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irriducibile. Ma, questi due punti di stazione, non coincidono con quello dell’autore e con quello dello spettatore. Col primo punto ci volgiamo all
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Il secondo punto di stazione non sarà neppure il punto di stazione di un determinato spettatore o ricevente, ma considererà l’opera d’arte
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, notare a questo punto che, così facendo, e cioè dando atto della possibilità che l’atto creativo si autolimiti contraendosi in una delle due fasi, e che
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, in lato senso classica, pur con tanta minore partecipazione dello spettatore: ma non fino al punto da poterglisi imporre dall’esterno come opera d
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vero che la possibilità di un tale sviluppo, in apparenza abnorme, era insita nella struttura stessa in due tempi del processo creativo: al punto che
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strutturale denunzi la sua apertura, e il genere dell’apertura. È a questo punto allora che s’affaccia la possibilità dell’equivoco, quando cioè l
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Tuttavia è chiaro che una distinzione così netta fra le opere aperte e quelle che sono solamente oscure 6 non si può fare dal solo punto di stazione
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Giunti a questo punto non sarà azzardato affermare che tutte le antinomie cui ha dato luogo il pensiero sull’arte derivano da una confusione fra i
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, che proprio discende da quella romanica e romanico-araba come la bizantina dalla tardo-romana. Il Rinascimento, con la messa a punto della prospettiva
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a confluire sullo spettatore-ricevente, come quando si tira in barca la rete. A questo punto parrebbe che il nodo della questione fosse già sciolto
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Lasciando da parte quanto si riferisce al primo punto di stazione, per cui ci riferiamo a quello che, a diverse riprese, abbiamo scritto in proposito
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caso e nell’altro, l’accettazione unilaterale del punto di vista del ricevente sopprime di autorità uno dei termini dell’antinomia, senza riuscire a
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manifestazioni tipiche dell’epoca stessa. A questo punto viene allora il sospetto che, nell’ambito medesimo delle attività artistiche, ne rimanga invece
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Ma se la confusione che è stata fatta sinora fra i due punti di stazione e inoltre e soprattutto fra il secondo e il punto di vista (storicizzato
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quanto che, questa categoria, che si pone come il punto (contrastato) d’arrivo della speculazione sull’arte, appartiene ad un livello diverso della
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A questo punto è solo snobistico — ha osservato Garroni27 — considerare l’avanguardia nell’ambito di un'élite e solo in quell’ambito, quasi novità
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fra fotografia e pittura. Riprendiamo ora questo esame da un punto di vista fenomenologico, indipendentemente dalla duplice struttura di messaggio che
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distinzione non può farsi da altro punto di partenza che dal modo con cui l’oggetto va intenzionato nella fotografia, che, secondo che si è visto
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fotografia e cinema non avviene all’inizio del processo riproduttivo, ma alla recezione del processo concluso. Dal punto di vista strutturale interessa a noi
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A questo punto dovrebbe risultare chiaro quanto sarebbe ozioso ripresentare la domanda: ma insomma è arte o non è arte il cinema? Questo dilemma
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Arrivati a questo punto, ma non prima, la speculazione può dunque salire di grado, e interrogarsi sull’essenza del fenomeno che-non-è-fenomeno e che
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ad un certo punto o a varie riprese, questa tendenza all’adeguazione pedissequa all’oggetto non si sia presentata.
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potenziale ricchezza fenomenica. È chiaro, a questo punto, che il momento dell’investitura simbolica difficilmente potrà coincidere con quello di un
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Fino al punto che la pittura trompe-l’oeil che attualmente sopravvive, non potendo reinserirsi, mimandola, su una corrente valida di pittura, in
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dipinti come si comportano? Occorre riconoscere che con l’una e con l’altra si comportano indifferentemente. È a questo punto che conviene ricordare la
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’arte un’opera d’arte, semplicemente reintegrandola come atto della libertà umana nel tessuto continuo della storia. A questo punto sarà assai
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dal semplice punto di vista della strumentazione metodologica?» 17.
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struttura. Perciò il punto di partenza è in funzione del punto di arrivo. Non si invia un messaggio se almeno non si spera che possa essere raccolto e
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L’esempio ha dunque chiarito un punto fondamentale, e cioè quella oscura «intelligenza di se stessa» a cui deve l’opera d’arte l’apparente
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misura l’entropia è agli antipodi della struttura dell’opera d’arte. Ma a questo punto non si capisce che legittimità ci sia a servirsi di un concetto
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per le realizzazioni tecnologiche. Visto da questo punto di stazione «l’informazione disgiunta dal significato è una nozione quantitativo-matematica
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Dal nostro punto di vista non conta tanto appurare l’opposizione presunta fra informazione e significato o quella fra ridondanza e originalità
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A questo punto abbiamo dunque raggiunto un’importante certezza: l’opera d’arte è opera d’arte in quanto realizza una presenza, si costituisce astante
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punto di stazione di chi ne fa la recezione nella coscienza, questo punto di stazione può sembrare, anche se non lo è, lo stesso di chi intende
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importante mostrare come le asserzioni del Dewey apparivano intenibili anche su quel terreno. Ma l’ultimo rilievo vale in accezione generale: il punto di
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inerzia nel suo discorso, proprio perché il punto di stazione di chi considera l’opera d’arte all’atto della recezione, e il punto di stazione di chi
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. Cosicché fu indotto a negare, dal suo punto di vista, la possibilità di distinguere un’opera d’arte dagli altri segni. «Nessun segno è ‘ estetico
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Ma noi vogliamo offrire una riprova delle precedenti deduzioni cambiando di livello, e mettendoci perciò da un punto di vista psicologico e da un
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inderogabilità del punto di stazione per cui l’opera d’arte è esaminata nella recezione che ne fa la coscienza. Nella inderogabilità di questo secondo
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dimostrati inoperanti o infruttuosi, nella misura in cui tendevano a trasformare un affaccio parziale sull’opera d’arte in punto di stazione unico
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nel suo prosieguo; la critica, all’atto in cui mira al reinserimento dell’opera d’arte nella storia, e quindi assume il punto di stazione della
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solo il sottofondo o l’antefatto. E sarà bene, a questo punto, ribadire che la duplice storicizzazione dell’opera di cui si è detto, non coincide per
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questo punto risulta incontrovertibile, perché l’intenzionalità accomuna tutte le manifestazioni della coscienza, e proprio in seno all’intenzionalità
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Dal nostro punto di vista la facilitazione che Barthes si accorda con l’immagine pubblicitaria non è affatto una facilitazione: era una necessità
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rientrava in pieno nel messaggio che Racine aveva voluto dare con la Fedra; e certamente vi rientra, ma il punto da dimostrare non era tanto che
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(«Grund und Folge sind nicht das gleiche wie Ursache und Wirkung»). Pure, dopo avere affermato che tali rilievi sono esatti da un certo punto di vista
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A questo punto sembrerebbe che la via del principio di ragione e la via del principio di causalità, rapportato l’uno all’essere, l’altro a schema (a
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Perciò non facciamo una indebita estrapolazione, se vogliamo renderci conto fino a che punto, anche nel campo dell’azione umana, il principio di
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allora da quello che è stato scritto (e noi stessi abbiamo scritto) sull’arte, quanto dal punto di stazione da cui guardare all’arte.
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storia dell’arte esperiti dal punto di vista marxista. Poiché abbiamo già chiarito in qual caso si possa e dove non si possa far pernio sul concetto
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