Le due vie
’opera d’arte in sé e per sé, nella sua struttura. Non è dunque il punto di stazione dell’autore, né il punto di stazione che noi assumiamo per
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Bisogna tuttavia prevenire un’obbiezione. E cioè: tanto il primo modo di considerare l’opera d’arte, nella sua struttura, quanto il secondo, al
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simbolico della sua nascita; era inevitabile scindere in due fasi fondamentali il processo creativo, e tali due fasi risultano dalla stessa indagine
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Questa è dunque la risoluzione normale del rapporto spettatore-opera d’arte, un rapporto dove si postula da un lato l’opera nella sua identità e dall
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’opera d’arte in generale, proprio per l’accesso transazionale con cui il ricevente, carico della sua Bildung e emotività ossia delle sue assunzioni e
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Ma proprio in questo fatto, di manifestarsi solo nell’hic et nunc d’una determinata coscienza, si dà l’attestato della sua particolarissima struttura
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avversario, e pour cause, dei grattacieli, finì la sua vita progettando un grattacielo, il più grande, il più mostruoso di tutti, e il libero articolarsi
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D’altro canto il contrasto intimo dell’architettura moderna era proprio quello di avere come tema lo spazio interno (e con ciò tutta la sua polemica
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futuro è la sua dimensione temporale propria: le basta certo «quel tanto che diviene — come scrivevamo già nel 1949 — nella pianificazione, un
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Appena iniziata, la nostra riduzione ci avvediamo ch’essa è già stata compiuta all’atto della sua creazione, che è anche quello del suo ingresso nel
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rifiuta di dare qualche utile informazione sulla sua essenza. La fotografia nasce dalla camera oscura, e la camera oscura, a sua volta, era stata
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Si può allora tentare di esaminare la fotografia nella sua storia pur saltuaria e dispersa che possa essere 1, e vedere una ragione di questa sua
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nella fotografia, e che la sua assimilazione, concessa o no che fosse, alla pittura avrebbe finito per nascondere. E insomma, se pur essendo la
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possibile perché il pittore ha rinunziato alla sua posizione privilegiata di autore unico, ed è passato dalla parte dello spettatore. È passato dalla parte
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d’oggetto — ora l’artista moderno nella sua elaborazione arriva all’oggetto, ha per termine finale l’oggetto, di fronte al quale eccita lo spettatore
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riconoscimento della sua autonomia rispetto al divenire e alla realtà esistenziale che circonda e avviluppa l’opera d’arte, autonomia che non si deduce
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i perfezionamenti, volti tutti a trarre quanto più fosse possibile il film verso l’identificazione con la realtà esistenziale che fotografa. La sua
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come presa d’immagine e della fotografia come restituzione di un’immagine in movimento nella sua durata temporale; e cioè la differenziazione fra
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Né qui si starà a dire che il cinema doveva restare muto o in bianco e nero. Il cinema deve solo non perdere di vista che la sua essenza è
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Che tale interpretazione della «rivoltante» pop-art appaia la più verosimile e calzante, è dimostrato dalla sua antagonista, la corrente gestaltica
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Solo limitatamente alla sua fenomenicità strumentale, legata ai mezzi fisici attraverso cui avviene l’epifania, l’opera d’arte potrà allora essere
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Ed è ciò che riuscirà così ostico a capirsi dagli imitatori che non avranno un’altezza pari alla sua. E sarà la gloria di Vermeer di avere saputo
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’opera d’arte nella sua struttura e nella sua genesi, perché la prima mira all’opera d’arte come astanza, la seconda al fatto storico di questa
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intacchi l’opera d’arte nella sua essenza.
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Né, con l’interrogare la presenza che realizza l’opera d’arte nella sua struttura formale, se ne verrà ad infrangere l’unità, ché anzi, da una tale
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, interrogare questo fenomeno che è la montagna, e cioè accantonare la sua presenza imminente, oggettivandola, per indagare come si sia formata, di quali
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Se mi pongo di fronte ad un’opera d’arte, può darsi che non la recepisca in me come tale, ma se la recepisco, la sua presenza non sarà meno diretta e
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Se da Heidegger passiamo a Lukács, e naturalmente senza che si debba discutere a questo luogo la sua teoria del particolare come categoria centrale
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superamento debba cercarsi ad un livello diverso del pensiero, già in partenza l’aporia che riguarda l’estetica, ossia la sua possibilità e impossibilità al
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realtà senza esistenza: e questa è al tempo stesso la sua essenza. Una volta allora intenzionata come tale, recependola come opera d’arte, possiamo
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è due volte impensabile al di fuori della coscienza, al momento della sua creazione e al momento della sua epifania in un’altra coscienza: e perciò
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storia: la storicità dell’opera è duplice, nella sua nascita e nel suo farsi presente ogni volta ad una coscienza. Il fatto di prodursi come un eterno
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Il messaggio non è in sé, la sua struttura è elaborata in vista di potere essere ricevuto, e la possibilità di essere ricevuto è insita nella sua
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non potremmo ricorrere ai messaggi incomprensibili, in quanto che un messaggio incomprensibile è ancora un messaggio da decifrare: la sua
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messaggio è ciò che serve a modificare il comportamento di chi lo riceve 23, e perciò, nel messaggio, quel che conta, non è la sua lunghezza, ma quel che
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d’arte convoglia e trascina con sé, come una placenta, dalla sua nascita. Perciò l’opera d’arte non è un messaggio, ma contiene infiniti messaggi
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, quasi in senso chimico, in sostanza conoscitiva, invece del darsi «in presenza» dell’immagine nella sua specularità o foneticità (secondo che è l’essenza
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come messaggio o, per maggiore esattezza, come comunicazione, aveva sottofondato parzialmente, parzialmente aveva risalito durante tutta la sua storia
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’estetica, in area esclusivamente empirica, proprio nella sua novità maggiore, nell’aver fatto confluire la semantica nella fenomenologia, e più
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riguarda l’arte, l’analisi della sua struttura è già contenuta in nuce nel momento della individuazione dell’opera d’arte come tale, mentre la sua
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, come analogon della realtà esistenziale. «È vero — osserva Barthes — che dall’oggetto alla sua immagine fotografica vi è una riduzione di proporzioni
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come rivolto all’essenza, e che costituisce il momento di individuazione dell’opera attraverso l’indagine sulla sua struttura.
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antitesi ad un plesso politico-culturale, ma in quanto tale è anche entrata a far parte di un contesto storico, che a sua volta potrà aver determinato
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, non è possibile salire oltre un’analisi di linguistica strutturale, che tocca la fenomenologia dell’opera ma non investe la sua essenza: quella per
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che fa il significato di un’architettura, la sua sostanza conoscitiva, e cioè l’uso a cui è destinata, rappresenta una genericità più che una
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della sua astanza e il suo presentarsi come realtà astante: l’opera d’arte è una parola che al tempo stesso è la cosa che significa. Non rimanda ad
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, perché, non trattandosi qui dell’opera d’arte nella sua essenza come realtà pura, ma in quanto tale dandola ormai per ammessa, e dovendosi ulteriormente
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’intelligenza dell’evento nella sua struttura, la seconda alla collocazione dell’evento nel mondo dell’esperienza. In riferimento a quanto si è detto
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possa espletarsi, risolvendola dalla orizzontalità meccanica nella sua effettuale profondità, non sarebbe poi possibile addivenire alla totale
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società civile nei suoi diversi stadi, e sia rappresentarla nella sua azione come Stato, sia spiegare partendo da essa tutte le varie creazioni teoriche e
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