MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA
alla luna, che in quel momento era venuta a far capolino, ed a un mio talento ginnastico se non mi ruppi il collo, io che sette anni non li avevo
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pregai di rileggere il manoscritto, e tu, più pronto ed immaginoso di me, cavasti in una notte quel filo ch'io disperavo trovare. La tua soluzione io ho
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era inchiodata su quell'enorme piedestallo nella direzione degli astri e dello specchietto dell'organo, ed era con grandissimo stento e ancora
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non giovava punto a mandarlo innanzi, - perchè quando arrivava lui si cominciava fra una pennellata e l'altra a discorrere, - ed erano più i discorsi
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stanzone ampio ed alto, così che avrebbe potuto servire per una festa da ballo. Sedetti sopra una specie di divano coperto di una pelle color caffè
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invitarne gli abitanti a salire, era coperto per metà da un'erba fitta ed uguale; l'altra metà era formata da una lunga scalinata a gradini bassi e
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somigliava a lui in tutto ed anche nella sua passione: imparava a meraviglia tutte le riverenze, e gli scambietti e le giravolte e il papà si sfaceva
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signore alla buona. Ed ecco le ova che ha desiderato; fresche come l'acqua del pozzo. - Una cena simile! disse il curato; e abbassando la voce, soggiunse
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A questo passo il mio amico ed io ci guardammo l'un l'altro ad un tempo e un sentimento di incredulità e di sorpresa dovette trasparire dai muti
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Gaudenzio se ne staccò, ed io potei inoltrarmi fino al seggiolone ove avean posto a sedere il povero curato. Egli era estremamente pallido e
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, che mi affretto a presentarvi (cosa che avrei dovuto far prima), come il torrente più realista ed indocile alla moralità idrografica ch'io mi conosca
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di una intelligenza, di un acume che traspariva da tutti i pori. Due occhietti grigi, un naso aquilino, due baffetti ed un pizzo di un colore
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, e la musica di baci finirebbe per assordar di soverchio la gente d'affari. Però baciar col pensiero non è, che io mi sappia, proibito. Ed è un bacio
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Passarono parecchi anni; ed io pure alle volte dimenticai i miei amici di Sulzena e di Zugliano. Un giorno che passavo da Varallo, mi prese ad un
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tua madre, che ha tanto sofferto? - Non so, balbettò Aminta, venivo da lui perchè mi aiutasse, mi raccomandasse a qualche amico. Ed indicò me
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e in quel grave ufficio il mio Attilio, l'allegro amicone di tre anni prima, il mio complice in versificazione ed altre capestrerie? - Che, domandai
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sindaco, mi disse, e si accommiatò. I due fanciulli ci avevano seguiti ed entrarono nella camera con me. Il povero vedovo sedeva presso il capezzale
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cielo, di un grigio plumbeo ed uniforme avea fatto una discesa sulla terra; esso nascondeva le cime dei monti i quali parevano un altipiano fuggente in
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s'affaccia al primo mio giungere in Sulzena ed ora, alla vigilia della partenza, non potevo allontanarla dalla mente. Avvicinandomi al presbiterio incontro
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giusto. Ed è il vostro curato che ha messo insegna? - Oh! insegna, no; un prete, le pare? E poi che importa l'insegna; quelli che girano il mondo non le
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volsi parecchie volte ed osservai che man mano svaniva sul suo musettino il sorriso di riguardosa premura con cui mi aveva augurato la buona notte. Don
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dei montanari, capì, approvò, inchinossi ed uscì, facendomi un cenno di supplica. - Per domani, aggiunse il curato, ci penserà un altro amico. Gli diedi
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Baccio! ... Ed ora è morta e infracidisce nella sua cassa! ... E sapete chi me l'ha uccisa? Quel cane di sindaco che morirà per le mie mani come è
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venerando patriota morire in una delle terribili fortezze dell'Austria ed egli stesso aveva dovuto al nome di quella vittima illustre di poter sfuggire
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: vi cresceva un'erbetta minuta e d'un bel color chiaro chiazzato a lunghe zone di menta fiorita. È remoto ed aperto nel tempo stesso. Lo Strona lo
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. Poi, durante la messa ed il sermone, continuarono degli strani bisbigli. Anche don Luigi pareva meno calmo dell'altre volte: la sua voce era ineguale
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, molto energicamente. Sono le sei, vo' a pranzo da quella bestia di Sindaco, del quale vi dirò poi ... ma ... zitto. Ed uscì frettoloso, lasciandomi solo
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si componeva di due famiglie riunite in una sotto il governo di due fratelli, il padre e lo zio di Angelo. Quest'ultimo, uomo dato in corpo ed anima
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il caffè in compagnia. Queste parole furono dette con un umorismo misto di serietà che mi piacque immensamente. - Si viene, risposi; ed a Beppe
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Ed io? ... Io vorrei che la vostra curiosità, lettori, somigliasse, anche solo in diciottesimo, quella che mi faceva immobile sotto la cappa del
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farfalle: non avevo quasi aperta la finestra, che il pavimento della camera ed il letto ne erano coperti. Di là dal muro di cinta si protendeva la campagna