Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: tempo

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Le due vie

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Brandi, Cesare 50 occorrenze

Le due vie

spettatore, perché codesto spettatore si storicizzerà subito in un determinato modo e in un determinato tempo, e a noi certo interesserà enormemente

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varie epoche e individui, di un’opera di cui pure dobbiamo postulare la permanenza e l’identità nel tempo.

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varie arti fino a quel tempo, lo spettatore potesse assumere un ruolo diverso nei confronti dell’opera, ed essere previsto dall’autore stesso con una

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Riconoscemmo a suo tempo la prima eventualità — l’arrestarsi cioè alla costituzione dell’oggetto — nella fotografia e nel cinematografo. Più tardi

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al flusso del tempo, ma che questo scopo che individua lo stesso volgersi all’arte della coscienza, non distrugge l’altra faccia di questa realtà pura

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’opportunità di esaminare più da vicino la fenomenologia di queste due vie percorse dallo slancio creativo del nostro tempo, che così radicalmente divergono, nei

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’opera, come costituiscono il secondo momento della critica, in quanto ricollochi l’opera nella cultura del tempo e ne indaghi la genesi storica. Ma

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’esistenza nel suo farsi, né di un futuro escatologico, ma del futuro quale dimensione del tempo reale. La riduzione della vita umana al presente, l

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’esser fenomeno esibisce solo il tramite della sua essenza, al tempo stesso si legittima e la presa in considerazione di questo particolare oggetto nella

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ideologie e le condizioni del tempo, e cioè dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi. In realtà l’architettura moderna, come struttura e non come

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sottolineare che l’integrazione richiesta dal nostro tempo non indizia disprezzo per la forma, ma anzi l’intenzione di collaborarvi in extremis, di non

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già si scatenava nell’architettura americana del tempo e mutuando dall’architettura giapponese 10 la convenienza e l’adeguamento alla vita e ai bisogni

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accettabile. Ma proprio da questo deriva la velocità del consumo, l’impossibilità di tenere più in là del tempo della sorpresa o dello scandalo che con

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fenomeno sociale più grave del nostro tempo, la massificazione che è alienazione, riduzione dell’individuo ad un essere eterocomandato, spossessato, inerte

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dialettico ma non con un nesso causale, anche l’arte riflette il proprio tempo, non dunque deterministicamente, ma componendo dialetticamente col proprio

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’informale: sulla base di una non-integrazione al proprio tempo. L’usura dell’nformale ha provocato un rovesciamento della posizione d’integrazione

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esibisca il suo iter creativo completo, lasciando allo spettatore solo di sedersi e mirare, e arrestando il tempo all’eternità di un presente

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suo tempo. «Tenendo presente — ha osservato Piero Rafia — il criterio di importanza gerarchica con cui nel suo sistema tutte le attività culturali si

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proiezione nel tempo. «Ammettiamo bene — ha detto Sanguineti 26, in possesso di tutte le credenziali per attestarlo — che, in un senso, le avanguardie sono

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Fontana o in Burri. Sennonché, nell’informale, questa attitudine permetteva, in un secondo tempo, allo spettatore l’integrazione all’opera non più

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’esser-là della cosa fotografata, ma ad una coscienza d’essere-stata-là. Si tratta d’una categoria nuova dello spazio-tempo: localmente immediata e

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È finito il tempo delle torri d’avorio e dell’azione missionaria. I missionari vengono mangiati dai loro convertiti: è sul fatto e non prima del

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’immobilizzazione che l’artista come il fotografo ne fa, sospendendolo nella sua coscienza dal flusso del tempo, non trapassa automaticamente col maggior numero di

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sviluppi indipendentemente dall’intenzionalità formale, ma questa ad un tempo formerà e sarà formata, e lo stimolo, a cui sottoporrà il tecnico in una

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Ma forse la cavia più illustre delle indagini psicoanalitiche è Leonardo da Vinci, che dal 1910, dal tempo cioè del famoso saggio di Freud, ha visto

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sull’opera, attualizzandola secondo il proprio tempo, la propria Erlebnis particolare, il plesso culturale; con la terza, tenterà una soluzione

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L’opera d’arte realizza una presenza; ma noi sappiamo che, nel realizzare una presenza, l’opera d’arte si pone al tempo stesso altra dal fenomeno. L

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dell’estetica, troviamo: «La ‘forma autonoma’ nella quale si manifesta la particolarità dell’arte non è un’idea che pretenda di essere in pari tempo

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tempo stesso, appare un diaframma artificiale che il pensiero ha innalzato a se medesimo. Ma analizziamo l’aporia come in ultima istanza, nella

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realtà senza esistenza: e questa è al tempo stesso la sua essenza. Una volta allora intenzionata come tale, recependola come opera d’arte, possiamo

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percezione, renda possibile tale innumerevole traditio operis attraverso il tempo e le coscienze.

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o comunque contenere un messaggio. Ma parlare di messaggio, è porre al tempo stesso la necessità di decifrarlo. Si domanda perciò in seconda istanza

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descritto, prodursi nel tempo, e, comunque, che non gode di quell’astanza di cui invece gode la persona, in sé e per sé, che incontro.

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’arte nella storia e nella cultura del suo tempo.

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nel tempo in cui nasce. Occorrerà che quegli elementi originali siano divenuti ridondanti alla coscienza ricevente perché l’opera d’arte venga

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In ordine di tempo la prima estetica della comunicazione (1934) è quella del Dewey, con la sua Arte come esperienza 32, anche se il titolo è ambiguo

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realizza in segno, si oggettualizza» porta molto più lontano del campo estetico, allo stesso tempo che riscatta il concetto di semanticità dall’area

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, tempo e ambiente (environnement), non meno dell' organismo, in un’indissolubile unità. Un segmento nel tempo di questo processo può essere chiamato

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l’opera ne rappresenta la sublimazione che è al tempo stesso eliminazione di scorie. Le quali non devono essere fatte rientrare abusivamente nella

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, non si dissolve come percepito. Presente e assente al tempo stesso. La semiosi è pertanto il processo in atto dell’intellezione, e, in quanto tale

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un valore assoluto, fuori del tempo: i sentimenti del protagonista sono presentati in maniera dichiarativa. Inoltre tutta la poesia è impregnata di

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resultato, ad esempio, che nell’esperire l’analisi, per tanti lati avvincente, del racconto di Théramène nella Fedra di Racine, che fin dal tempo di Racine

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’architettura in codice, in parallelo al codice musicale. Né soltanto per il fatto indubbio, caduto per molto tempo in dimenticanza e risollevato dal

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della sua astanza e il suo presentarsi come realtà astante: l’opera d’arte è una parola che al tempo stesso è la cosa che significa. Non rimanda ad

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principio di causalità, che nella sua connessione necessaria di causa ed effetto (per cui presume lo svolgimento nel tempo) rientra di per sé nella

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priori) di interpretazione dell’esistente, l’uno sottratto al tempo, l’altro espressione diretta, nell’irreversibilità, della temporalità, non

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sommi capi il nesso di svolgimento nel tempo. Ma allora, anche se lo schema della causalità è uno schema valido per il pensiero, come lo schema dell

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) fa sì che, da un lato l’apriorità dello spazio e del tempo non sia disturbata dallo spazio-tempo o dallo spazio pluridimensionale della nuova fisica

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intervenire quella verifica sperimentale che consente di trasformare una successione nel tempo in un nesso causale.

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’Islamismo sul Cristianesimo 35, nonché con la necessità di far coincidere lo stadio supremo (e raggiunto al tempo di Hegel) e cioè «il regno della

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