Le due vie
si articola come una effettiva polarità, una polarità quale può essere quella di positivo e negativo, o, nella suprema assise del pensiero, di essere
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in secondo luogo quale indagine sull’opera d’arte in quanto maturata in un certo mondo e in una certa cultura e di qui implicitamente offerta all
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dialettizzazioni perciò non riguardano l’opera in sé, ma il modo col quale avviene la recezione da parte dello spettatore ricevente.
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spettatore, non si esibisce affatto quale il paradigma stesso dell’opera d’arte, e tanto meno come un traguardo a cui in un certo senso l’arte, nel suo
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, ma non già offerta agli inserti personali del lettore. Il quale dovrà sciogliere un calembour e non metterci del suo.
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, la quale si ha solo se l’intervento dello spettatore-fruitore è volto a completare, sia pure virtualmente, ma non solo ad interpretare, una delle
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Quale sia lo status della coscienza attuale, che ha reso possibile l’attitudine all’interpretazione in chi riceve l’opera d’arte, fino a
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alienazione, la quale, ripetiamo, è un epifenomeno rispetto alla perdita del futuro, è nell’alienazione della coscienza attuale al presente, che sta l
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riconosciuta nel proprio tema spaziale? E quale può essere, nel nostro tempo, un tema spaziale che differisca da quello delle epoche precedenti, non
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-media di fronte alla quale si ribella la coscienza individuale e cerca altrove l’integrazione, ci sembra l’unica visione possibile e la spiegazione della
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"sottordine quale merce, virtualmente scomparirebbe come opera d’arte, ma non ci sarebbe da vedere in questo fatto, pur umiliante per la cultura, alcunché di
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’immobilizzazione di un attimo dell’esistenza, quale è data dal fotogramma cinematografico, restituisce l’oggetto intenzionato e per quello e solo per quello
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, inutilizzabile, o al più utilizzabile, come suggerisce amaramente Argan, quale réclame ambulante sul cielo di una automobile, ma che proprio per la sua
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quale epoché in atto, che si è estratta, isolata, messa fra parentesi dal mondo della vita.
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sarà l'immagine di quel modello esterno. Si scopre quindi che da questa rata ma non consumata interiorizzazione, con la quale si giunge ad agire solo
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d’oggetto — ora l’artista moderno nella sua elaborazione arriva all’oggetto, ha per termine finale l’oggetto, di fronte al quale eccita lo spettatore
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di darsi dell’oggetto nella costituzione d’oggetto. L’oggetto della percezione, con particolare riguardo alla vista e quale che esso sia, si può bene
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Bacchino malato della Borghese, basterebbe il modo col quale sono dipinte foglie e frutta, chiaramente ricondotte dall’amanuense che le copiava dal Maestro
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Lo studio rivolto alla tecnica è da chiedersi allora a quale momento della recezione dell’opera come opera d’arte appartiene. Ma poiché un’indagine
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con quale acribia si specificassero, ancora nel pieno Rinascimento, i soggetti da rappresentare in una pittura e tanto più in una pittura destinata ad
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tre le direzioni che il ricevente potrà assumere come attitudini fondamentali: con la prima, l’opera d’arte sarà accolta quale una presa diretta dell
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difficile esimersi dall’applicare anche all’opera d’arte il sistema interpretativo che si ritenga valido per la storia, quale che sia questo sistema. E, col
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obbiettivazioni che mi erano possibili per un fenomeno, quale la montagna, saranno possibili anche per l’opera d’arte: a cominciare dal suo essere fenomeno, come
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dell’estetica, troviamo: «La ‘forma autonoma’ nella quale si manifesta la particolarità dell’arte non è un’idea che pretenda di essere in pari tempo
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di fronte ad essa, e dunque più impotenti che di fronte alla realtà stessa nella quale il nostro intervento può mutare qualcosa e talvolta parecchio
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Ma l’arte come «realtà pura» non si porrà quale una categoria soprastorica, ens rationis o mero flatus vocis, contro cui è stato celebrato il
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Raffa 18, il quale vuol costruire la prima estetica empirica. Comincia col dire, ed è ineccepibile, che non si deve confondere lingua con linguaggio e
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irrilevante per la problematica dell’arte, dato che la riproduce tal quale. Per impostarla ex-novo non serve dunque di far scendere l’arte di grado, in
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Infine non sarebbe giusto obbiettare che la verifica della realtà senza esistenza non si può dare nello stesso modo col quale la scienza verifica ad
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codice segnico, di danza o quasi, col quale comunicano e quindi, a lor modo, oggettualizzano i moti naturali dell’istinto.
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rigore un momento puramente denotativo, che restituisca, attraverso la percezione, un oggetto oggettivo, quale esso è, deve escludersi, non su basi
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di critica della poesia, nella quale è facile — ed è stato anzi facilissimo — contrabbandare, come strutturali, dei fatti storici che ne rappresentano
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Nella semiosi, perciò, non si postula un cambiamento di sostanza dell’oggetto, ma è il percepito che assume una diversa struttura: la quale, in
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’opera d’arte la struttura specifica dovrà essere indagata, quale struttura di quella particolare realtà, che non è la realtà del mondo fisico e che in
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dell’opera d’arte o di una flagranza affievolita, quale analogon naturale, sempre un’astanza produce ed è quanto si chiede ad essa di produrre
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pittorico, come non era la prima articolazione del linguaggio linguistico. Al quale non appartengono, nonché le percezioni, neanche le espressioni del tipo
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critica, la prima via, di arrivare all’essenza perseguendo la struttura dell’opera d’arte quale opera d’arte e non perché rientri in un fatto di lingua, lo
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è tale. Sorge allora il quesito circa il criterio per distinguere quale sia la struttura veramente essenziale, perché un’opera d’arte si manifesti
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storia l’architettura, quale risorse nel Rinascimento e si proseguì fino alla rottura definitiva della tradizione umanistica, e cioè alla fine dell
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ragione, non la considera una formulazione rigorosa, ma quasi la monetizzazione corrente del principio di ragione. Il quale, infine, diviene nella
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sulla base (Grand) del medesimo. Su quale base, dunque? Il medesimo interviene qui come la base (Grund), dell’appartenenza mutua. Nell’identità ci si
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di causalità, ma il principio che, nella ratio pone l’essere, per cui l’essere è la ratio, il fondamento supremo. Ma quale è in definitiva il movente
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causa ed effetto: ma, la causa, quale è, la persona o l’interruttore? Certamente è elementare distinguere fra responsabile e causa: responsabile è chi
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dal Meyer, dei due colpi sparati davanti al castello di Berlino a cui seguì la rivoluzione, la quale si sarebbe comunque prodotta, stante la
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A questo punto si pone allora il quesito a quale livello si collochi la concezione dialettica della storia, come fu prospettata da Hegel34, in quanto
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’economia sulla quale viene a poggiare la storia non è, come nella scienza classica, un ciclo chiuso, di fenomeni oggettivi, ma un confronto in atto di
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Quale resultato abbia raggiunto lo apprendiamo dalle parole di un filosofo marxista, Galvano della Volpe. Questi comincia intanto col premettere
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