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conciliazione e appagamento di un conflitto dialettico dello spettatore. Ma in realtà la possibilità di uno sdoppiamento, sia dell’autore che dello spettatore
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pertanto sia lasciata la fase mancante come in balia dello spettatore-ricevente; noi non inventiamo per comodo tre modi di essere dell’opera d’arte
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arte — il fatto che si sia rinunciato a procedere oltre la prima fase del processo creativo o si sia soppresso proprio questa prima fase
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favoloso, e la sua storia è stata rifatta troppe volte, ancorché sia stata sempre manipolata con la confusione fra la storia come struttura dell
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Ma il tema dell’interno, trasposto all’esterno, lo troviamo integro nel solo ramo dell’architettura che sia davvero moderno e vitale — l’urbanistica
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parte del ricevente o fruitore, si trovano nella necessità di buttare alla deriva tutta o una parte della specificità dell’opera d’arte, sia, come
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all’oggettualizzazione dell’opera d’arte come merce è tuttavia duplice: il primo riguarda il fatto che l’opera d’arte sia considerata per i soli mezzi
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tuttavia che il valore di scambio soppianti il valore d’uso: nel senso che per il fatto di poter essere espresso in denaro, sia il denaro e non il valore
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è di porsi in relazione con l’industria, sia che ne assorba la tecnica sia che intenda controllarla.
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Abbiamo detto che la massificazione è certamente collegata al processo tecnologico industriale ma non intendiamo inferirne che questo ne sia la ratio
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pensiero hegeliano, e tutti i tentativi per universalizzarlo fuori di quel contesto rappresentano un’indebita sollecitazione, sia che avvenisse col Bosanquet
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Qualunque sia lo sfocio della fase attuale — e non saremo certo noi a emettere profezie — si può almeno osservare che, nelle punte più recenti, la
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rivendicazione che sia. Che non bastasse il fatto di riprodurre uno spettacolo naturale, per mettersi sullo stesso piano della pittura — e sia pure che, per
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in pittura (si pensi a Rauschenberg, a Warhol) sia pure come uno speciale inserto, che rappresenta il particolare modo con cui si intende costituire
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originariamente pittori. Ma è da domandarsi se veramente questo parallelismo sia del tutto esatto o non piuttosto sia stato indotto dalla somiglianza fra
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pittorica si sovrimprimeva alla fotografia: ora è la fotografia che si sovrimprime alla pittura (4), sia materialmente, con frammenti incollati o
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casi: il primo è quello dell’intenzionalità che si sia servita della materia come mezzo per istituire questa specie sui generis di un fenomeno-che
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È facile vedere ora perché dei due rami principali su cui si è sviluppata la fotografia, l’uno sia quello legittimo, l’altro quello aberrante. Tale
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allo spettatore, è l’immagine proiettata che esprime la vicenda, sia questa strumentalmente ridotta a fasi intervallate di racconto e dramma o
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ragione dell’approssimazione maggiore alla realtà esistenziale, sia fermata nell’oggetto immobile, sia nel continuum di una vicenda. La tendenza a vedere
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a condizione che facciano inizialmente blocco, e, contrappuntati, non siano aggiunti. Che cosa sia il suono, infatti, dalle prime applicazioni, in
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questo momento cruciale della recezione dell’opera d’arte, sia necessario sussumere l’opera alla categoria dell’arte, l’idea altro non sarebbe che
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del genere può essere espletata anche su un oggetto che non sia recepito come opera d’arte, questo mette subito in evidenza che non appartiene al
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sia riuscita a ricollegare un aspetto dell’opera di un autore ad un’esperienza vissuta, a una Erlebnis, non è detto, anzi è fallace ammettere che
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succedersi, a ondate, inchieste e difese 6. Naturalmente è del tutto legittimo che, sia gli scritti, sia le opere, sia le informazioni storiche che
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, arbusto di rose, e coniglio alludono all’amore di Venere per Adone, e cioè ad un mito in cui il Rinascimento vedeva sia una prefigurazione della passione e
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’arte il monumento storico, si eccettua dall’opera d’arte, sia pure dandolo per accertato o accettato, ma comunque accantonandolo, quanto fa dell’opera d
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storico, né che sia possibile far ciò in margine e senza detrimento al suo porsi primario alla coscienza come opera d’arte. Inevitabimente si crederà di
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, interrogare questo fenomeno che è la montagna, e cioè accantonare la sua presenza imminente, oggettivandola, per indagare come si sia formata, di quali
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fare avanzare il dubbio che questo riconoscimento non sia tanto il portato ultimo di un’analisi fenomenologica, quanto la proiezione di un’idea sull
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Solo dopo avere documentato con due testi espliciti e di provenienza antitetica, l’ineluttabilità di concettualizzare l’arte come realtà, e sia pure
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concettualizzazione dell’arte sia o no un’aporia irresolubile. Per noi che crediamo che in ogni aporia si nasconda un circolo vizioso, il cui
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se l’attitudine che assume la coscienza per decifrare (decodificare) un messaggio sia compatibile o no con l’attitudine per cui si realizza la
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strumentali rispetto alla presenza che l’opera d’arte realizza. Occorre perciò l’esame di che cosa sia e in che cosa consista un messaggio.
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il messaggio non sembra che ci sia nulla nell’opera d’arte, in qualsiasi opera d’arte, che non possa essere messaggio. Ma il messaggio non è in sé e
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misura l’entropia è agli antipodi della struttura dell’opera d’arte. Ma a questo punto non si capisce che legittimità ci sia a servirsi di un concetto
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«significazioni» (meanings) qualità e valori; 4) non vi è bisogno che la comunicazione sia intenzionale da parte dell’artista; 5) è culturalmente
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che non esiste e non è mai esistita. Ma se anche supponessimo che la comunicazione è capace di rendere comune un’esperienza, che ciò sia fatto
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comportamento preferenziale: se io dico Giulio è buono, questo termine buono è un apprezzatore, se l’interprete (il ricevente) sia disposto ad attribuire
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Teyssèdre si colloca, sia pure ad una auspicata confluenza col metodo dialettico. Tale impossibilità non è altro che l’impossibilità di rendere conto della
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, se si imponga a questa, sia pittura o narrazione, la resa esatta di un reale la cui stessa percezione è già connotazione. Ma allora potremo concludere
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ricevente, sia che ciò avvenga per un contemperamento con le richieste del ricevente, sia che l’artista accetti di trasporsi, coscientemente o no, e più
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è tale. Sorge allora il quesito circa il criterio per distinguere quale sia la struttura veramente essenziale, perché un’opera d’arte si manifesti
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Palladio sia dovuta a quel codice; la fisionomia, ma non l’astanza. Il décalage dal Palladio allo Scamozzi, che pure si serviva di un eguale codice
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’ente, sia considerato come ente sia come effetto.
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) fa sì che, da un lato l’apriorità dello spazio e del tempo non sia disturbata dallo spazio-tempo o dallo spazio pluridimensionale della nuova fisica
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Dove non ci sia quantità, ma qualità, il principio di causalità non si può applicare, perché, mancando la possibilità di verifica sperimentale, l
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campo come in quello della storia dell’arte, sia pure intesa solo come storia dell’epifania dell’opera d’arte, questa vivificazione ha avuto tanto
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società civile nei suoi diversi stadi, e sia rappresentarla nella sua azione come Stato, sia spiegare partendo da essa tutte le varie creazioni teoriche e
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da Fabriano mediante ricorso al criterio che ‘ preso nella dovuta considerazione il contenuto dei quadri ’, col relativo sfondo sociale, sia ‘ subito
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