Manuale Seicento-Settecento
dalla Chiesa. La cultura è una via di salvezza, ma tutta l’umanità deve salvarsi, non soltanto i dotti. Bisogna dunque che la cultura penetri in
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produce l’arte, è molto diversa dalla fantasia o dal capriccio. L’immaginazione ha un fine: persuadere che qualcosa di non-reale può diventare realtà. Il
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La fortuna della pittura di genere discende dalla necessità di documentare con il vivace realismo dei particolari la verosimiglianza delle visioni
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elaborati dalla grande pittura del Cinquecento, ma di riproporre in toto il problema del valore della cultura. Le prime opere bolognesi - Macelleria
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attività intellettiva, ma morale: non consiste nel distaccarsi dalla realtà per rappresentarla, ma nell’immergersi nella realtà e viverla. Facendo la
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manierismo romano una fresca corrente di colorismo veneto. Dipendono infatti dalla cultura pittorica lombardo-veneta, risentono del Lotto, del Savoldo, del
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, provvisoriamente, sull’altare, come ha dimostrato lo Spezzaferro: già nel museo di Berlino, distrutto durante l’ultima guerra) fu accusato dalla critica
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, accende nel buio le stoffe, le piume, i volti. E un raggio di luce fisica, ma è anche il raggio della grazia: la realtà è svelata e bruciata dalla luce
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(acquista, per conto del duca di Mantova, la Morte della Madonna, rifiutata dalla chiesa di Santa Maria della Scala). Lui stesso infine colleziona gemme
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quadri, in quello centrale raffigurando i cori angelici che venerano l’immagine sacra, negli altri due, ai lati dell’abside, i santi richiestigli dalla
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che una pittura caratterizzata dalla curiosità per la vita quotidiana rientri in una visione idealista più che realista si spiega facilmente: la
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rispetto dell'unità di tempo e di luogo enunciati dalla Poetica aristotelica; i gesti, benché violenti, sono chiusi in una ferrea struttura geometrica di
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modulare l’intero dipinto su un unico colore perlaceo, quasi fosse un monocromo, che tuttavia non discende dalla scultura ma si plasma, animandosi
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Dalla Toscana arrivano, al principio del secolo, PIETRO BERNINI (1562-1629) e FRANCESCO MOCHI 1580-1654). Il primo è un artista colto ma debole
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ottenere dall’architettura spazi aperti, soleggiati, ventosi; dalla scultura la morbidezza della seta, il tepore e il colorito delle carni, la levità
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cupola michelangiolesca dalla condizione di sfondo e quasi d’orizzonte a cui la condannava il prolungamento della navata. Realizza questo proposito con
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ad un obelisco egizio: la storia si erge sulla natura, ma su di essa si fonda. L’acqua sgorga impetuosa dalla roccia «al naturale», tra alberi scossi
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L’inquadratura dell’altare «fa facciata» molto più della facciata vera e propria. Questa (o, più propriamente, quanto della chiesa si vede dalla
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Non dissimile dalla soluzione luministica in chiaro della basilica lateranense, è quella dell’esterno di Sant’Agnese in piazza Navona (1652-57): con
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il prodotto di un unico impulso, che va dalla pianta all’ultimo particolare ornamentale. La piccola chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza ha un perimetro
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Quattro Fontane. Alta e stretta, nasconde completamente il corpo della chiesa; e non si raccorda, anzi spicca dalla parete della strada. E proprio
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dalla Laurenziana: un forte telaio di cornici, colonne, lesene. Incassa le colonne, fa emergere le lesene: anche la facciata cessa così di essere un
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smembramento della facciata, il suo disimpegno dalla parete e dalla sua tradizionale funzione di limite, la sua inserzione nello spazio come organismo
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, partendo dalla piazza del Popolo, portano al centro. Due chiese simmetriche, rotonde, a cupola, formane due propilei tra le prospettive a ventaglio
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del Reni e del Domenichino: una corrente che riceve nuovo vigore dalla ben più fondata poetica classicistica del grande maestro francese Nicolas Poussin
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quasi neo-tizianesco, derivante di certo dallo studio dei Baccanali Aldobrandini; la felice libertà espressiva è appena velata dalla malinconica
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idolo morale, un’eternità fabbricata dalla nostra costanza.
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dalla pennellata liscia, accurata, che spesso lascia trasparire addirittura la trama della tela; in Rubens la pennellata è invece densa, corposa, data
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mezzo, nell’equidistanza dagli estremi. Quali sono gli estremi? Una pittura chiesastica, che tira le ultime conseguenze dalla decorazione cortonesca
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, come negli affreschi più tardi, quasi ritorna alla sua prima educazione manierista, sia pure rinforzata dalla conoscenza della «riformata» pittura
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diventa una sguaiata scena di ebbrezza che si svolge in uno spazio ristretto, tra botti di vino, il sileno ebbro dalla grande pancia un po
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Una cultura artistica europea (nel secolo in cui si forma l’Europa politica moderna) non poteva nascere che dalla confluenza delle due grandi
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, il baluginio dei lumi. La tendenza ad una pittura interessata più al modo del suo farsi che alle motivazioni del fare è rafforzata dalla conoscenza
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La tradizione cinquecentesca non si riprenderà dalla brusca caduta se non nel Settecento col Piazzetta e il Tiepolo. L’artista che, nel Seicento
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parte da una preconcetta idea dello spazio ma dalla considerazione oggettiva dell'ambiente e dalla ragion funzionale dell’edificio. La chiesa della
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MORAZZONE (1573-1626), che muovono ugualmente dalla tradizione lombarda di Gaudenzio Ferrari ma compiono la loro formazione a Roma nell’ambito del
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, perché Dio, fenomenizzandosi, non può mostrarsi che come strana, mai veduta bellezza. Si spiega lo sfruttamento delle ombre, benché controllate dalla
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: dalla logica e dalla geometria della comune nozione si passa alla logica e alla geometria trascendentali. L’ordine divino si manifesta nell'ordine
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, cominciando col separare l’arte figurativa dalla letteratura e col contestare il principio fondamentale del Barocco, ut pictum poesis. In Inghilterra si
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dalla Chiesa, per la struttura tradizionale della società, le resistenze sono più forti; e le nuove idee sull’arte sono spesso costrette a farsi strada
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La basilica di Superga domina la città dal sommo di un colle; intorno ha lo spazio aperto, il cielo. Vista dalla città, è un accento posto sul
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certe architetture di giardino. E fatta perché dalla piazza, nelle serate di gala, si vedano almeno le luci e lo sfavillare dei costumi. Dietro la
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barocchi e preferisce scandire, proporzionare, articolare i vuoti e i pieni. Come il Galilei studia una facciata con portico e loggia, staccata dalla
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dal mausoleo o dalla stele classica. Non si propone di ridurre ad ordine e simmetria le movimentate masse del Bernini, perché, come si vede, nel
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