MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA
che quella notte ne fosse venuta una nevicata: ce n'erano dappertutto, in alto, in basso, sulle pareti, in mezzo alle viti, sui tetti, per terra. Il
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femminile di rarissima specie. Alquanto meno lunga della madre, sembrava più piccola che non fosse perchè era grassa e paffuta come un dindo nutrito
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me ne fosse data licenza, non indugerei un momento a rispondere con baci in fronte alle indulgenze accordate a quelle mie strofe. Tanto più che
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, in un modo che non guardava le altre donne; ma la poveretta era così buona e così virtuosa che non le passava nemmeno pel capo che al mondo ci fosse
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Quando rientrai cominciava ad imbrunire. Il curato stava seduto nell'orto, appoggiato al muricciolo, guardava verso la valle. Pensai ch'egli fosse
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, conchiusi che fosse l'abituro di Beppe, smilzo, gramo. Era notte chiusa. Affrettai il passo; facevo d'indovinare le pietre meno aguzze per posarvi
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i commensali meno don Sebastiano, il vice-curato, il quale notai allora con sorpresa, era sfumato via quetamente, come fosse un ombra impassibile
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si fosse scatenata apposta per farmi sentir meglio la pace profonda del Presbiterio. Dopo una settimana io mi chiedeva se, per caso, tutto
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Bazzetta e tre il signor De Emma. - Il signor De Emma! sclamai, balzando come se mi si fosse posta sotto i piedi una lastra rovente. Ma chi è il signor
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. Prima che fosse terminato spirò. Il medico si avvicinò, lo esaminò attentamente e disse: è finito. Io non ebbi il coraggio di guardarlo. Uscimmo. Attilio
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verde che uscia da un buco dell'imposta. Pochi istanti dopo, un rumor di passi si avvicinò e una vocina fievole chiese chi fosse. - Son Baccio. E la
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l'epidermide della sua timidezza quel germe fatale di malinconia da cui sbocciano le passioni violente. E non già ch'egli fosse corrotto: tutt'altro; non oso
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più luminose. Egli voleva sapere da me che cosa ne fosse avvenuto. - Don Ambrogio Marzocchi? Non lo ho mai sentito nominare. - Pare impossibile! Un
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, quando si soffre. Alzai la faccia: quella del curato si era fatta più pallida e pareva che un velo gli fosse sceso sugli occhi. Incontrando il mio sguardo
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corolle, come ansiosi di osservare all'intorno che cosa fosse accaduto durante la loro prigionia. Tutti i sudditi dell'entomologia, dal paria al
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fondo della camera dove mi arrestai per non disturbare la visita, l'aspetto del buon curato mi apparve assai più calmo e riposato che non fosse
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la separazione da lui fosse il motivo della sua afflizione. Mi disse che l'aveva lasciato felicissimo della sua nuova condizione. Poi ad un tratto mi
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confronti, voleva che la sua gioia fosse fuori della vita, lontana dal reale, immensa, senza limiti. E tal fu per due mesi, in cui il povero Luigi spesse
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stessa direzione. Per quanto mi fosse doloroso il togliere don Luigi alla sua calma allegria, non potei resistere al bisogno, che mi pareva dovere, di
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era nata per quel mestiere. «Un'altra, che fosse stata di quella razza, al suo posto si sarebbe leccate le dieci dita. «Il marchese le voleva bene
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non potevano star sollevate un minuto secondo, talchè chi non la conosceva poteva credere ch'ella fosse cieca o avesse il dono di camminare ad occhi
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dimestichezza se dimestichezza fosse possibile fra inglesi e stranieri, - era la famiglia di Riccardo Hutley, antico capitano della Grande Compagnia
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che vanta sulla mia persona il sindaco - e che egli esercita con tanta malavoglia come fosse il più odioso dei doveri. - Ma voi, - dissi io, senza
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anzi che ne fosse scontento. Si strinse nelle spalle coll'aria di chi si vede frodato da una legittima soddisfazione e disse: - Bene, bene, ciò riguarda