MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA
sommessa. Giunsi col cuor stretto alla porta della cucina, e vidi il farmacista che, curvo sui fornelli, soffiava nel fuoco, disfacendo nel tempo stesso
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: - In casa non c'è. Poi entra; la porta dello studio si chiude di nuovo. Nessuno si ricorda di me. Accendo un lume, prendo un libro. Mentre sto per
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in cui l'artista ne toglie il lenzuolo che lo nascondeva. La porta e la finestra danno sull'ignoto; un passo, e voi sapete, d'improvviso, a che vi
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mezzo alla strada, sulla sua porta.. - Che porta! Non ho paura io delle cocolle. - Io sono amico di Don Luigi ..... - E di me non lo siete forse
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monosillabi che furono scambiati in quella mezz'ora di pasto frugale, dopo il quale il medico si accommiatò e sparve sulla sua rozza per la porta da cui
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porta, il campanaro s'accorse della mia presenza, e, allargandosi a furia di gomiti la via, in un istante mi fu vicino. - Venga con me, mi disse, le ho
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Molti anni, ciò che vuol dire molte sciagure, sono passati dal giorno in cui bussai a quella porta. Compivo i venti, avevo la valigia del pittore
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Durante la benedizione uscii a passeggiare sul sagrato deserto; la porta della chiesa spalancata sugli arpioni, lasciava vedere l'altar maggiore
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. - Il dottore! sclamò Bazzetta. e, vuotato d'un fiato un altro bicchiere, s'alzò, scosse dalla giubba le ceneri della pipa e si avviò verso la porta
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diceva di me. Mi disponevo ad andarmene, quando mi accorsi che qualcuno mi spiava dalla porta socchiusa della bottega. Era il signor Bazzetta il quale
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cucina. Invece di quell'aspetto armonico di modestia, un non so che di gretta opulenza. La porta del giardino stava spalancata, ma il giardino era
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, e viveva in casa (una grande casaccia umida e burbera la cui porta maestra era sempre chiusa) come una lumaca nel guscio. Il padre di Angelo era
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vecchiaia egli aveva trascorso gran parte del viver suo in un mondo primitivo. - Ma, chissà, la passione doveva aver picchiato alla porta del suo
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quello sguardo. Ella rabbrividì più di me. E con una voce che sembrava venire da sotterra: - Non guardarmi, sospirò, non toccarmi! Chiudi la porta
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porta si aperse. Cesare entrando in Roma colle spoglie delle Gallie, non aveva certo l'aspetto più altiero e più trionfante di quello di Baccio, quando
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osservazione a mia sorella; ed ella mi rispose con rincrescimento che non poteva metterli alla porta, e che s'usava così e che era una necessità del suo
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per metter la spranga alla porta, dopo il rosario, di domandarmi se ci sono stato «Baccio e il pertugio?» oppure soltanto « Baccio» ... Sissignore, va
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cerca di sviare da sè l'attenzione, era andato a collocarsi presso la porta da cui era uscito don Luigi e origliava. Solo don Gaudenzio, disteso ancora
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, pareva volesse lasciarsi andar giù dallo sconforto. Fermo sul limitare della porta coll'aria corrucciata di un pedagogo o di un aguzzino aspettava