Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Manuale Seicento-Settecento

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Argan, Giulio 31 occorrenze

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ragione e di arbitrio fantastico, non fa presa sulla realtà e non risolve il problema, che ora emerge come essenziale, della cultura o dell’esperienza

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’artista, come quella dell’artigiano e dell’operaio, non è fine a se stessa: qualsiasi cosa si faccia, si fa ad maiorem Dei gloriam, cioè l’opera degli

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Con Agostino, Annibale si accosta al Correggio e ai veneti. Se nella Comunione di San Girolamo Agostino fa opera di analisi, nella madonna di San

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composizione «storica» né nei gesti eroici delle figure. Si fa reale nella realtà concreta dei fatti e delle persone. Vocazione di San Matteo: è la chiamata

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soprannaturali, non fa differenza o problema, essendo egualmente rappresentazione. E la risposta al rigoroso realismo di Caravaggio, per cui è la realtà a far

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degli Incamminati, si fa presto conoscere nel devoto, rigoristico ambiente bolognese. Più volte a Roma nel primo decennio del secolo, assume subito un

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principio del «diligente studio di Agostino», i consigli dei teorici come l’Agucchi, della cui cerchia fa parte e di cui è l’ artista preferito. A differenza

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, nella cupola Lanfranco fa apparire, in onde concentriche, un gigantesco turbine di figure, apostoli, santi, profeti, martiri, tutti su nuvole sorrette da

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, come la verticale del braccio che fa da corda all’arco del corpo o il movimento conciso dell’altro braccio e del capo. A Piacenza, dal 1612 al 1629, il

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Non solo nel Bernini ma in tutta la cultura del secolo alla prospettiva universalistica e ottimistica fa riscontro l’angoscia di una realtà ben

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essere umano e natura. Il modellato fluido e fremente fa sentire, insieme con i corpi, la luce e l’aria che li bagnano: la nostra immaginazione

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invenzioni del Bernini, è la più geniale; non soltanto riscatta e mette in valore l’intero corpo della basilica, ma fa dell'antico quadriportico una grande

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piazza di Spagna; delle api in via Veneto; dei fiumi in piazza Navona; del tritone in piazza Barberini). La fontana dei fiumi (1648-51) fa da piedestallo

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L’inquadratura dell’altare «fa facciata» molto più della facciata vera e propria. Questa (o, più propriamente, quanto della chiesa si vede dalla

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religioso dell’ascetismo pratico del Borromeo; anche il Borromini, a Roma, si fa sostenitore di una cultura settentrionale (prevalentemente palladiana) e

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luce sempre diversa. Al nicchione del secondo ordine, ricavato a sguscio con la falsa prospettiva del catino, fa contrasto nel primo il volume

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la fronte cava che sembra cedere alla pressione del grande spazio della piazza, alla cui estensione in lunghezza fa contrasto lo slancio della cupola

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flessione, con lo sbalzo delle colonne a cui fa riscontro lo scavo delle nicchie, il fitto ornato, il frazionamento continuo del piano, sembra non aver

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dalla Laurenziana: un forte telaio di cornici, colonne, lesene. Incassa le colonne, fa emergere le lesene: anche la facciata cessa così di essere un

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molto stimasse il Cortona: Sant’Andrea al Quirinale, col corpo convesso che fa parte del prospetto, con le due bassi ali ad esedra, con il pronao

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rimarrà, salvo una breve parentesi parigina (tra il 1640 e il ’42), fino alla morte. Eppure non vi si ambienta; fa vita ritirata, frequentando pochi e

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sacramento; dove non può, risale ai primordi della Storia della Chiesa, ambientando la scena nei primi secoli del cristianesimo. Non lo fa per sfoggio

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, composta eloquenza apologetica. È un Bossuet in tono minore: predica l’ossequio all’autorità assicurando che non lo fa per conformismo, giammai, ma perché

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’angelo, fa brillare l’elmo del soldato, suscita un'ombra che serve a tornire i volumi, a renderli turgidi, quasi scultorei, come nelle contemporanee

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Berrettini, Luca Giordano fa a buon titolo parte del secolo seguente, quello dei virtuosi del pennello; troppo spesso sottovalutato per l’enorme

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Il Liss fa una pittura più concitata e teatrale, più contrastata nelle luci e nelle ombre, nei riscontri coloristici.

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Per dare a Torino il volto di una capitale europea, nel 1714 Vittorio Amedeo II fa venire FILIPPO JUVARRA (1678-1736), allievo di Carlo Fontana e già

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essere l'architetto della corte, e di una corte provinciale che fa di tutto per assomigliare a quella del re di Francia. La facciata di palazzo Madama

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facciata su un lato corto ha carattere monumentale e fa corpo con la chiesa, come se questa avesse, alle spalle, due ali.

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sue molte costruzioni a Torino e in provincia, una nuova, ad un tempo fantastica ed empirica tipologia di piante e di soluzioni formali. Si fa così

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scuro che è così com’è e produce l’emozione che produce perché include la figura e fa tutt'uno con essa. Inutile cercare di separare la cosa, la

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