MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA
Il dottore era tanto impaziente di raccontarci la sua storia quanto noi di ascoltarla. La strada c'era sembrata lunga. Perciò non appena arrivammo a
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Uscito nella via mi fermai per accendere il sigaro: e, senza volerlo, intesi che il sindaco parlava di me chiamandomi «lo scarabocchino». Non era
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', come tutti dalle nostre parti, il contrabbando di tabacco. «Coi suoi guadagni stentava a mantenerci; la famiglia non era grande; ma non c'erano
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. Vi dipingo a larghe pennellate la moglie del farmacista. Era lunga, lunga, lunga; aveva gli occhi nella nuca e le ciocche dei capelli a un centimetro
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al mio fianco; e ancora, fra un boccone e l'altro, scappava via a dare una occhiatinina (egli aveva il gusto dei diminutivi) ai fornelli. A volte, era
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terreno era umido per un primo nevischio caduto il giorno prima: avanguardia delle grosse nevi che per allora stavano attendate sulle cime del Sempione
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barattoli e me ne tornai difilato a casa. Don Luigi non era rientrato. Baccio mi disse misteriosamente: - Il sor curato è salito alla Carbonaia, ciò vuol dire
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quasi miracolosamente alle prigioni di Mantova da cui, a istruttoria finita era destinato per seguir la sorte paterna, allo Spielberg. Troncati gli
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da un ventilabro invisibile. Aveva piovuto certo buona parte della notte; ogni foglia, ogni virgulto era una conca piena di goccie che ad una ad una
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invitarne gli abitanti a salire, era coperto per metà da un'erba fitta ed uguale; l'altra metà era formata da una lunga scalinata a gradini bassi e
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Le vendette del Sindaco non si fecero aspettare a lungo. La domenica dopo ci fu riunione del Consiglio. La seduta era stata annunziata con
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mia prima visita. Quando fu scomparsa entrai nel Sancta sanctorum e di là girai intorno all'altare e passai nella sacrestia. Non c'era nessuno. Mi
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Si chiamava Angelo De Boni. La sua famiglia, oriunda di Zugliano, il capo-luogo del circondario, era un tempo fra le più agiate di quelle valli
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ostacoli che le condizioni, i pregiudizi del mondo, gli anatemi della religione metteva fra loro due: ella s'era tolto il compito di spezzarli da sola
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Contenti e nel tempo stesso malinconici. Interrogavano tacitamente la immobile fisionomia del babbo. E la fisionomia del babbo era lugubre. Le parole
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cambiavano i profili e i colori ad ogni batter di ciglio. Il presbiterio era immerso in una nebbia diafana, inargentata dalla luna. Cantavano le
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trambusto nel presbiterio mi fece tornare sui miei passi. Era come se molte persone andassero e venissero parlando tutti in una volta a voce concitata e
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delle pennellate. Il lavoro era un comodo pretesto di star là seduti fino a che il sole scendeva giù in Valsesia. In casa mi dava soggezione la
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da due lati facevano ala al giardino. La vegetazione era splendida: maggio aveva fatto il suo dovere. Le macchie dei fiori, gialli, rossi, turchini
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bello la storia. Facciamo di necessità virtù, e vediamo che cosa succede di nuovo al presbiterio. La notte (ve lo potete imaginare) era già di molto
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questo era il papà di tutti i camosci! E senza complimenti, me lo prese dalle mani, a si diè a contemplare l'alpestre ornamento del mio muto compagno di
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ciottolato. Era un bellissimo giovane con una elegantissima barba nera. Avevo cominciato appena ad ammirarlo che egli, balzato a terra, si buttò con una
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ingarbugliava l'intreccio, poi, stanco, l'abbandonava ancora. S'illudeva sempre di arrivare al fine e non l'avrebbe forse finito mai. Quando mancò, era
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quattro, che la terra della carbonaia era del Comune e deve ritornare al Comune. Ci dò un'occhiata ancora, mentre voi pranzate e in quattro salti sono
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cose alte, sublimi; una soave malinconia cresceva prestigio alle sue parole. Era impossibile dubitare della sua sincerità. Io era un po' distratto; ma a
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della natura si animavano al contatto delle sue ali per parlar meco di arte e di gloria. Quel giorno la conversazione era cominciata al primo nascere
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un'occhiata intorno per la cucina, si rivolse a Mansueta, che si era pur alzata al suo arrivo e che lo stava contemplando come una imagine santa. I rintocchi
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illuminato e i riflessi cadevano sulle casupole della piazzetta. La sera era buia: nelle tenebre fitte del villaggio, nessun altro lume che quello della
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meglio ogni cosa. Ecco, s'accomodi qui: questo è il suo gabinetto. Ciò che la ingenua Perpetua chiamava il gabinetto del signor curato, era uno
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avvezzo a quella penombra mi accorsi che non ero solo. Un giovine chierico seduto in terra col dosso appoggiato ad un masso dormiva. Era l'abatino da
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a quel punto, che in lui pareva una divinazione di ciò che doveva accadere in seguito nei nostri cuori. Il dottore era salito alla camera del suo
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volta da un sogno, ho parlato troppo forte, l'ho risvegliato. Baccio, che in meno d'un baleno era salito e ridisceso, mi appoggiò la bocca all'orecchio