MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA
quella stessa sera chiesto congedo per l'indomani. La serietà di questo proponimento mi fe' naturalmente rallentare il passo. Una singolare tenerezza
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con lui e terminare il lavoro, non pensavamo che noi due, pochi mesi dopo, l'avremmo terminato senza lui. Da molti anni il Pungolo di Milano, che
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Che bella sera, che tramonto fatto per i pittori e per i poeti! Il paesaggio appariva e non appariva. Le forme incerte somigliavano a nubi; nubi che
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Si chiamava Angelo De Boni. La sua famiglia, oriunda di Zugliano, il capo-luogo del circondario, era un tempo fra le più agiate di quelle valli
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Nulla di più pittoresco di quel sagrato. A un'altezza considerevole dalla campagna circostante, leggermente inclinato verso il villaggio, quasi per
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Uscito nella via mi fermai per accendere il sigaro: e, senza volerlo, intesi che il sindaco parlava di me chiamandomi «lo scarabocchino». Non era
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Giunti alla sala da pranzo, trovammo la tavola imbandita. Il curato mi fe' sedere alla sua destra; uno dei due preti che avevo intraveduto alla messa
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Pochi momenti dopo, la voce del sindaco e del farmacista risuonava dietro il muro del giardino parrocchiale, in cui dopo la messa, mi ero venuto a
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straordinaria solennità, come un cataclisma. Tutto il villaggio era preso dalla più viva ansietà. La mattina, in chiesa, era facile notare nell'uditorio una
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veglia e il sonno, mi somigliarono ai colpi di un martello che mi battesse sulla nuca. I galli, sparsi qua e là nelle soffitte e nelle cantine
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sommessa. Giunsi col cuor stretto alla porta della cucina, e vidi il farmacista che, curvo sui fornelli, soffiava nel fuoco, disfacendo nel tempo stesso
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tabernacolo d'argento. Cantavano il tantum ergo inno di lode, dalle intonazioni gravi e melanconiche come tutti gli altri della chiesa. Un solo popolo
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singolare! in quella solitudine dove la vita mi pareva dovesse scorrere tranquilla come un idillio, monotona come il ciangottare di un ruscello avevo
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E un dramma sognai, molti drammi sognai, come appena ebbi raggiunto il letto e chiusi gli occhi che, dopo tante emozioni, ne avevano davvero bisogno
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L'indomani Don Luigi uscì subito dopo il desinare, - e più tardi lo aspettai invano al solito ritrovo. Non mi sentivo di vena a lavorare; dopo aver
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incontro al magistrato. Discesi anch'io colla folla smaniosa di vedere il nuovo personaggio del dramma terribile che da dodici ore metteva sossopra Sulzena
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meno fortunati, assai meno fortunati degli uditori del signor Intendente, i quali dopo aver aspettato per bene che egli delibasse il suo trionfo
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quell'imbroglio, non fosse un sogno: non aveva più incontrato nè il sindaco, nè il Bazzetta. Non vedevo che i miei ospiti. Sempre gli stessi volti, sempre le
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di Don Luigi erano state inefficaci. Il povero uomo pensava alla sua povera donna. - È sotto terra, mi sussurrò all'orecchio, sotto terra, tre metri
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Curvo sul bacino da cui esalava un acre odor di sapone, prova che quella sera le comari avevano fatto il bucato, egli teneva le braccia, nude fino
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Il signor De Emma aveva avuto una gioventù burrascosa. Travolto, fin dai primi anni nelle fortunose vicende del 1821 aveva visto il padre, antico e
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notte e di cui, per conseguenza, non avete che una idea complessiva raccolta nel buio, e, il più delle volte, affatto opposta alla realtà. Giacchè tenebra
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A questo passo il mio amico ed io ci guardammo l'un l'altro ad un tempo e un sentimento di incredulità e di sorpresa dovette trasparire dai muti
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«Noi siamo di Castelletto sulla riva destra del Ticino. «Nostro padre faceva il pescatore, il barcaiuolo tra Sesto Calende e il nostro paese e un po
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disse: - Quanto vi sono grato di non aver proseguito il vostro viaggio. Oh! non l'avrei perdonata a Baccio, se vi avesse lasciato partire. E data
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. Si fece silenzio. Tramontava il sole, e pensavo a mia madre; due tra le infinite cose da cui germina la umana tristezza. Essa veniva lentamente
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autore ciò che è pei fiori la pia rugiada dell'alba. Uno di quei componimenti aveva nome il Professore di greco l'altro portava il titolo che sta in
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Il dottore era tanto impaziente di raccontarci la sua storia quanto noi di ascoltarla. La strada c'era sembrata lunga. Perciò non appena arrivammo a
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Quando rientrai cominciava ad imbrunire. Il curato stava seduto nell'orto, appoggiato al muricciolo, guardava verso la valle. Pensai ch'egli fosse
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Uno squillo sottile e prolungato rispose allo scrollo potente che il sagrestano, avvezzo alle corde del campanile, aveva dato all'esile cordicina
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, le caldaie, i filtri, i setacci, le ventole e tutti gli altri utensili che abbellivano il porticato e la farmacia dell'onorevole mio collaboratore
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lascio spesso sedurre, triste illusione, che senza darmi la gioia passata mi fa sempre sentire più grave il tedio presente. M'inerpicai ancora per quelle
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Una scampanellata che venia dalla camera di Don Luigi interruppe il racconto terribile del povero vedovo. - Dio mio, sclamò, come destandosi a sua