
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, nessun artificio compositivo. E nessun artificio prospettico per definire lo spazio: vi sono cose vicine, che si vedono nei minimi particolari (i sassi
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Il Caravaggio affronta direttamente il problema della «pittura d’historia» nei tre dipinti della cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi
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. Quel che è sconvolgente nei dipinti di questa prima fase è la estrema condensazione dell’immagine, dei colori, delle forme che rende perspicui gli
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composizione «storica» né nei gesti eroici delle figure. Si fa reale nella realtà concreta dei fatti e delle persone. Vocazione di San Matteo: è la chiamata
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molto più del motivo sociale della devozione popolare: è il farsi presente di Dio nei fatti della vita quotidiana, nell’umanità senza convenzioni
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nei primi anni del secolo ed ha conosciuto e ammirato l’opera del Caravaggio, pur così lontana dal suo gusto per l'enfasi pittorica, per le allegorie
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nei primi anni del soggiorno italiano, tutti i più importanti centri artistici della penisola e, nel 1603, si reca in ambasceria in Spagna, alla
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paesistica pura (o con minimi pretesti, come nei rami di Capodimonte, di racconti mitologici). Importanti sono anche i rapporti del Saraceni con i
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notevoli precedenti fiamminghi: è tuttavia innegabile che, soprattutto nei primissimi decenni del secolo, tra Roma e Napoli, il rigoroso impegno
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atteggiamento di rigore: nei confronti del Caravaggio ma anche, sotto sotto, del largo, liberalissimo classicismo di Annibale. Afferra la portata
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Anche nei confronti di Annibale ha le sue riserve. In un quadro mitologico, Atalanta e Ippomene, inscrive le due figure in corsa in una precisa
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Sales, nei dipinti di soggetto profano, o mitologico, come la Caccia di Diana (1617), Domenichino da una versione tutta letteraria del classicismo
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). «Se nei pennacchi Domenichino dipinge, con precisa diligenza, gli Evangelisti, attenendosi strettamente al principio di poche, colossali figure
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nuvole, al di là dello sfondato architettonico, è chiaramente polemico nei confronti dell’olimpico affresco dipinto dal Reni, dieci anni prima, nel
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prospettico delle navate laterali graduando l’emergenza delle colonne addossate o incassate nei pilastri del corpo longitudinale; dando ad ogni campata una
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, come un fondale arioso, che «ingrana» lo spazio antistante con le membrature aggettanti e poi lo accoglie nei grandi vuoti del portico e dei loggiati
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della città. Nei suoi vasti complessi edilizi, alle Quattro Fontane e ai Filippini, affronta da architetto "pratico" le questioni funzionali; ma il tono
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il problema nei termini di una cultura specificamente artistica, ad una questione di stile e di gusto. Toscano di nascita e di formazione, quando
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percettibile l’immaginazione e la pittura ha, nei confronti della percezione: una maggior forza di appello, i valori i visivi della pittura, e in
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della struttura e della «misura umana», anche nei confronti delle opposte tendenze, all’espansione e alla contrazione spaziale, del Bernini e del
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portico e della loggia. Nei due casi, si hanno vigorosi contrasti di luce ed ombra: l’interesse per l’arte veneta, che già notammo nell’opera
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diffonde, non solo in Italia, ma anche nei paesi cattolici d’Europa e dell’America Latina, il linguaggio barocco che si forma negli anni trenta: nella
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, attivo a Roma dal 1624. Allievo di Ludovico Carracci, l'Algardi, nei primi anni della sua attività romana, approfondisce la lettura dei testi
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sacramento; dove non può, risale ai primordi della Storia della Chiesa, ambientando la scena nei primi secoli del cristianesimo. Non lo fa per sfoggio
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, MATTIA PRETI (1613-99) e LUCA GIORDANO (1634-1705). Il primo, calabrese, già nei 1630 è a Roma, dove frequenta l’ambiente caravaggesco; più tardi è
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PASTORI (Napoli, secondo quarto del XVII secolo), dal tema che spesso ripete nei suoi dipinti: in quello di Capodimonte, la serrata struttura
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fiorire di un’ottima pittura di genere (natura morta, paesaggio, animali? spesso va molto al di là dei limiti «genere» stesso: come nei raffinatissimi
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Il Liss fa una pittura più concitata e teatrale, più contrastata nelle luci e nelle ombre, nei riscontri coloristici.
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probabilmente il Saraceni; a Mantova, dal 1613 al ’22, conosce l'opera del Rubens. Il suo tempo migliore sono gli ultimi anni, tra Mantova e Venezia. Nei
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un nucleo di condensazione e irradiazione luminosa in un punto in cui, allargandosi la veduta nei due grandi specchi d’acqua, i colori e le linee del
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Borromeo. Nei suoi passi migliori abbassa le tinte, semplifica la composizione, riduce la descrizione a poche note discrete e significative. Ritrae
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Nei confronti della scienza, che diventa l’attività-pilota, l’arte ha tre possibilità: 1) differenziarsi, seguitando e portando alle ultime
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Dopo l'ultimo grande contrasto di idee, quello tra il Bernini e il Borromini, l’arte si ritira dai grandi problemi e si restringe nei proprii, quelli
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, specialmente nei confronti dell'austerità dell’Alfieri, «partecipe e promotore di una reviviscenza barocca che neutralizza le possibili involuzioni
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Nei due palazzi, della Consulta e Corsini, accetta la soluzione della facciata lunga, ma la ristudia in rapporto alla ragione urbanistica. La
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Già nel 1730, appena giunto a Roma, aveva precisato la propria posizione nei confronti della dominante barocca dell’architettura locale. Nella
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sentimento. Si salvano i bozzetti, nei quali si ravvisa chi sa quale immediatezza pittorica; e se ne tira la conseguenza che il Canova sarebbe stato
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delle proporzioni, un astratto principio d’ordine e di simmetria. Lo applicò anche nei confronti del Canova, quando nel monumento a Pio VII in San
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