Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le due vie

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Brandi, Cesare 37 occorrenze

Le due vie

in secondo luogo quale indagine sull’opera d’arte in quanto maturata in un certo mondo e in una certa cultura e di qui implicitamente offerta all

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posto lo spettatore in una situazione diversa da quella in cui si trova quando è off limits dall’identità dell’opera con se stessa. Di qui la

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indagando 8, e non sarebbe il caso che qui ne riproducessimo i termini, se non nella tesi, e cioè la perdita del futuro come orizzonte della proiezione dell

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piedi e si ferma e guarda: va in automobile e si ferma solo ai semafori. Di qui le esigenze come quella viabilistica, sociale, sanitaria ecc., che nell

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modernizzazione progressiva di tutte le confessioni religiose, che assume carattere quasi rivoluzionario nella Chiesa Cattolica. Qui il Concilio

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, dunque per il valore economico a cui è ascesa e non per il suo valore in se. Valore economico che qui deve intendersi comprensivo del valore d

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’esistente in atto al momento di oggettualizzarsi ma il manichino dell’esistenza. Di qui il moto di assorbimento (più che di integrazione) dell’immagine riceve

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oggettualizza, si costituisce: non meno, seppure in modo diverso, dall’ostendersi della tela di sacco in un Sacco di Burri. Qui, certo, il sacco, dopo il

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rovesciamento, perché mentre il fotografo si parte, e non potrebbe essere altrimenti, da un oggetto — e qui si poneva il parallelismo con la costituzione

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, con la congiunzione illogica fra il qui e l’allora. È dunque al livello di questo messaggio denotato o senza codice che si può comprendere l’irrealtà

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qui si starà a dire che il cinema doveva restare muto o in bianco e nero. Il cinema deve solo non perdere di vista che la sua essenza è

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può camminare, del Teatro Olimpico di Vicenza o di quella del Borromini a Palazzo Spada. Qui la costituzione d’oggetto c’è stata: nella cupola Fortuny

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cemento armato e le strutture interamente metalliche, non sembrerebbe dubbio qui che la ricerca tecnica anticipi sull’appropriazione architettonica, idest

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tenera a 5 anni, o da una madre fallica, oppure al fatto di non essere mai stato con la madre ma vissuto in casa del nonno: qui appare chiaramente l

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commediografo, era sepolto in Arcadia e indica un passo di Ausonio (408 Souchay, vv. 15-16) «protulit in scaenam quot dramata fabellarum Arcadine medio qui

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potere applicare all’opera d’arte i sistemi di indagine che valgono per la storia, indipendentemente dal fatto che qui, quest’atto della libertà

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esistenziale, non implica tuttavia il solo e grave problema ontologico della fondazione delle due realtà, problema che qui viene soltanto posto, ma può

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fin qui [sulla realtà esistenziale]. L’efficienza dell’opera non ha niente di un effetto. Si fonda nel mutamento che avviene nell’opera dell’esistente

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raffigura una realtà in sé conclusa. Ma qui bisogna definire meglio la parola realtà. In primo luogo la sua peculiarità, apparentemente paradossale

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in presenza, non abolisce il codice segreto da cui capirò che la mia attesa sarà soddisfatta. Ma ognun vede come qui, fra il prodursi in presenza e

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Senonché avviene qui un capovolgimento, perché quel tasso di disordine che caratterizza l’entropia di un fenomeno diventa, nell’informazione, l

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Di qui possiamo giungere ad una importante constatazione sulla natura del messaggio e dell’opera d’arte. L’uno e l’altra hanno in comune, dalle

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pragmatica corrisponde la trattazione dell’arte come comunicazione, e di qui, nelle implicazioni matematiche della teoria dell’informazione, si finisce per

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differenza fra i due modi è abissale. E qui scatta apertamente la carenza di qualsiasi estetica che creda di potere fare a meno della categoria della

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fase «che è implicita consapevolezza delle probabili conseguenze dell’azione che si indirizza verso determinati oggetti». Di qui è facile concludere che

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Sarà chiaro, allora, che la distinzione fra quello che appartenga al primo o al secondo ramo della critica non si è intesa qui formalisticamente, ma

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questa opposizione già si rivela nella sua struttura determinante. Qui appare dunque la ragione fondamentale per cui la poetica, e per meglio dire l

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tradizione dei formalisti russi, come un mero testo linguistico, cominciando ad esaminarla sul piano dell’espressione (fonica, cioè) e qui dandoci un

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opera d’arte. E qui si dovrà andare molto cauti, perché l’essenzialità di tale struttura non va intesa nel senso che sia la sola che, se mutasse, l’opera

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, perché, non trattandosi qui dell’opera d’arte nella sua essenza come realtà pura, ma in quanto tale dandola ormai per ammessa, e dovendosi ulteriormente

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sulla base (Grand) del medesimo. Su quale base, dunque? Il medesimo interviene qui come la base (Grund), dell’appartenenza mutua. Nell’identità ci si

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Di qui è inevitabile concludere che il principio di causalità è valido solo dove si possa verificare con l’esperienza: «le determinazioni poste da

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per il nostro interesse.» Qui dunque avviene l’insorgere dei giudizi di possibilità oggettiva, che superficialmente si ritengono oziosi (e tale era

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storia è quella causale: ed è qui allora che si ripresenta la possibilità di configurare l’una e l’altra sotto specie di quel principio di

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et à toutes les tensions qui caractérisent l’histoire de l’humanité depuis son commencement.

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come storia dell’apparizione nel mondo dell’opera d’arte, in quanto che, qui, più che nella storia economico-politica, le periodizzazioni

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trattare di quelle arti, sempre col pericolo di materializzare assai più che dialettizzare. Di qui anche il disaccordo di fondo fra i vari tentativi di

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