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’opera d’arte in sé e per sé, nella sua struttura. Non è dunque il punto di stazione dell’autore, né il punto di stazione che noi assumiamo per
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spettatore, perché codesto spettatore si storicizzerà subito in un determinato modo e in un determinato tempo, e a noi certo interesserà enormemente
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pertanto sia lasciata la fase mancante come in balia dello spettatore-ricevente; noi non inventiamo per comodo tre modi di essere dell’opera d’arte
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’integrazione allo spettatore? Certamente noi non abbiamo mai asserito che sia una situazione privilegiata, quella delle arti del nostro tempo, di
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scienza o comunque la cultura dell’epoca vedono la realtà» 5; noi contestiamo di rappresentare una riattivazione della concezione deterministica dell
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immutabile, non è per chi vive nel presente come su un tapis roulant, con l’angoscia che si fermi. Ma le considerazioni precedenti spiegano perché noi non
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Hegel equivaleva alla filosofia, ma che noi dobbiamo intendere, seguendo l’antropologia culturale scientifica, come la fase tecnologica-scientifica
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Qualunque sia lo sfocio della fase attuale — e non saremo certo noi a emettere profezie — si può almeno osservare che, nelle punte più recenti, la
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mondo della vita. In quel medesimo momento, e proprio in tale riconoscimento, noi possediamo l’opera d’arte nella sua peculiarità fenomenologica
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che apparirà subito che l’opera d’arte non andrà estratta, isolata, messa fra parentesi, proprio perché essa stessa, come noi la riceviamo, risulta
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Ma queste considerazioni, che senza proprio potersi dire ormai acquisite, furono tuttavia già da noi anticipate nel Carmine, danno ragione dei
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pittura di Fantin-Latour e di Carrière (e da noi in Ranzoni e in Cremona): l’immagine sfuocata, non per questo è formulata. È solo un artificio per
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A questa sottilissima analisi si può solo obbiettare, ma è obbiezione fondamentale per noi, che è stata esperita sulla recezione della fotografia
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del cinema è troppo presto per dirlo, ma a noi non interessa tanto di precorrere gli sviluppi futuri, quanto di notare che, in questo abbandono
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Ma a questo grado superiore, che per noi porterà alla fondazione dell’arte come realtà pura, per il momento ci arresteremo, poiché non riguarda la
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Appunto per questo, non potendo, per il fine che ci muove, analizzare tutti i casi che a noi sembrano si siano dati, siamo costretti ad anticipare le
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, anche eliminando la fotografia dalla seconda ipotesi, non è tolta di colpo ogni possibilità di equivoco, perché noi possiamo legittimamente avanzare l
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Continuamente noi ci serviamo di oggetti che la percezione ci presenta in via decurtata e abbreviata: e tutti sanno la difficoltà a vedere ex-novo un
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questa diversa angolazione noi ammettiamo, nei suoi limiti ben circoscritti, la validità della pop-art: il presentare l’oggetto in sé e per sé, non è come
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dell’avvicinamento all’opera d’arte, e proprio al momento che la considera nel suo ingresso nel mondo, nelle modalità dell’epifania. Quello che noi
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1948 a proposito del Baudelaire, di Sartre, e poi per il Mallarmé di Mauron e il Lautréamont di Bachelard, noi avemmo a dichiarare esplicitamente il
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proiezione della personalità di Freud su Leonardo, non siamo noi ad asserirlo, ma proprio il biografo autorizzato di Freud, lo Jones, che, come ha
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Non saremo certo noi a gettare il discredito su tali ricerche, come su quelle iconografiche, purché non si prendano in senso taumaturgico e non ci si
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donne: a destra, che si riferisce alla donna nuda, all'amor Dei, è silente, solatio e pacifico nel gregge, aggiungiamo noi, simbolico dell’Agnus Dei e
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la riconciliazione che gli umanisti avevano sognato e a cui tendevano sin dal tempo del Petrarca. E noi crediamo che si possa sottoscrivere a questa
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L’opera d’arte realizza una presenza; ma noi sappiamo che, nel realizzare una presenza, l’opera d’arte si pone al tempo stesso altra dal fenomeno. L
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mai di essere una realtà allo stesso modo che è reale la realtà oggettiva. In secondo luogo essa si pone di fronte a noi come una 'realtà’, ossia le
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concettualizzazione dell’arte sia o no un’aporia irresolubile. Per noi che crediamo che in ogni aporia si nasconda un circolo vizioso, il cui
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indagare la peculiare struttura, in cui si articola, ma in cui non si risolve completamente. Perché noi, indagandola nella sua struttura, dobbiamo di
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: semantico) qui appare chiaramente la strettissima connessione tra intenzionalità e semanticità». E noi non abbiamo nulla da obbiettare se non quanto
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Ma noi vogliamo offrire una riprova delle precedenti deduzioni cambiando di livello, e mettendoci perciò da un punto di vista psicologico e da un
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Noi dunque accettiamo che una conoscenza assolutamente oggettiva dell’oggetto non si possa avere, postuliamo che percepire è già connotare, ma la
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senza esistenza, noi vediamo ora che si fonda sulla struttura stessa della percezione, per cui non si dà né si può dare una conoscenza oggettiva dell
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estetiche, ma a noi interessa di sottolineare che proprio questa analisi a livello semantico conferma la natura fondamentale dell’immagine come
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decodificare. In questo senso, per lui, linguistica e storia letteraria potevano fare tutt’uno. In quanto che, quello che per noi è lo scopo primo della
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Noi vediamo già, per quanto in un modo ancora impreciso, che l’identità, in ciò che essa è, non va lontano senza il fondo (Grund). Ma il principio di
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e di Newton, non si affiancò, e in parte si contrappose, la meccanica quantistica. In quello che interessa a noi, la meccanica quantistica produceva
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della lampada è la conseguenza di un intervento umano, di una intenzionalità che si è servita di un’apparecchiatura preesistente. Se noi volessimo
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allora da quello che è stato scritto (e noi stessi abbiamo scritto) sull’arte, quanto dal punto di stazione da cui guardare all’arte.
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storico a noi più noto e familiare. E come la dialettica struttura costituzionalmente lo stesso proporsi dell’oggetto nell’affabulazione creativa — quello
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