MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA
molto interessante. E tal sembrerebbe così anche ai miei lettori, se potessi ripeterlo com'egli lo espose. Ma sono costretto a riassumere alla meglio
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... - Ecco tutte le mie scene e tutti i miei personaggi. Nulla è grande, nulla è piccino; il cuore ne è la misura; e un po' del mio è restato lassù in quei
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più augusto che non fossero tutti i miei ricordi letterarii. Eppure quei ricordi mi preoccupavano con delle analogie singolari. Come la vedetta argiva
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buttate giù, a lunghi intervalli delle pennellate a casaccio di quelle che non persuadono la coscienza, presi una risoluzione, raccolsi i miei
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destino che in questo giorno io non potessi starmene solo co' miei pensieri. Inciampai in due bambini, accocolati sulla soglia del presbiterio. - La
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apprese al cuore. - E quell'uomo vive ancora? sclamai coll'impeto dei miei vent'anni. - Sì, e deve vivere, e saprete il perchè deve vivere, - a meno
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or coll'altro; io era obbligato dalle mie facende a passar quasi l'intiera giornata sulla montagna, e i miei vecchi erano ingenui come la Gina, e
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Passarono parecchi anni; ed io pure alle volte dimenticai i miei amici di Sulzena e di Zugliano. Un giorno che passavo da Varallo, mi prese ad un
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il mondo, e avuto avventure. Ecco i miei ospiti. Capirete come io sia riconoscente a voi ... - Signor curato, lo interuppi, io sì che debbo essere
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, certamente, sicuro! La megera posò il suo formidabile naso fra i miei baffi incipienti, e sussurrò. - Se sapesse! ... - Per tutti i santi del paradiso
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quell'imbroglio, non fosse un sogno: non aveva più incontrato nè il sindaco, nè il Bazzetta. Non vedevo che i miei ospiti. Sempre gli stessi volti, sempre le
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rivolgergli la parola; e, poichè egli non aveva l'aria di accorgersi della mia presenza, continuai a camminare al suo fianco, pareggiando i miei ai suoi
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famoso cavaliere dalla trista figura vi parrà al confronto, una immagine di quasi greca bellezza.. - I miei rispetti, signor dottore, disse il
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simpatia. Anzi d'essermela lasciata scroccare. Non era egli causa di tutte le disgrazie dei miei amici? Mi pareva evidente. Sicuro era lui che aveva abusato
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: - Tuttavia, però, se .... ma .... davvero che, con tutto il rispetto dovuto, miei cari signori, mi fanno da ridere. Mi ascoltino, e s'accorgeranno che
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questo motivo mi sono indotto a parlarvene. Voi conoscete i miei sentimenti conciliativi. Oh se tutti fossero come voi e me, che vita carina si
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quello che la muterei in fortezza, sclamò il curato, a cui il lettore s'accorgerà che io non avevo detta tutta intiera la verità. I miei occhi non
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comune e quivi mi lasciò. Erano poche tese di terra sul ciglio dell'altura. La valle si sprofondava quasi a perpendicolo sotto i miei piedi. Sedetti
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che il suono de' miei passi e di quelli del campanaro che mi seguiva zoppicando. L'idea del sindaco pareva averlo messo di cattivo umore; giacchè la
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documenti; i miei valgono meglio. E, corpo di mille Satanassi, se non varranno quelli, ho altre cose nel sacco. Le parole che, a giudicarne dalle
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trambusto nel presbiterio mi fece tornare sui miei passi. Era come se molte persone andassero e venissero parlando tutti in una volta a voce concitata e
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per aggiustarla in qualche modo. Ma, fra me e me, a lei non dicevo mai nulla. «E per circa tre mesi ella non pareva accorgersi dei miei fastidi, e non
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dei miei mali. Il mattino seguente di buon'ora fui svegliato da un discorso animato che si teneva sotto il mio bugigattolo, nella stanza del Vescovo
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prete del Signore, aiutatemi a non morire in grazia dei miei poveri bambini. Vedete ... ho pensato tutta notte che mi sarei gettato anch'io dentro