MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA
Molti anni, ciò che vuol dire molte sciagure, sono passati dal giorno in cui bussai a quella porta. Compivo i venti, avevo la valigia del pittore
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permettono di spiare non visti tutti i sentieri che scendono dal monte e salgono dalla valle. La dimora che ha servito ai carbonai è deserta da molti anni
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, ci rivedremo stasera. Non se lo fece dire due volte. - A stasera, ripetè, dandomi cordialmente la mano; e svoltò per un viottolo. Ma era stabilito dal
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Dopo agitatissimi sogni, fui risvegliato dal signor De Emma, o, - per essere più veritiero, - dai ferri aguzzi del suo ronzino, i quali, così, tra la
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certamente veniva ad accertarsi se ero già abbastanza lontano da poter sparlare di me. Non potei trattenermi dal dirgli ad alta voce: - Oh bravo! Se
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mura massiccie e pendenti dei nostri bisavoli; giacchè dal viso alquanto sconvolto del curato e dalle pieghe sconnesse delle sue coltri m'accorsi, - e
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! E cadde rovescio col capo penzoloni fuori dal letto, livido, convulso. Era orribile: qualcosa di infernale. Il medico osservò che la morte non
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mangiano mica le insegne delle osterie, nè vi dormono sopra. - L'importante è che trovino un desco ed un letto; ciò che si trova dal signor curato per
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, il quale orto fiancheggiava il presbiterio dal lato opposto alla chiesa. Da quello un'altra uscita sì apriva sulla strada dei monti. Allora mi si
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trionfante della madre di cui vi prendete nelle braccia e accarezzate, ammirando, il bambino; per poco ella si ristà dal fare altrettanto con voi. Per me, se
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probabilmente dal profumo della imbandigione che tanto tardava a cadere nelle sue mani, esclamò: - Signor Prosdocimo, in nome di Dio! ci vuol tanto
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meraviglia per la tranquillità dal curato. - Sempre così, mi disse; quando lo colgono dei grandi dispiaceri ha degli accessi subitanei, violenti, ma che
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la cena nella mia camera: la finestra verso strada è aperta. Nel villaggio è buio; un filo di luce che esce dal nostro portone taglia a mezzo la
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farfalle: non avevo quasi aperta la finestra, che il pavimento della camera ed il letto ne erano coperti. Di là dal muro di cinta si protendeva la campagna
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silenzio non interrotto che dal ciangottare dell'acqua nella vasca della fontana. Nei paesi dell'alta montagna nessun crocchio la sera; la battaglia aspra
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; l'uomo che non ha scrupoli è, alla pari, infinitamente più forte dell'uomo dabbene. Finita la spiegazione del vangelo, il curato scese dal pulpito e
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della rupe scavate dal torrente, simulano l'aspetto di tortuose gallerie, di stallatiti grossolane, e si appressano in alto sino quasi a toccarsi in un
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gentili: di fingersi Silvia e chiamare Aminta il suo compagno. La funesta fantasia la sedusse al punto che un giorno tirato fuori dal suo baule il
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che dal crepito della lampada ad olio. Ma Beppe si alzò di repente, e, piantatosi fra me e il campanaro, prese un atteggiamento che ci fece paura; un
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delle straduccole in un rigagnolo. L'acqua discendeva dalla piazza, dalla fontana e, a giudicarne dal color verdastro di certi sassi, chissà da quanto
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esortazioni dal sindaco e da altri signori del luogo tantochè la mamma si decise alla fine un po' per le ragioni che coloro le dicevano, e un po' per quelle
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cameretta, la più a buon mercato che potè trovare nel labirinto di Londra; contò il poco peculio rimastogli dal naufragio della sua fortuna, e, fatto
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chiusi. Del resto, essere passivo e inconcludente, errava per la casa, dal solaio alla cantina, accusando flemmaticamente e inappuntabilmente ad ogni
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Bazzetta che entrava dal cancello. Vedendomi, parve turbarsi un po', e, toccato il largo cappello di feltro, fece per tornare sui proprii passi. Ma era
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un'altra affrettarsi a far lo stesso dal lato opposto della chiesa. A volte, invece di scendere fra le teste, la borsa vi cadeva su: allora, chi si sentiva
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strada. Baccio intanto si preparava ad andar per il medico il quale teneva la sua dimora legale a una grossa borgata a tre leghe dal nostro villaggio. Ma
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qui la notte. E a momenti verrà a tenervi compagnia. Io era colpito dal fulmine. Pronunciando quel nome, Baccio mi aveva rubato, tradito, assassinato
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sentivo salirmi dal cuore alla faccia. Fu invano: io stavo sotto un fascino: l'amicizia che doveva legare dappoi il giovine pittore al vecchio curato
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contemplava curiosamente quella figura dipinta dal pittore di città colla balda ingenuità di un Ottentotto, una mano sulle spalle mi scrollava e una voce
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tagliente sulla parete, una libreria. Le novanta volte su cento voi potete giudicare del carattere, delle abitudini, degli affetti di un uomo dal