Le due vie
irriducibile. Ma, questi due punti di stazione, non coincidono con quello dell’autore e con quello dello spettatore. Col primo punto ci volgiamo all
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fede in una vita ultraterrena, ma si è perso la fede perché ci si individua solo nel presente. Né può ristabilire questa fede, sia pure non in termini
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Ma proprio questa inevitabile antinomia espressione — impressione, ci riconferma che il riconoscimento della bipolarità dell’arte deve essere spinto
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-media di fronte alla quale si ribella la coscienza individuale e cerca altrove l’integrazione, ci sembra l’unica visione possibile e la spiegazione della
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l’interno della casa verso il fulcro di chi ci vive.
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Lasciando da parte quanto si riferisce al primo punto di stazione, per cui ci riferiamo a quello che, a diverse riprese, abbiamo scritto in proposito
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"sottordine quale merce, virtualmente scomparirebbe come opera d’arte, ma non ci sarebbe da vedere in questo fatto, pur umiliante per la cultura, alcunché di
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Ma la dialetticità del rapporto è una dialetticità sui generis. In quanto che, più che un’opposizione di antitesi, ci sarebbe, si tratti di neo
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Appena iniziata, la nostra riduzione ci avvediamo ch’essa è già stata compiuta all’atto della sua creazione, che è anche quello del suo ingresso nel
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cinquant’anni da quella data, possono apparire del tutto remote. Non che, ci si intenda bene, siano divenute false, ma si prestano a ulteriori
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materie sono subentrati gli oggetti in persona con la loro materia ben altrimenti conturbante e irritante che le nude materie a cui ben presto ci si
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carità pelosa — che di colpo si trasferiva al cinema. E perfino col colore ci sono state e ci sono le giuste resistenze, e nei più avveduti, c’è la
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Ma a questo grado superiore, che per noi porterà alla fondazione dell’arte come realtà pura, per il momento ci arresteremo, poiché non riguarda la
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Appunto per questo, non potendo, per il fine che ci muove, analizzare tutti i casi che a noi sembrano si siano dati, siamo costretti ad anticipare le
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Continuamente noi ci serviamo di oggetti che la percezione ci presenta in via decurtata e abbreviata: e tutti sanno la difficoltà a vedere ex-novo un
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Ma proprio questi esempi chiariscono il problema: il trompel’oeil, se e in quanto possa essere sostituito dall’oggetto stesso o sostituirglisi, ci dà
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d’un architetto, che, anche nell’ingegnere, non ci fosse una larvata proiezione delle condizioni formali e non solo tettoniche a cui doveva
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chiarissima motivazione ci trova del tutto concordi, sia a proposito della biografia degli artisti e dei modi di dedurne motivazioni dell’opera d’arte
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fatto che una parte del castello che Freud ci costruì sopra derivasse dalla errata traduzione di nibbio in avvoltoio: concordiamo con l’Eissler che il
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Riconosciuta la recezione in una coscienza come basilare per il porsi stesso dell’opera d’arte in quanto opera d’arte, ci si può allora proporre
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Non saremo certo noi a gettare il discredito su tali ricerche, come su quelle iconografiche, purché non si prendano in senso taumaturgico e non ci si
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Viene ora un latinista, il Della Corte 19, che ci dice in primo luogo come, la traduzione proposta dal Panofsky, è possibile senza essere l’unica e
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, consiste in questo, che essa ci è data come una formazione in sé perfetta, creata dall’uomo... essa non può trarre ausilio da nessun altro mezzo
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(condizionato nella sua possibilità o riconoscibilità) da un’estetica che ci garantisca la effettiva qualità estetica di quei materiali» 14.
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procedimento fenomenologico ci porrà di fronte ad un’attitudine in base alla quale non dovremo più ricorrere ad una categoria prefabbricata e neppure
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il messaggio non sembra che ci sia nulla nell’opera d’arte, in qualsiasi opera d’arte, che non possa essere messaggio. Ma il messaggio non è in sé e
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misura l’entropia è agli antipodi della struttura dell’opera d’arte. Ma a questo punto non si capisce che legittimità ci sia a servirsi di un concetto
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In fine si può concludere che dei concetti di originalità come improbabilità e ridondanza come del già noto non ci se ne può né ci se ne deve servire
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asserisca che qualcosa si comunica, voglia o no l’artista, ci si può credere [...] ma quel che si comunica, allora, dipende da quello che il ricevente
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Ci siamo dilungati nel riportare la critica del Boas al Dewey, perché, essendo una critica formulata in terreno finitimo a quello del Dewey, era
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concetto dell’arte come una sorta di comunicazione, — scrive appunto — ha i suoi pericoli perché, per analogia di linguaggio, ci si aspetta naturalmente che
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’opera d’arte. Nel processo creativo, ci si parte dunque da un processo di semiosi per giungere a ricostituire una realtà immediata, astante, ma
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porrebbe sullo stesso piano di una frase che lo designa, del tipo: ecco un canestro di frutta. Nelle quali parole ci sono ovviamente le due
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analisi, vediamo di mostrare come i differenti livelli ai quali ci si è posti, si sovrammettano, si completino o si combinino dando così alla poesia il
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non consiste nell’informazione che ci dà, per riprendere l’esempio, «erano i capei d’oro all’aura sparsi» e neppure nel giochetto l’aura/Laura che
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sulla base (Grand) del medesimo. Su quale base, dunque? Il medesimo interviene qui come la base (Grund), dell’appartenenza mutua. Nell’identità ci si
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Dove non ci sia quantità, ma qualità, il principio di causalità non si può applicare, perché, mancando la possibilità di verifica sperimentale, l
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concepibili, che potevano presumibilmente aggiungersi, mentre l’ambito dei momenti causali la cui aggiunta ci faccia sembrare probabile un’altra conseguenza
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radicale della storia come catena di cause, in quella di Croce, cioè, a cui non riuscì di eliminare ad ogni livello la ricerca delle cause; «se ci
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autorizza insomma nessuna previsione valida perché è solo sull’accadimento che il pensiero la formula e la verifica: è la flessione con cui ci articoliamo il
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Abbiamo preferito dare la critica di un marxista ad un saggio di critica d’arte marxista, per esemplificare, senza che ci si possa accusare di
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