Malombra
Le campane di R... suonavano, un'ora dopo, a distesa, e l'allegro suono cadeva sui tetti del paesello, si spandeva giù per i prati, cercava per le
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"Come hanno fatto bene! Come hanno fatto bene!" ripeteva Marta correndo su per la scala della canonica a portar le valigette di Edith e di suo padre
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la contessa con una smorfia deponendo la tazza sul vassoio dopo avervi appena posate le labbra. "Acqua schietta, Eccellenza. Ce l'ho detto io a quella
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geroglifici ricamati sopra una borsa da viaggio ritta sul sedile di fronte a lui; poiché vi teneva fissi gli occhi, di tanto in tanto moveva le labbra
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"Ah Dio, Silla, che orrore!" disse la signora De Bella entrando come un nembo di seta in cui due piedini nervosi tempestavano a colpi sordi. "Buona
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Alle due pomeridiane il commendatore e Silla lavoravano in biblioteca. Preparavano lettere e telegrammi d'affari, liste di persone a cui mandare la
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passiflore, dei gelsomini, delle altre piante arrampicate a' muri, guardava, dall'alto, con mille occhi. Per ora il solo Steinegge, tutto azzimato
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giardino, dove aveva veduto qualche volta Marina passeggiare prima di colazione. Quel giorno ella non venne. Nepo, orbo del suo occhialino, girava a
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Una mattina la contessa Fosca e il conte Cesare si trovarono soli a colazione. Tutti gli altri erano andati a vedere il posto della futura cartiera
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che il Rico, da buon cavaliere, si fermò a gridare con quanto fiato aveva: "Lume!" Dopo di che scese a salti, come un gatto, per le tenebre. Un lume
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severa istitutrice belga a quelle di una governess inglese, giovane, bella e vivace. Quando il marchese tornò a Milano, nel novembre del 59, Marina aveva
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tutti i vagoni si chiacchierava, si rideva, si vociava. Quando la locomotiva ebbe trascinato via quegli strepiti con il soffio leonino, parve a Silla
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"Debbo accendere il lume, signor?" disse Steinegge a bassa voce. Era notte fatta. Da un gran pezzo Steinegge e Silla stavano seduti nella stanza di
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partita subito. E concludeva che a questo mondo non bisogna mai disperar di nulla, fuorché di veder Cesare pettinato. Adesso si trovava proprio come in
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myosotis? Non ti scordar di me, a destra; non ti scordar di me, a sinistra; non vi scordate di me, signori e signore. Forse uno è caduto sulle spalline di
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"Ecco l'agave che volevo farle vedere" disse don Innocenzo a Steinegge. "Bella eh?" Era lì a godersi il sole, superba e triste, nel mezzo di un gran
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si fermò a leggere le seguenti parole, libera citazione del profeta Osea, incise in una lastra di marmo sopra la porta: Loquar ad cor eius in
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l'aspettazione del domani sconosciuto. Verso l'alba si addormentò profondamente e non si svegliò che a giorno inoltrato. Una luce grigia entrava dalla
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Steinegge allungando il collo e porgendo il mento sino a posar il sigaro sul fiammifero acceso che Silla gli tendeva "ooh..." Tirò quattro o cinque frettolose
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compunti. Il signor Vezza aveva voglia di chiacchierare, temendo che quel silenzio malinconico gli preparasse una digestione laboriosa. Scelse a
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casupole, dei sassi cespugliosi vi tacevano ferme, intere. Ma d a ponente la piova veniva avanti come una vela obliqua dal cielo alla terra, sempre più
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Quel giorno la gentildonna veneziana di Palma il Vecchio fu scherzosamente pregata di uscire dalla sua cornice e di sedere a pranzo. La bella donna
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Silla, ch'era sdraiato sull'erba, balzò a sedere e contò le ore. Dieci e mezzo. Trasse l'orologio, lo guardò al fioco lume delle stelle. Dieci e
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occorre di saperlo con sicurezza e di sapere il suo indirizzo. Ti do la mia parola che non è per andarlo a trovare! Sguinzaglia, ti prego, i tuoi
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mattina, si teneva coperto il viso con ambe le mani, appoggiando i gomiti al tavolo. Silla, in faccia a lui, aspettava che parlasse. Ma il conte
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girato tutto il bosco. Già, se ci fosse stata, l'avrebbero trovata anche i primi quattro del battello che sono arrivati a terra un dieci o dodici
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stato Cristo. Del resto, sentite: uguali davanti a Dio sarà benissimo; quello è un punto di vista molto lontano; ma uguali tra di noi! Ci vuole una