Le due vie
’esperienza delle generazioni successive, viene a configurare lo spettatore-fruitore dell’opera, se ed in quanto ne realizzi la recezione, in una
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Si può asserire che fino circa alla fine della seconda guerra mondiale, se pure vi erano stati vari sintomi dell’intenzione di attirare lo spettatore
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’altro lo spettatore, cui è precluso di intervenire in tale identità e, se lo fa, come avviene, nel caso di manomissioni, rilavorazioni, e anche di
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al flusso del tempo, ma che questo scopo che individua lo stesso volgersi all’arte della coscienza, non distrugge l’altra faccia di questa realtà pura
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nel neo-dada l’evidente presentazione dell’oggetto costituito, senza ulteriore o con minima elaborazione. Dovrebbe essere superfluo, ma non lo è
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struttura che lo fa tale, e la possibilità in generale che la coscienza ha di accedervi.
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Ma la pressione economica doveva interferire pesantemente nell’architettura moderna, più che in qualsiasi altra arte. Già lo stesso Wright, fiero
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crisi semantica delle arti, secondo che la intende lo stesso Garroni 16, se si accetti l’equivalenza di crisi con mutamento o trasformazione non implica
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Qualunque sia lo sfocio della fase attuale — e non saremo certo noi a emettere profezie — si può almeno osservare che, nelle punte più recenti, la
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Vi è allora un’ambivalenza, nel modo di porsi in relazione con l’oggetto: da un lato la coscienza lo visualizza in maniera da isolarlo e farsene un
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naturalistica e non realistica) ma in un modo ben altrimenti complicato ed equivoco, e cioè attraendo lo spettatore in una pittura che è evento in atto
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tale lo fissa senza potere intervenire oltre. L’artista attuale non si parte da un oggetto, ma crea un’immagine che si comporti come un oggetto
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per lo più contemporanea, in realtà questo esemplarsi sulla pittura diviene per il film un lato non essenziale e comunque meno appariscente, in quanto
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trascritto e non per l’assimilazione al suono fisico che riproduce. Si è reso cosciente il trapasso integrandolo con un trapasso nella coscienza, che lo isola
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industriale e, impugnandola, sottrarla alla speculazione dei gruppi di potere capitalisti. Pia illusione, che questo possa accadere, anche dove lo Stato abbia
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la stessa costituzione d’oggetto, l’oggetto sospeso sulla propria esitenzialità. Non è più un trompe-l’oeil, ma rivela lo stesso processo di
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recuperare modalità arcaiche, da Bosch, o tali, come dal Michelangelo tardo della Paolina, che lo aiutino a dissolvere la piramide ottica e lo spazio
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ha lo stesso fenomeno di una-versione pedissequa dell’oggetto, che non è presentito nell’imminenza con la quale lo introduceva il Caravaggio, e, sulla
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avvertimento, che d’altronde fa onore a Weber, mostra anche quanto sia illusorio lo studio delle tecniche artistiche esperito separatamente dal giudizio
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sviluppi indipendentemente dall’intenzionalità formale, ma questa ad un tempo formerà e sarà formata, e lo stimolo, a cui sottoporrà il tecnico in una
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Lo studio rivolto alla tecnica è da chiedersi allora a quale momento della recezione dell’opera come opera d’arte appartiene. Ma poiché un’indagine
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trapassa, non nel senso che, se opera d’arte è, non possa determinarsi come astanza, se se ne ignorino le connotazioni tipologiche, ma perché lo schema
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sarebbe costituito dal significato intrinseco o contenuto, e «lo si apprende individuando quei princìpi di fondo che rivelano l’atteggiamento
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vaso fiammeggiante, esibisce lo splendore di Dio. C’è poi Cupido, e anche lui rientra perfettamente nella trama. Infatti si trova ad essere più vicino
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come lo schiudersi stesso, la messa in opera della verità (nella particolare accezione ontica non logica che verità, come essere, ha in Heidegger).
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opere d’arte, lo schema provvisorio invece anticipa le opere d’arte in quanto tali, che, senza quell’ipotesi, rappresentano solo quel che risultano
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parole) lo ripetono dall’intenzionalità che le origina e non da allegorie o significanze comunque recondite. Dedicheremo a questo esame particolareggiato
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punto di stazione di chi ne fa la recezione nella coscienza, questo punto di stazione può sembrare, anche se non lo è, lo stesso di chi intende
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del Morris apprezzatore designa un certo modo di significare, che non identifica un oggetto né lo caratterizza, ma dispone i suoi interpreti ad un
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può esser segno, dal momento che il suo esser segno dipende dal comportamento di chi come segno lo interpreta. Proprio per questo era inevitabile che
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del linguaggio artistico, e perciò resuscitando lo stile.
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lo si percepisce. Riferendoci allora all’analisi del linguaggio che abbiamo fatto nel Celso 55; partendoci dallo schematismo kantiano, se riprendiamo
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linguisti moderni rappresenta lo stesso criterio definizionale del linguaggio rispetto agli altri sistemi semici 1, si rivela non solo come il
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percepito, e ne istituisce un altro, che per altro è solo di parziale sostituzione, con un altro percepito. La sostituzione è parziale perché, lo si ripete
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, avulso dal suo contesto, che la coscienza investirà le sue intenzioni per lo più ineffabili, ma proprio come un’investitura di significato
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Così lo Jakobson, per giudicare erroneo di contrapporre poetica a linguistica sulla base che, avendo la poetica per compito di emettere dei giudizi
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(il lettore o l’ascoltatore) ima distinzione fra linguistica e poetica risulta allora impossibile. Per questo lo Jakobson può affermare: «dato che la
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quanto la tettonica individua lo scheletro portante, la tecnica, il materiale: continuando il parallelo, la materia dell’architettura sarà la
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decodificare. In questo senso, per lui, linguistica e storia letteraria potevano fare tutt’uno. In quanto che, quello che per noi è lo scopo primo della
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principio di causalità, che nella sua connessione necessaria di causa ed effetto (per cui presume lo svolgimento nel tempo) rientra di per sé nella
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rivela lo schema stesso del pensiero che pensa i processi dell’esperienza, dell’esistente.
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ogni modo, non è affatto pacifico che cosa significhi identità» 14. Può significare che è lo stesso, lo stesso come se stesso: lo stesso con se
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sommi capi il nesso di svolgimento nel tempo. Ma allora, anche se lo schema della causalità è uno schema valido per il pensiero, come lo schema dell
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Ma il principio di causalità, seppure rappresenti lo scheletro stesso, il paradigma su cui si articola il sapere scientifico, non ha solo campo di
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quantistica, ciò non toglie che il campo in cui gravita, ed in cui è stato formulato, sia lo stesso del principio di causalità, la logica.
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struttura logica del giudizio e la struttura con cui si pensa lo svolgimento del reale, porta infatti a modellare insensibilmente il nesso causale sul
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’Islamismo sul Cristianesimo 35, nonché con la necessità di far coincidere lo stadio supremo (e raggiunto al tempo di Hegel) e cioè «il regno della
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dialettica si deve lo sganciamento del materialismo storico marxista dal meccanicismo, rispetto all’elementare determinismo che fu dei Comte e dei Taine
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storico a noi più noto e familiare. E come la dialettica struttura costituzionalmente lo stesso proporsi dell’oggetto nell’affabulazione creativa — quello
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giustapposizione e nella mancanza di dialettizzazione. Nel caso in parola si deve osservare che la dialettizzazione avviene proprio fra lo stile di Gentile e quello
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