Le due vie
Fin dall’inizio del pensiero speculativo sull’arte è stata avvertita una bipolarità. Tuttavia un rilievo in primo luogo colpisce, che questa
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mano sull’una o sull’altra si producono due determinati indirizzi, in cui l’espressione sottovaluta l’impressione o l’abolisce addirittura; né da meno
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momento della recezione nella coscienza, si fondano sull’unica apertura che compete all’opera d’arte per rivelarsi come tale: recezione storicamente
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in secondo luogo quale indagine sull’opera d’arte in quanto maturata in un certo mondo e in una certa cultura e di qui implicitamente offerta all
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recezione sull’opera, in quanto che, costituzionalmente, la recezione dell’opera viene a strutturare in parte il processo creativo. Donde l
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ricevente — si integri, questi, o no — ma sull’apertura che è offerta dalla stessa struttura formale dell’opera. È chiaro che, pur se la possibilità da
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teorizzare l'opera aperta, i fraintendimenti riguardo alla natura, pretesa aperta, dell’opera di Joyce e di Kafka e addirittura sull’essenza «aperta» dell
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Giunti a questo punto non sarà azzardato affermare che tutte le antinomie cui ha dato luogo il pensiero sull’arte derivano da una confusione fra i
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spettatore sull’opera che è nata del tutto indenne da una determinata utensilità, ma solo per consentire allo spettatore-fruitore un intervento
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: ecco il luogo in cui avviene o avverrà l’integrazione dello spettatore sull’architettura. E non diciamo che a questo punto non potrebbe avvenire
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si rivela poi a posteriori, compiuta cioè sull’impressione che l’opera d’arte genera, non sull’opera in sé e per sé.
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Si deve allora arguire in definitiva che le antinomie che incontra il pensiero sull’arte risalgono ad una riduzione fenomenologica errata e che tali
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in quanto viene recepita dalla coscienza, e quindi della possibilità e dei limiti di un intervento effettuale e conservatorio sull’opera d’arte
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’intenzionalità, dirigendosi sull’oggetto l'oggettualizza e anche il considerare l’oggetto come merce è una oggettualizzazione legittima. Il pericolo inerente
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tuttavia non è questo, per quanto pesante, il risultato più cogente della feticizzazione dell’opera, quanto quello in cui la feticizzazione non avvenga sull
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) della pop-art, la crisi semantica si fosse chiusa; e, chi voglia credere questo, se ne stia pago. Ma proprio l’esempio deve mettere sull' avviso che
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’inerzia riproduttiva ma il colpo di mano sull’oggetto del mondo esterno per un investimento simbolico, che estrae, isola, l’oggetto, ingrandendolo come
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proprio perché, se non si rifaceva al passato, insisteva sull’hic et nunc e solo nell’hic et nunc della integrazione dello spettatore.
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, la sussunzione ad un concetto sarà possibile solo in via sussidiaria e empiricamente classificatoria, basata proprio sull’esternità del suo veicolo
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quanto che, questa categoria, che si pone come il punto (contrastato) d’arrivo della speculazione sull’arte, appartiene ad un livello diverso della
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come attore, ma recuperando dentro di sé i dati formali, mentre nella fase attuale della pop-art, lo spettatore è lasciato sull’orlo dell’oggetto come
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opera d’arte, un altro fenomeno-che-fenomeno-non-è, ma piuttosto il fenomeno sull’orlo di trapassare in fenomeno-che-fenomeno-non-è: e a ciò si giungerà
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quanto resa scrupolosa dell’oggetto, ciò che implica non già mancanza di oggettualizzazione, ma proprio una oggettualizzazione intenzionata sull
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fenomenologica del processo potevano venire i lumi definitivi sull’essenza della fotografia e del cinema, non solo, ma anche dell’attuale sconvolgente fase delle
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è che, per far questo, non si è cercato di influire sull’oggetto stesso o sulla presa d’immagine, come nel cinema espressionista, ma, lasciando la
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Arrivati a questo punto, ma non prima, la speculazione può dunque salire di grado, e interrogarsi sull’essenza del fenomeno che-non-è-fenomeno e che
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, prelevamento quasi integrale sull’oggetto percepito, oppure da reintegrazione al momento della formulazione d’immagine. Questa distinzione posta, è chiaro che
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cui l’apparente conformismo all’oggetto naturale è calcolato e misurato riporto sull’iniziale assoluta proposizione d’imminenza, di astanza.
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tecnico, nel senso di una coscienza sempre maggiore delle risorse implicite nel principio di spinta e controspinta imperniato sull’ogiva, ma se si
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dell’opera dal fenomeno, avvertito, come è giusto, sin dall’inizio della speculazione sull’arte, e inevitabilmente collegato al problema della realtà e
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risolve in complementarità, se rapportata dalla pluralità delle opere all’indagine ultima sull’arte. Ma tale indagine ultima non elimina le due
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’arte la sua pittura, e quando sarà svelata, se lo sarà, il giudizio di valore sull’opera, per quella cognizione scientifica in più, non aumenterà e
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alla disputa, a Firenze verso la fine del ’400, sull’immacolata Concezione, e questi precedenti, iconografici teologici e culturali, non diminuivano
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sull’opera, attualizzandola secondo il proprio tempo, la propria Erlebnis particolare, il plesso culturale; con la terza, tenterà una soluzione
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profano di talento che in un erudito specialista» 14. E con ciò si ammette senza ambagi che all’indagine sull’opera si sostituisce la proiezione di quello
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fare avanzare il dubbio che questo riconoscimento non sia tanto il portato ultimo di un’analisi fenomenologica, quanto la proiezione di un’idea sull
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seguito» 6. A questa particolarità si aggiunge che «l’opera [d’arte] non agisce in alcuna maniera per relazione causale sull’esistente che si è visto
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convergenza di fuoco sull’estetica speculativa da parte di problematicisti, neo-positivisti e semanticisti, la riproduce Garroni: «La possibilità di un
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rupestri del paleolitico. Ma allora le opere d’arte non rappresenteranno più uno dei termini dell’aporia sull’arte, saranno bensì l’oggetto della verifica di
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Ma l’errore positivista e di un falso scientismo proiettato sulle opere d’arte e sull’estetica sta dunque e soprattutto nel trattare delle opere d
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, il pensiero sull’arte. Ma ai fini di questo studio è necessario polarizzare l’esame a tre aspetti abbastanza recenti che questo indirizzo critico ha
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universale, e per ciò accessibile alle persone di qualsiasi tradizione. Così condensato il pensiero di Dewey sull’arte come comunicazione, il Boas osservava
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surrogare l’indagine prima sull’essenza. La confusione fra i due punti di vista può condurre alla mistificazione: ma d’altro lato, nell’estetica del Dewey
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dimostrati inoperanti o infruttuosi, nella misura in cui tendevano a trasformare un affaccio parziale sull’opera d’arte in punto di stazione unico
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innanzi e perfezionata dalla fondamentale opera del De Saussure, non può trasferirsi con i medesimi schemi all’indagine sull’opera d’arte, mentre è
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varie teorie sull’arte e invece andare all’origine di questa bipolarità che non si presenta mai allo stesso modo. La nostra indagine non tanto partirà
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dell’opera d’arte, corrisponde dunque all’indagine da compiersi sull’opera d’arte, una volta che è entrata a far parte dell’esperienza. Non si tratta
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autorizza insomma nessuna previsione valida perché è solo sull’accadimento che il pensiero la formula e la verifica: è la flessione con cui ci articoliamo il
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