Le tre vie della pittura
che, con le dovute differenze, è vicino proprio alla narratività di Hogarth: Gaspare Traversi. Nel Ferito (fig. 100) assistiamo a una vera e propria
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le esperienze. “Non ce l’ho con voi ci dice ma io non ho nulla da darvi, e voi non mi darete nulla. Così è la vita”.
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Così è la vita, nel Settecento, così ce l’hanno raccontata i pittori che l’hanno attraversata interpretandone le novità e fiutandone i cambiamenti
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Bavone a Gand: il Polittico di Gand (fig. 3). Alberi “visti” punto per punto, toccando una per una le foglie, indagando, seguendo minuziosamente tutte le
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Giovanni Bellini, in un dipinto ben preciso, la Pala di Pesaro (fig. 5), eseguito tra il 1471 e il 1474, improvvisamente abbandona le sue origini di
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le montagne azzurrate sullo sfondo, come dice la sacca di ombra in primo piano, che vive in quanto c’è una luce che penetra, sia pure attenuata, al
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visione giorgionesca. Siamo, cioè, all’inizio del viaggio attraverso le potenzialità pittoriche della luce, un viaggio che andrà dalla assolutezza
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vive in un pomeriggio turbolento ma anche impassibile, nel quale le luci della costa di collina, e il cielo e gli stessi compartimenti di luce e di ombre
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che carne nella luce. Da questo momento in poi, conosciamo le potenzialità di una luce che può uscire dai propri confini per intraprendere un cammino di
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naturalmente rispetto a ciò che verrà. Grandezza, per la solennità assolutamente vera e credibile del cielo; per le perle di luce, sui tetti blu e sui
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Bernardo Bellotto conferma, ma rilancia, le idee di suo zio Canaletto. Nel Palazzo dei Giureconsulti (fig. 23), immette l’umidità, la verità di
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Ma le perturbazioni, le turbolenze, per propria caratteristica sono limitate nel tempo; dopo i temporali si esce di nuovo nell’azzurro, e nell
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Le idee rivoluzionarie dell’impressionismo sono due: la prima, come abbiamo detto, consiste nella volontà di rappresentare l’attimo luminoso, cioè un
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situazione culturale di tale importanza da trovarsi costretto, grandissimo artista quale è, a fare i conti con l’impressionismo. Le inventa tutte per sfuggire
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, che le psicologie le discioglie nella luce, perché la luce e solo la luce è la sua protagonista, la luce che continuamente scorre e tutto divora.
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linea retta, si apre in un prisma che affronta i misteri della realtà e del visibile nelle direzioni più diverse. Non dimentichiamo che le 35
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alla felicità di luce terrena e quotidiana, c’è anche chi dipinge una luce che non c’è, e chi fa questo è Giorgio de Chirico (Le muse 36. Giorgio
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, calma e voluttà (fig. 33). Sono le due del pomeriggio in Costa Azzurra, tutto tace, si sente un po’ di brezza, e un po’ di sciabordio delle onde
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nel presente, vorrei indicare sostanzialmente due direzioni verso le quali sembrano orientarsi le ricerche. La prima, è quella di artisti soprattutto
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Tornando a Rothko, in lui troviamo gli esiti (accanto alle radici iconoclaste) del suo personale interesse per le filosofie zen, in un miracoloso
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, il rapporto tra le arti visive e la fisiognomica (che studia come i caratteri e i sentimenti si riflettono sui tratti fisici), poi evolutasi in
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pone sulla via dell’introspezione, in un cammino lungo il quale l’occhio dell’artista scruta nelle fattezze umane i sentimenti e le emozioni che le
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Naturalmente, tutto questo conosce un percorso complesso, che in più occasioni interseca le vie di cui parliamo negli altri capitoli, un cammino che
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le conoscenze, in un continuo scambio fra arte e scienza.
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ritrae una persona, quanto un personaggio in cui si concentra il simbolo del potere terreno. Ma le mani sono contratte, nervosamente 49. Lorenzo Lotto
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), in cui il piccolo fratello è colto nell’attimo di acuto dolore che gli stravolge i tratti del viso e gli fa ritrarre le manine, mentre la sorella lo
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fronte contratta su uno sguardo che, perdutosi nell’infinito, se 58. Charles Le Brun, illustrazione tratta dalla Conferenza sopra l'espressione
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Non possiamo lasciare il Seicento senza almeno citare il fondamentale e cospicuo lavoro di Charles Le Brun, Conferenza sopra l’espressione 59
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il visibile), introspezione (cioè l’anima), e racconto (cioè socialità) sono le componenti di un unico discorso, anzi di un unico universo di grandiose
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”, del poeta Arthur Rimbaud, coetaneo di Van Gogh e come lui destinato ad andarsene a trentasette anni. Le parole di Rimbaud sono la sintesi della
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precisa della storia dell’arte europea, e cioè nel Settecento, secolo di tutte le rivoluzioni, secolo ponte fra l’arte moderna e l’arte contemporanea
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Le immagini del Novecento ci dicono con chiarezza che è avvenuto il passaggio delle colonne d’Ercole. Come accennavamo nel capitolo sulla luce, il
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E, quanto a Otto Dix, la figura d’uomo (Ritratto dell’avvocato Hugo Simmons, fig. 72), sorda e tormentata, parla un linguaggio esplicito solo con le
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Sul versante figurativo, ecco invece la carne tumefatta, il grugno ottuso e scimmiesco, le gambe possenti ma sfasciate in cui Francis Bacon ha
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: pressoché contemporaneamente, si pongono le basi da una parte dell’Illuminismo, cioè implicitamente della Rivoluzione Francese, dall’altra del
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come in questo periodo irrompono nella civiltà occidentale, facendo sì che il XVIII secolo si connoti come il secolo di tutte le rivoluzioni, il
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Da Venezia spostiamoci all’altra regina del Settecento, cioè a Parigi. I venti di novità soffiano in tutta Europa, viaggiando con i libri e le stampe
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capito, e che nessuno di noi avrebbe più dimenticato ciò che le due immagini ci avevano rivelato. Avevamo compreso che erano due i grandi ceppi, le
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castello di carte. Firenze, Galleria degli Uffizi. fra le capitali europee, e in particolare fra Parigi e la civiltà mediterranea, in questi anni è
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espressiva. E poi le luci: l’idea che l’artista ha della verità, del fatto, cioè, che ogni anima vive in un contesto ambientale, e dunque in una luce vera
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capitale all’altra. Le cronache dei viaggi che Liotard, addirittura ottantenne, compie con carrozze sulle quali “si massacra l’osso sacro”, per
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A parte le sue specifiche doti di ritrattista, ciò che è di grande interesse riguardo a Salomon Adler è il fatto che nel suo studio, nel centro di
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delle classi umili che, come dicevamo, per la prima volta nel Settecento assurgono a piena dignità espressiva. Le rappresentazioni seicentesche dei
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dalla colomba che, con intimità e tenerezza, tiene tra le mani. Delizie di pittura, e di connotazione psicologica: intorno a questa semplice giovinetta
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precedenza. Poiché sappiamo che Bazzani non si è mai mosso dalla sua Mantova, è sorprendente come abbia saputo captare le arie più innovative, e le abbia lui
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palazzi e le ville bresciane. Probabilmente, la motivazione sta o nell’arrivo di precoci arie illuministe o nella sopravvivenza dello spirito pauperistico
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precedentemente, e affossa man mano nel buio lo sfondo dell’ambiente, dal quale le candele accese traggono soltanto il luccichio degli arredi o il balenare
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umana le cui fatuità e fragilità comunicano una sorta di attrazione fatale, non priva di un senso di angoscia. È poi tristissimo, nella sua grottesca
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introspettivo, le fisionomie della cagnetta attenta, una specie di “vergine cuccia”, e della damigella che, maliziosa nello sguardo e nella figurina abbigliata
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forse la marca più autentica e rivelatrice di tutte le 94. Joshua Reynolds, Ninfa e Cupido. San Pietroburgo, Ermitage. 95. William Hogarth, Il
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