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MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA

679350
Praga, Emilio 23 occorrenze
  • 1881
  • F. CASANOVA. LIBRAIO - EDITORE
  • prosa letteraria
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concetto della nostra religione, - come di tutte quelle che il mistico Oriente ha generato, - è il dolore. Tutte le sue parole sono meste, tutte le sue

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ridere colle sue storielle e le sue barzellette. «Egli andava matto per il suono e per il ballo. Era stato soldato di Napoleone e musicante di reggimento

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sue mille palpebre d'ogni colore. I fiorelli che si schiudono all'apparire del sole, cominciavano a sorridere, e i loro petali si intravedevano fra le

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parla Silvio Pellico con tanta amarezza, tutto ciò aveva portato nelle sue idee una confusione che confinava quasi colla dimenticanza. Ma ciò non

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lui praticate, e vi aggiungeva coll'usata garrulità le sue diagnosi e le sue prognosi. Il dottore ordinò a tre omaccioni, dipendenti del De Boni, che

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che a monosillabi, mi sedette vicino e, pur ripetendomi le sue scuse per la grettezza della cena, mi guardava con quell'occhio interrogativo, sebbene

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dissimili da quelli che li seguirono. Quando lessi nel Klopstock i lamenti di Abbadona, l'angelo esiliato dal cielo, piansi colle sue parole la mia sciagura

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cose alte, sublimi; una soave malinconia cresceva prestigio alle sue parole. Era impossibile dubitare della sua sincerità. Io era un po' distratto; ma a

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soddisfatto e intieramente sicuro dell'efficacia del rimedio. Compresi dalle sue parole che si trattava del terreno prediletto, causa delle contestazioni del

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quelle sue gambe affusolate fu nel giardino in due salti. Lo seguii istintivamente, ma mi arrestai tosto, udendo la voce di Bazzetta che, nascosto

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bel capo sulle sue ginocchia e passavano delle ore in silenzio, oppure ella narrava del teatro, gli raccontava le favole da lei eseguite. Una fra

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curato. In tal caso si trattava di qualche intingolo manipolato dalle sue mani e ch'egli assaggiava cogli occhi commossi, prima che colla bocca. - A lei

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mura massiccie e pendenti dei nostri bisavoli; giacchè dal viso alquanto sconvolto del curato e dalle pieghe sconnesse delle sue coltri m'accorsi, - e

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degli autori più recenti: di Victor-Hugo, di Theophile Gauthier, di Heine, di cui avevo piena la mente. Se gli domandavo le sue impressioni, - mi

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vero di smerciare le sue ciarle, - ma mi seccava troppo. Debbo dire che Sulzena era ingrandita: notai qualche casa nuova, la capanna di Beppe era

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e degli onici, praterie piene di sentieruoli. Più in su, la montagna da cui io era sceso il dì innanzi, arida e brillante delle sue frane silicee

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suscitato tutte le mie simpatie, - Io avevo seguito le sue parole con tutto il cuore. A questo punto non potei contenermi e gridai forte: - Bravo, così

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tornarono vive alla mente le terribili sue dichiarazioni. Secondato dal dottore, dissi ad Attilio che erano menzogne, gli fei elogio del curato e lo

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polvere. Evidentemente il curato non prodigava le sue affezioni domestiche al di là della libreria. La fantesca ritornò sull'uscio donde era uscita. Il

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della natura si animavano al contatto delle sue ali per parlar meco di arte e di gloria. Quel giorno la conversazione era cominciata al primo nascere

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. Nel tempo stesso Baccio picchiava colle sue dita nocchiute contro i vetri della finestra da cui la sua figura traspariva lunga lunga, per il riflesso

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davanti al presbiterio coll'aria provocante di un creditore inesorabile. Le sue occhiate, volta a volta beffarde e furiose, causarono una quantità di

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. Possedeva i pascoli migliori, le baite le meglio costrutte, e il belato e le campanelle delle sue mandrie si sentivano a molte e molte leghe all'ingiro

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