Le due vie
momento della recezione nella coscienza, si fondano sull’unica apertura che compete all’opera d’arte per rivelarsi come tale: recezione storicamente
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, intercettata al momento in cui ne avviene la recezione in una coscienza. Il che non è la stessa cosa che considerare l’opera d’arte dal punto di vista dello
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’esperienza delle generazioni successive, viene a configurare lo spettatore-fruitore dell’opera, se ed in quanto ne realizzi la recezione, in una
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’opera stessa; e l’autore, da dietro all’opera, subirà le sorti delle dialettizzazioni storiche alle quali la recezione dell’opera darà luogo. Le quali
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intervenirvi (e se vi interviene, il caso della Gerusalemme conquistata insegni). Ma questi due momenti inderogabili, della creazione e della recezione
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recezione sull’opera, in quanto che, costituzionalmente, la recezione dell’opera viene a strutturare in parte il processo creativo. Donde l
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essenza, arte come recezione che ne fa la coscienza.
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recepita dalla coscienza, deve essere individuata come opera d’arte. Quello a cui si trova di fronte la coscienza, all’atto della recezione, è in prima
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meglio dire l’irrecusabilità della nostra ricerca, occorre esplicitare in che cosa consista la recezione dell’opera d’arte nella coscienza.
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Ora, la prima e fondamentale caratteristica di questa recezione dell’opera d’arte, appare proprio nell’evidenza che, al suo apparire come fenomeno
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coscienza, mentre io, in quanto ricevo non già l’arte, ma l’opera d’arte, la intercetto al momento cruciale del suo rivelarsi a me, nella recezione che io
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A questa sottilissima analisi si può solo obbiettare, ma è obbiezione fondamentale per noi, che è stata esperita sulla recezione della fotografia
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La recezione dell’opera d’arte come tale indizia allora la collimazione reciproca dell’opera d’arte e della coscienza ricevente, ma proprio per
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recezione dell’opera d’arte nella coscienza, recezione, come si è detto, che non implica, ma solo rende possibile, la sussunzione dell’opera d’arte alla
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questo momento cruciale della recezione dell’opera d’arte, sia necessario sussumere l’opera alla categoria dell’arte, l’idea altro non sarebbe che
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indagini relative alla struttura dell’opera d’arte e alla modalità della recezione nella coscienza, come non dissolve la pluralità delle opere per ridurle
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Lo studio rivolto alla tecnica è da chiedersi allora a quale momento della recezione dell’opera come opera d’arte appartiene. Ma poiché un’indagine
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Riconosciuta la recezione in una coscienza come basilare per il porsi stesso dell’opera d’arte in quanto opera d’arte, ci si può allora proporre
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collimazione reciproca, che, all’atto della recezione, avviene fra l’opera e la coscienza ricevente, perché, proprio in quel momento, la coscienza
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veramente la struttura figurativa dell’opera nello schema iconografico che assume, l’interpretazione non è indispensabile alla recezione dell’opera come
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rappresentano il grado supremo della critica d’arte, ma appartengono alla recezione dell’opera d’arte, e non rendono più scientifica la critica d
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esempio la legge della caduta dei gravi, in quanto che le testimonianze sulla recezione delle opere d’arte sarebbero contraddittorie lungo il corso
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della recezione dell’opera d’arte, pur se la si inquadri solo sotto quest’ultimo aspetto, e cioè dalla parte del ricevente. In questo senso l’estensione
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variabile a seconda delle epoche e delle coscienze in cui ogni volta avviene la recezione dell’opera d’arte. Si scopre allora che mentre il valore di un
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che la condizione indispensabile della recezione dell’opera non viene isolata dalla storicità dell’evento, in cui ogni volta si produce, come era
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vista nuovo del Dewey fu quello appunto di considerare l’opera d’arte all’atto della recezione, e l’equivoco nasce dai sottili spostamenti che questa
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punto di stazione di chi ne fa la recezione nella coscienza, questo punto di stazione può sembrare, anche se non lo è, lo stesso di chi intende
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inerzia nel suo discorso, proprio perché il punto di stazione di chi considera l’opera d’arte all’atto della recezione, e il punto di stazione di chi
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risalire alla forma senza nominare la forma, ma facendola consistere tutta nella sua recezione attraverso l’opera d’arte, nello status preferenziale del
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inderogabilità del punto di stazione per cui l’opera d’arte è esaminata nella recezione che ne fa la coscienza. Nella inderogabilità di questo secondo
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recezione, spazierà su un duplice campo che rispecchia la duplice storicità dell’opera stessa. Ma se questa seconda fase della critica sarà praticamente
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