Manuale Seicento-Settecento
globale ed attiva della natura e della storia. Il periodo che si chiama Barocco può definirsi una rivoluzione culturale in nome dell’ideologia cattolica.
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della salvezza: la natura che ha creato, la storia che ha voluto, la Chiesa che spiega il significato della natura, e della storia, dirigendo così al
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alla conoscenza oggettiva o positiva della natura e della storia: per indagare la natura c’è ormai una scienza, per ricostruire e spiegare le vicende
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il rapporto di particolare e universale, di reale e ideale. Si isolano poi i diversi generi: il ritratto, la natura morta, il paesaggio, la scena di
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instaurato su quelle forme, Ridare naturalezza alle forme dell’arte è il miglior modo per dar loro la capacità di agire sulla natura umana, sul
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il sentimento si effonda e dilegui nella natura, nel paesaggio lontano.
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invece la tematica fiamminga della natura morta con figure, alla Joachim Beuckelaer, già filtrata, attraverso i Campi, nel Passerotti. V’è
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come «quadri riportati» con le loro cornici dorate. E il trionfo della pittura come «mimesi»: imita la natura (gli sfondi di paesaggio e di cielo), imita
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verità oggettive della natura e della storia. Perché, allora, rievocare il mondo d’immagine della cultura classica? Perché l’antichità è, per
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Borromeo nella sua diocesi lombarda: non consiste nell’osservare e copiare la natura, ma ne1l’accettare la dura realtà dei fatti, nello sdegnare le
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critici del Seicento, il Caravaggio apre la via alla pittura di genere, specialmente alla natura morta; egli stesso affermava che non v’è differenza
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rappresentazione, la natura profonda della realtà è lo spettacolo: l’accorgimento della doppia rappresentazione, che sarà ripresa più tardi da Bernini nella
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spazio della figurazione; gli altri si volgono, devotamente, verso l'immagine della Vergine. La natura (il paesaggio lontano) e la storia (l’arco
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natura e della storia, ma all’osservazione vivida del particolare. La distinzione del «genere» è collegata alla distinzione di due classi dell’imitazione
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orizzontali. L’ideale che cerca non è il bello di natura, ma un bello morale: un modo ideale di comportamento umano. Nella Strage degli Innocenti, dipinto
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privilegio sopra il potere della natura d’aggiungere i tempi già molto prima passati al presente, et spesse volte d’accozzare i tempi» (Ferrante Carlo
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, nel chierico che illumina la scena con la candela; perfino nella splendida natura morta del serto floreale che cinge il capo di Petronilla.
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del reale e uccide così l’interesse per il reale. Se imita perfettamente la natura è solo per dimostrare che la natura non è nulla che l’uomo non
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L’idea di fondere lo spazio di natura e lo spazio urbano (ma anche la natura è storia, è la natura dei classici) è fondamentale nella poetica
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distribuzione delle scene figurate, sono invase da figure in movimento, da ciuffi di verde e di fiori, da nuvole. ln Annibale, la natura entrava solo come
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fondamentali dell’urbanistica romana: il «monumento» o la storia e il paesaggio o la natura. Ma a Roma, nel Lazio la natura è storia e poesia, come
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1682), anche lui a Roma, ininterrottamente, dal 1627: l’ideale che Poussin cerca nella storia, Claude lo trova nella natura. Dipinge esclusivamente
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fiorire di un’ottima pittura di genere (natura morta, paesaggio, animali? spesso va molto al di là dei limiti «genere» stesso: come nei raffinatissimi
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purezza di canto. La nota dominante è una malinconia elegiaca: come se la natura, turbata per un istante, stesse per richiudersi sull’episodio,' e ritrovare
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pittura di soggetto storico e sacro e la pittura di genere, il ritratto o la natura morta. Nel ritratto CARLO CERESA (1609- 1679) si attiene all
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insieme ragione e fede, logica e fantasia. Fantasia e non solo immaginazione, perché la logica di Dio non è logica della natura né quella dell’intelligenza
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natura, in uno spazio che alla città appartiene solo visivamente. Il sito ed il tema votivo suggerivano la pianta centrale; Juvarra risale al Pantheon, ma
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termini del contrasto non sono più quelli, classici, di civiltà e natura, bensì quelli, tipicamente settecenteschi, di vita mondana e vita rurale.
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dell'ombra sui gradini. L’architetto non vuol più sopraffare, ma interpretare e assecondare la natura, il sito: come il giardiniere, che si limita a
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’orrido e nel terrifico o di una divinità avversa e di una natura ostile che pongono l’uomo in una condizione di solitudine e di ribellione, come il
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