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gemito ferino. Non era cosa nuova, e io avevo un nascondiglio segreto: un budello sotterraneo dove erano accatastate balle di sacchi vuoti. Discesi, e ci
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; un viaggio lo fece facendo volteggiare in aria quattro o cinque tubi, come i giocolieri fanno con le palle di gomma. In quella cantina io ero solo
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; io sono stato a lungo "l' Italiano", e poi indifferentemente Primo o Alberto perché venivo confuso con un altro. Il Tischler era dunque Tischler e
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. Venti mattoni sono pesanti, perciò nel viaggio di andata non avevamo (o almeno io non avevo) molto fiato per discorrere; ma nel viaggio di ritorno
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è un miracolo: benedetto sii Tu, Signore Iddio nostro, Re dell' Universo. Io li conosco, questi prussiani: prussiano il Decano del campo, prussiano il
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pacchi. Io decisi di scrivere senza ringraziare, indirizzando ad amici cristiani che in qualche modo avrebbero trovato la mia famiglia. Mi feci
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di espiazione, ed io non posso mangiare la zuppa. Le domando rispettosamente di conservarmela fino a domani sera. Otto era alto quanto Ezra, ma due
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avventure si sono svolte. Ad alcune avevo preso parte anch' io, ad esempio all' acquisto-conquista di una gallina nelle paludi del Pripet; in altre
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Anche di Lorenzo ho raccontato altrove, ma in termini volutamente vaghi. Lorenzo era ancora vivo quando io stavo scrivendo "Se questo è un uomo", e l
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ghetto di Lòdz erano stati deportati ad Auschwitz; io devo aver trovato quella moneta per terra, ad Auschwitz, subito dopo la liberazione: certamente
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respiro profondo ed aspro, e lo strappo e lo scroscio degli arbusti che esso divelleva pascolando. Uno di noi, forse io stesso, domandò smarrito: _ Che
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avesse trovato marito: forse solo per le sue leggendarie virtù domestiche. _ Eh già, la disfilassi. Tu figliola pensala come vuoi: io per me l' avevo
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quadrifoglio. Non ci credi, però lo raccogli ed esiti a buttarlo via; non sai perché, ma non si sa mai. È un vizio: ebbene, sissignori, ho anch' io il mio
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è morto. Dopo tanti anni, e tante lettere da lui scritte per me, eravamo diventati amici, e non c' era più bisogno che io gli spiegassi ogni volta
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qualcosa del genere. Sì, in effetti non ricordo bene che cosa le ho potuto dire, ma insomma ... sì, ecco, io di lei so parecchie cose. Non ricordo
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naufragio: tutti dovuti, secondo l' insensata opinione dei suoi condiscepoli prima, dei suoi colleghi poi, al nefasto potere penetrante del suo occhio. Io
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di provvedere. Intendetemi: non è un rimprovero che io voglia farvi, io che sono stata avanti a tutte, la più avida di tutte; ma sentite ciò che v' ho
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vita, le ho cancellate ad una ad una. Non dubito che tu seguirai le mie tracce, e sarai cavadenti come io sono stato, e come prima di me lo sono stati i
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possa concepire una civiltà senza malattie. _ Cosa credi che voglia da noi? _ Io credo di averlo capito, _ disse Wilkins. Achtiti continuava a
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laboratorio che ci sta lavorando sopra, per cercare di capire il perché; io sono l' imputato, insomma, ma mi piacerebbe che se ho fatto uno sproposito
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talmente a lungo che Umberto temette si fosse offesa; ma poi sorrise e rispose: _ Mi guardi. Sono passati più di trent' anni, e io sono un' altra
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nostri ospiti, anche se sono prigionieri; io ho fatto la grande guerra, e come si trattano i prigionieri lo so meglio di voi. Gli prendete i parabelli
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cinematografo. Mi irritano anche più le scritte (ma sono rare) di chi pensa cose che anch' io penso, perché degradano idee che io ritengo serie. Insomma
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cena dei trent' anni di laurea; ma io continuavo a vedere in lui, sotto l' incrostazione degli anni e del successo, il ragazzo grassoccio, pigro, tardo
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Nel luglio 1942, Silvio ed io facevamo un gran parlare del Disgrazia. Per chi, come noi, viveva e lavorava in città, il parlare di montagna, il fare
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