Le due vie
sempre collo sfociare nel riconoscimento di qualche antinomia irresolubile, a meno che uno dei due termini, in cui di volta in volta si condensa l
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conciliazione e appagamento di un conflitto dialettico dello spettatore. Ma in realtà la possibilità di uno sdoppiamento, sia dell’autore che dello spettatore
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, divengono uno nel fatto che l’opera è astanza, realtà pura solo nella coscienza che la riceve e la riconosce come tale. Donde si configura la possibilità
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’arte, al modo cioè che uno riceve una legnata sulla testa, se come tale non la individua nel suo foro interiore, con un atto autonomo di riconoscimento
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fatto che quei modi nuovi in realtà rispondono ad uno status della coscienza attuale estremamente diffuso anche se confuso, e che si propaga ovunque
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’impressione che quella espressione gli ha fatto, ma nell’uno e nell’altro caso si mantiene su una base soggettivistica in cui l’antinomia resterà
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come essenza capace di rivelarsi. In quel momento stesso la coscienza storicamente determinata, che s’istituisce tramite, si riconosce anche come uno
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determinò la tettonica. L’architettura dell’Art Nouveau non ha né un tema spaziale interno né uno esterno, è solo indifferenziata nel suo linearismo
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: l’uomo individuo, o in quel che sopravanza dell’individuo, rispetto all’uomomassa, di cui l’architettura costituisce proprio uno dei mass-media. E
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apparentemente si attraversano, come invece sembra se, per un inganno prospettico, dei due piani se ne fa uno solo.
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caso e nell’altro, l’accettazione unilaterale del punto di vista del ricevente sopprime di autorità uno dei termini dell’antinomia, senza riuscire a
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aspetti della pittura. La fotografia, come uno dei mass-media, può essere addirittura riutilizzata, redenta in seno al quadro, come si è visto in
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, non è ricollegata nessuna sussunzione ad un concetto empirico o ad uno schema preconcettuale. Incontrandomi con una bestia o una pianta che non ho mai
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fotografia non è solo denotato, ma che la struttura del messaggio fotografico è proprio di presentarsi come coesistenza in atto di due messaggi, uno denotato
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tramandata negli studi di pittura come un segreto espediente per la messa a fuoco o in prospettiva, senza tribolare troppo, di uno spettacolo naturale
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in pittura (si pensi a Rauschenberg, a Warhol) sia pure come uno speciale inserto, che rappresenta il particolare modo con cui si intende costituire
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la messa in posa del modello del pittore e del fotografo e la successiva presa d’immagine dell’uno e dell’altro. Nel caso del ritratto sembra assurdo
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È facile vedere ora perché dei due rami principali su cui si è sviluppata la fotografia, l’uno sia quello legittimo, l’altro quello aberrante. Tale
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’immagini, che sono le labbra, i peli dei cigli, le rughe, i capelli, ognuno visto per sé e raccordato non già in uno spazio omogeneo ma in una
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, rappresentava un tipico problema tecnico, fa toccare con mano la fallacia ancor più che la superfluità di uno studio della tecnica condotto al di fuori o in
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all’uno. E se la pluralità delle opere ha potuto rappresentare come uno scoglio insormontabile alla concettualizzazione dell’arte, ciò si deve alla
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malheur», la musica li riceve ugualmente bene, tanto l’uno quanto l’altro.
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Ora, la storia si fa del passato, non c’è storia del presente: nel presente, per la storia, c’è uno svolgimento in atto che viene ad essere
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precisando poi che questa è solo uno schema mentale provvisorio»; sicché «i resultati del processo in parola potranno opportunamente e lecitamente
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una sorta di arte-arti, si domanda: «D’altra parte come potremo reintrodurre le arti’ se non attraverso uno ‘schema mentale provvisorio’ anche soltanto
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Dunque la necessità di aggirare l’aporia si presenta inevitabilmente anche a chi dall’aporia si parte come da uno scoglio irremovibile. Ma l’aporia
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rupestri del paleolitico. Ma allora le opere d’arte non rappresenteranno più uno dei termini dell’aporia sull’arte, saranno bensì l’oggetto della verifica di
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per sé: si dà messaggio solo per uno scopo, e scopo del messaggio è di comunicare un’informazione. Un tale scopo non rappresenta un carattere
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matematica della informazione, in cui si può prescindere preventivamente dal significato, in quanto non vi si tratta di uno specifico messaggio o
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Di qui possiamo giungere ad una importante constatazione sulla natura del messaggio e dell’opera d’arte. L’uno e l’altra hanno in comune, dalle
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presenza stessa che sostanzia. Nel messaggio il «gruppo di elementi di percezione» è puramente strumentale ed è uno degli infiniti che avrebbero potuto
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a Giulio «uno status preferenziale nel suo comportamento quando egli od altri significano che Giulio è buono». Questa bontà si pone allora come uno
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oggetto-soggetto, come della contrapposizione cosa-valore, si fonda sul riconoscimento, riconoscimento ottenuto in via sperimentale, che uno stesso
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esclusione non diniega anzi postula la differenza e la gradazione delle varie percezioni di uno stesso oggetto, fra le quali potrà sempre essersene data una
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che, se nella fotografia hanno luogo due messaggi, l’uno senza codice, l’altro in codice, nell’opera d’arte, che individua il momento dello svincolo
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Non è quindi mancanza di acutezza o indice di uno stato ancora rudimentale della semiologia, se il trapasso dall’analisi del linguaggio all’analisi
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irreversibile delle fasi di un determinato processo naturale, era ovvio che la causa venisse a configurarsi come uno schema sintetico, che il pensiero
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causa come principio e la causa come connessione: in definitiva su due piani diversi del pensiero. Che Leibniz accusasse come uno scarto o uno scatto
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: «et [cioè illud Ens necessarium] uno vocabulo solet appella «Deus». Ecco dunque la causa trasmigrata addirittura dal piano ontico a quello metafisico
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A questo punto sembrerebbe che la via del principio di ragione e la via del principio di causalità, rapportato l’uno all’essere, l’altro a schema (a
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sommi capi il nesso di svolgimento nel tempo. Ma allora, anche se lo schema della causalità è uno schema valido per il pensiero, come lo schema dell
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struttura dell’intelletto come categoria della modalità, non esibisce la struttura del mondo fisico ma solo uno schema per pensare quei processi dell
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sperare o supporre che l’indeterminazione rispecchiasse uno stadio provvisorio della scienza, e che, progredendo ancora, ogni legge della fisica
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’estrarre le concettualizzazioni massimamente pertinenti ad uno dei campi della Fisica, per farne uso, con pericolosa o addirittura indebita
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indispensabili per la verifica, il principio decade, e che, questa situazione, non dipende da uno stadio imperfetto della scienza o della tecnica, ma è
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, anche nel campo dell’azione umana, non si potesse arrivare a imputazioni indubitabili, ciò si doveva ad uno stadio transitorio di ignoranza, a
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verifica — ma solo attraverso la induttiva desunzione della motivazione. Le quantità che sono in gioco potranno perciò servire a identificare, in uno
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escludersi e che sono indispensabili ambedue per fare il punto di due aspetti di uno stesso fenomeno, la cui determinazione è contraddittoria. Non sarebbe
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Non si tratta dunque di rifiutare la concezione dialettica della storia, purché non si pretenda, con questa, di regolarizzarne il corso secondo uno
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’assolutezza della legge. Ma d’altra parte uno stretto meccanicismo non rappresenta il pensiero, così come venne sviluppandosi, di Marx ed Engels, anche
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