Le due vie
, nel mondo attuale, è che la massa si comporta come se non avesse altro propellente o condizionante, e in stretta correlazione a ciò si traduce quindi
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riguardano sarebbero prive di verifica e quindi di senso, oppure, se si ammette che la coscienza possa intenzionare un siffatto oggetto, che nell
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integrativo a metà strada. Quindi, anche se possa essersi prodotto uno slittamento, nel senso che la costituzionale utensilità dell’architettura si sia ad un
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imprestato alla superficie piana della pittura, quindi alieno dalle due dimensioni peculiari dell’architettura. La sua rivalutazione attuale, al di là del
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cui le vetrate sono la membrana trasparente donde affluisce, sotto forma di luce, l’esterno. Quindi nel gotico è l’esterno che traspare all’interno
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in quanto viene recepita dalla coscienza, e quindi della possibilità e dei limiti di un intervento effettuale e conservatorio sull’opera d’arte
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perdita di infinite opere d’arte ridiscese, nell’oggettualizzazione incolta, da forma a materia e quindi al valore d’uso connesso. Il secondo pericolo
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, all’intruppamento nell’industria (al cui servizio, certo, si è messo il design), e quindi la rivalutazione dell’atto autonomo con cui l’individuo si
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decorativo o ludico. Di fronte quindi alla massificazione, che segna il punto di caduta della nostra civiltà, non offrono un riscatto, ma come l’immagine
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, resta per altro innegabile: e quindi rimane colpito e come folgorato dalla irrealizzazione. È nella storia dell’uomo e non nei suoi rifiuti organici. Si
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rivolto al passato, al primo astrattismo, e non al futuro, e quindi segnava il passo, il movimento che è venuto dopo, l’informale, non è stato avanguardia
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Occorre quindi un riesame che tenga conto delle mutate condizioni di questi ultimi venti anni. E il dubbio che insorge è questo. Se per caso, anche
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sarà l'immagine di quel modello esterno. Si scopre quindi che da questa rata ma non consumata interiorizzazione, con la quale si giunge ad agire solo
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una formulazione che questa esistenzialità estrometta. Quindi non è una deficienza della fotografia, un’incapacità a raggiungere il cielo della
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sullo stesso piano della pittura, sembrava stimolare a fondarne il decoro in questa maggiore assimilazione del reale, e quindi a cercare di rendere
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massimo adeguamento, si è passati a riconoscere le qualità foniche della registrazione in sé, e quindi a valorizzare il suono trascritto come
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ricettivo dello spettatore. Si è salvata quindi la peculiarità del mezzo di espressione fotografico e si è realizzato un accordo con l’istanza di
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direzione formale, e riesistenzializza, nella resa illusiva, le immagini degli oggetti. È quindi l’analogo, anche se sembri l’inverso, del quadro vivente
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tenesse per mano. Quindi il pittore fiammingo non prefigura l’attitudine di spettatore del fotografo, ma individua una particolare costituzione di
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, quella, per il solo fatto di ostendersi alla vista, si pone esterna al foro interiore del ricercatore, e quindi costretta a vestire comunque una forma, o
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Leonardo e quindi indicativo della sua vita con due madri, con quella vera e con la matrigna. Al qual riguardo l’accurata analisi che l’Eissler fa dei
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determinato, e voglia quindi configurare la valutazione dell’opera d’arte come esplicitazione dei sensi reconditi o del significato assunto per una data epoca o
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donna vestita è anche la Venus vulgaris che simboleggia la bellezza e la forza generativa nel mondo e porta quindi all’esistenza le cose umane, i fiori
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significherebbe quindi, ai due attoniti pastori: «Anche nell’Arcadia io sono». La morte si trova anche in Arcadia: tutto questo sullo sfondo di un Arcadia che
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, mutila e quindi volutamente sibillina, di cui s’ignora l’inizio e non si sa se continui: tuttavia per essere riprodotta in un quadro, dovrebbe darci
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Le due interpretazioni hanno quindi in comune un solo elemento, il carattere funebre dell’iscrizione: per il resto si oppongono al vertice. E i tre
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; passa quindi ad esaminare se nel fatto di esser-prodotto possa consistere la peculiarità dell’opera d’arte. E quando dalla nuova distinzione che risulta
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, che non era mai nata e a cui quindi non si danno né seguiti né surrogati. Chi non scende a tanto, ma rifugge da una nozione soprastorica, metafisica
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, dopo aver cercato di attenuare la difficoltà di base, relativamente alla concettualizzazione dell’arte, scendendo dall’arte alle arti, e quindi ad
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ritrova nei neopositivisti e semanticisti che, intendendo costruire una scienza dell’arte dal basso, dalle opere quindi e non da proposizioni
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non è irremovibile. Si articola infatti su ima petizione di principio: quando si postula l’esistenza di opere d’arte per potere dedurre l’arte e quindi
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Questa realtà che si rivela in pura astanza, e si riproduce quindi come un eterno presente, non è infine un’incongruenza né per la logica né per la
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Una volta tratta dall’interiorità di una coscienza e posta nel mondo, l’opera d’arte non comunica, si presenta; non informa, si dà astante. Quindi
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quanto possa modificare il comportamento umano, e quindi in primo luogo rispetto al ricevente e in secondo luogo rispetto al mezzo di trasmissione
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, non sarà più nel presente in quanto ha agito precedentemente al fatto della caduta. Quindi l’informazione non avviene nel prodursi in presenza, ma
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— alla coscienza che produce l’oggettualizzazione, e quindi, quella a cui tende Garroni, non è un’Estetica a posteriori, elaborata solo dalla parte
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coscienza non è deducibile né predeterminabile, ma può essere solo attestato, individuato al momento che si attua, dalla coscienza stessa. E quindi, se
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nel suo prosieguo; la critica, all’atto in cui mira al reinserimento dell’opera d’arte nella storia, e quindi assume il punto di stazione della
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scavalcherà il presente, e quindi l’astanza, nell’aspettanza, nella proiezione del futuro temporale che quei sintomi promettono. Nel porre dunque il
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fini del significato, opposizioni, per lo più binarie, fra suono e suono, e quindi irrealizzando il suono, o quanto meno riducendolo all’attenzione del
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verbale giudiziario, ma cambia l’intenzionalità con cui viene usata, da enunciazione di significati ad astanza. Si intrecciano quindi nell’opera d
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Non è quindi mancanza di acutezza o indice di uno stato ancora rudimentale della semiologia, se il trapasso dall’analisi del linguaggio all’analisi
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, anche per chi non sapesse leggere le iscrizioni, dallo schema fossilizzato, di colpo riconoscibile, di un determinato evento della Scrittura. Quindi
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astante come musica, ma solo come traguardo di suoni, fatto della percezione. Non c’è dubbio quindi che il codice in cui è scritta una musica è
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veritatis in universum seu connexio inter terminos enunciationis» 13. Con ciò si statuisce un’identità, e quindi la ratio come causa risulta implicita nell
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fra responsabile e causa non fa altro quindi che reinsenrsi nelle quattro cause aristoteliche, ossia nella scomposizione logica di una relazione, di un
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quindi di giudizi. Il nesso causale vero e proprio si configurerà allora quello in cui determinati complessi di ‘ condizioni ’, congiunti ad unità
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, e lo spirito appartiene all’eternità». La concezione finalistica e antropomorfica finiva quindi per neutralizzare la massima novità della concezione
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