Malombra
"Sì, il Cristianesimo, lo capisco bene" disse il conte, pigliando in mano un alfiere e guardandolo attentamente. "Non so chi sia la bestia che vuol
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giardinetto. Per la porta aperta entrava l'aria fresca del vallone e lo stridìo dei passeri intorno ai cipressi. Il conte, seduto allo stesso posto della
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orso bianco. Guardò l'orologio. Erano le una e mezzo. Il conte aveva detto che sarebbe stato di ritorno dalla stazione, con i Salvador, presso a poco a
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Una mattina la contessa Fosca e il conte Cesare si trovarono soli a colazione. Tutti gli altri erano andati a vedere il posto della futura cartiera
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"Di qua, signore" disse il servo che precedeva Silla: "il signor conte è in biblioteca." "È questa la porta della biblioteca?" "Sì, signore." Silla
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?" "Eh cani e gatti, Eccellenza. Il signor conte e la signora marchesina non si possono vedere. La si appoggi a me. Piano, Eccellenza, piano, che il letto
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rideva a crepapelle. "Il conte Nepo lo hai visto?" "No, Eccellenza." "Bene, adesso verrà qua questo birichino a farti lume e dopo andrete insieme
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pericolo che la contessa Fosca avesse soggezione. O per complimenti a Marina o per blandizie a suo figlio, o per rabbuffi al conte e a Steinegge, o per
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chi ti ha detto?..." "Lui, il signore, il conte!" "Oh, diavolo" pensò colui, "un uomo che non ho mai visto e che scrive di non avermi mai visto!" "To
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Ell'era figlia unica di una sorella del conte Cesare e del marchese Filippo Crusnelli di Malombra, gentiluomo lombardo che visse in Parigi tra il 49
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Il pranzo fu triste. Il padre Tosi si alzò da tavola subito dopo la minestra per andare dal conte, e non ritornò più. La contessa e Nepo mangiavano
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del conte Cesare e dell'ingegnere, si erano accompagnati a questo per fare al Palazzo una visita promessa fino dal 1859. Il pranzo fu eccellente e
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varmi vuoto a quest'ora, magari, è una di quelle asinate che io non ne faccio. Sicché..." "Basta, basta. E il conte come sta?" "Sta bene." "Come! Non è
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voci, stette in ascolto. Le voci venivano dal piano inferiore, dal corridoio vicino alla camera del conte. Non vi badò più, andò avanti. Si udì la sua
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. "Credo che il signor conte è ritornato da un pezzo." Silla non rispose. Steinegge aspettò un poco, poi si alzò, tolse il lume e si avviò adagio alla porta
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lasciato il Vezza che gli aveva partecipate certe disposizioni del conte, Silla era venuto a cadere sul davanzale della finestra. Sapeva ora che Marina
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partecipazione di morte. Il Vezza aveva una parlantina inesauribile. Seduto al tavolo del conte Cesare, di fronte a Silla, discorrendo, scrivendo
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quel caro D... - un altro ha preso fuoco nei favoriti rossi del conte B... - un terzo l'ha raccolto da terra il bambino lungo della padrona di casa e
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proposito!" esclamò Steinegge, guardandolo parlare senz'ascoltarlo, impaziente che finisse, "Non abbiamo ancora domandato del signor conte!" "Sono
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ardita. "S'Ella venisse al Palazzo, signor curato" disse Steinegge "vedrebbe molti quadri, oh moltissimi belli quadri che ha il signor conte." "Ci vado un
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scritto. "Prego perdonare, perché io sono cieco come un conte Rechberg" rispose Steinegge, traendo la busta degli occhiali e applaudendosi con una risata
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è stata una gran figura quella di venir qua a far l'amore con la signora donna Marina intanto che il povero signor conte era in punto di morte, e
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alimenta con il torrentello di cui appunto sono lavoro le caverne dell'Orrido. Andavano tutti, tranne il conte. Nepo fu in piedi per tempo e scese in
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. Io lavoro per il signor conte perché io devo mangiare, ma io getto questa fatica in un pozzo, e poi io traduco in francese molto m ale. Io credo che
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. Silla aperse il telegramma e lesse: Il conte Cesare, gravemente infermo, desidera che Ella venga al Palazzo. M. di Malombra, ne La prega. Domani alle
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per parlare al curato delle esequie del conte che dovevano seguire l'indomani mattina. Era corsa voce di grossi legati ai poveri del paese. Il