Le due vie
Si può asserire che fino circa alla fine della seconda guerra mondiale, se pure vi erano stati vari sintomi dell’intenzione di attirare lo spettatore
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Ma se questi sono i momenti fondamentali del processo creativo, di qualsiasi processo creativo, era inevitabile che potessero introdurvisi delle
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Bisogna ricordare infatti che fine del processo creativo è dar luogo alla fondazione di una realtà pura, divisa dalla realtà esistenziale, sottratta
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D’altronde nei casi che non possano attribuirsi ad incapacità o ad impotenza — e troppi di cotali esempi se ne può dare in ogni epoca e per qualsiasi
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Ma proprio questa inevitabile antinomia espressione — impressione, ci riconferma che il riconoscimento della bipolarità dell’arte deve essere spinto
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contro il monumentale, che in definitiva altro non è che negazione dell’architettura come esterno), ed invece, per ragioni economiche, il doversi
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Si deve allora arguire in definitiva che le antinomie che incontra il pensiero sull’arte risalgono ad una riduzione fenomenologica errata e che tali
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L’interpretazione che abbiamo delineato, facendo perno su una carenza ontologica comune all’intera epoca, dovrebbe potere estendersi a tutte le
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Ma se la confusione che è stata fatta sinora fra i due punti di stazione e inoltre e soprattutto fra il secondo e il punto di vista (storicizzato
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Per Hegel la morte dell’arte era una deduzione del suo sistema più che derivazione dell’apprezzamento, pur tendenzialmente negativo, dell’arte del
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Scriveva Argan: «Siamo tutti d’accordo che l’informale non è arte d’avanguardia: bisogna anzi andare oltre, e riconoscere senza tremare che la
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Ma per decidere che fenomeno-non-è io non potrò neppure confrontarla, come l’oro alla pietra di paragone, con la categoria suprema dell’arte, in
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Occorre quindi un riesame che tenga conto delle mutate condizioni di questi ultimi venti anni. E il dubbio che insorge è questo. Se per caso, anche
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Né qui si starà a dire che il cinema doveva restare muto o in bianco e nero. Il cinema deve solo non perdere di vista che la sua essenza è
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E cioè il suono fotografato ha subito un’evoluzione simile a quella dell’oggetto visivo, in quanto che dallo scrupolo iniziale di registrazione come
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A riprova di ciò sta il fatto che, nel cinema più avanzato, non si cerca tanto l’assimilazione al teatro o al racconto o alla pittura, quanto l
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Appunto per questo, non potendo, per il fine che ci muove, analizzare tutti i casi che a noi sembrano si siano dati, siamo costretti ad anticipare le
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Continuamente noi ci serviamo di oggetti che la percezione ci presenta in via decurtata e abbreviata: e tutti sanno la difficoltà a vedere ex-novo un
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Fino al punto che la pittura trompe-l’oeil che attualmente sopravvive, non potendo reinserirsi, mimandola, su una corrente valida di pittura, in
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psicologico, senza tenere conto del fatto fondamentale che, nella loro essenza, non sono state create per trasmettere un messaggio ma per determinare
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Vale dunque riassumere per sommi capi la teoria del Panofsky che, per le arti figurative, più chiaramente e precisamente l’ha formulata, pur senza
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sulla sistematica applicazione del principio di causa, che abbiamo respinto. D’altronde, come il Panofsky stesso ammette esplicitamente, per passare
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Ripetiamo che con questo non intendiamo gettare il discredito su ricerche erudite commendevolissime, che rappresentano il nesso stesso dell’opera d
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Né, con l’interrogare la presenza che realizza l’opera d’arte nella sua struttura formale, se ne verrà ad infrangere l’unità, ché anzi, da una tale
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Per cui «l’istituzione della verità nell’opera [d’arte], è il prodursi d’un tale esistente [di una tale realtà] che non era prima e mai sarà più in
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L’unica conclusione logica che dovrebbe trarsi da tale aporia, se veramente fosse irresolubile, è che non si dovrebbe parlare più né d’arte né di
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È chiaro che la strumentazione metodologica altro non è che il metodo induttivo delle scienze, a cui si vuole assimilare anche l’estetica. Ma alla
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Come primo rilievo occorrerà precisare che la concezione dell’opera d’arte come messaggio non si aggiunge ma innova radicalmente rispetto all’opera d
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Dovremmo dunque ricercare qualcosa di simile non in produzioni collaterali al messaggio, ma dove si determini una presenza analoga a quella che si
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Vediamo se vi siano, al di fuori dell’arte, manifestazioni che presentino una caratteristica così straordinariamente contraddittoria. Ma è chiaro che
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Si scopre allora che la comunicazione riguarda sempre qualcosa che non è presente, astante: la comunicazione informa di una presenza che è altrove o
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messaggio è ciò che serve a modificare il comportamento di chi lo riceve 23, e perciò, nel messaggio, quel che conta, non è la sua lunghezza, ma quel che
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che non esiste e non è mai esistita. Ma se anche supponessimo che la comunicazione è capace di rendere comune un’esperienza, che ciò sia fatto
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Riassumeva allora il Rossi-Landi che la «differenza specifica del segno estetico sta in quelli fra i segni iconici che designano valori (ma non
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L’oggettualizzazione, che è l’intenzione stessa rivolta all’oggetto, se si considera dal punto di vista semantico, si configura come connotazione. A
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Noi dunque accettiamo che una conoscenza assolutamente oggettiva dell’oggetto non si possa avere, postuliamo che percepire è già connotare, ma la
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L’operazione che avviene nella costituzione d’oggetto è inversa, in quanto che all’oggetto estratto dal flusso dell’esistenza si intende di fare
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che, se nella fotografia hanno luogo due messaggi, l’uno senza codice, l’altro in codice, nell’opera d’arte, che individua il momento dello svincolo
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Sarà chiaro, allora, che la distinzione fra quello che appartenga al primo o al secondo ramo della critica non si è intesa qui formalisticamente, ma
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Nella semiosi, perciò, non si postula un cambiamento di sostanza dell’oggetto, ma è il percepito che assume una diversa struttura: la quale, in
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Dal nostro punto di vista la facilitazione che Barthes si accorda con l’immagine pubblicitaria non è affatto una facilitazione: era una necessità
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L’autorità degli analisti convince anche di più, crediamo, che ove si voglia cogliere nell’opera d’arte, che sia poesia o architettura, il messaggio
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Abbiamo detto che i vari messaggi contenuti a differenti livelli dall’opera ne fanno parte integrale, ma non della struttura per cui un’opera d’arte
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. Piuttosto, l’unione inscindibile che nella parola è offerta dal nesso significante-significato, nell’opera d’arte si produce fra i mezzi che sono tramite
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A Heidegger, che a due riprese ha studiato questi testi fondamentali, dando infine un trattato del principio di ragione 9, non poteva sfuggire la
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Che questa ricerca risultasse vana, è dovuto al fatto, secondo Kant, che non si dimostrano dommaticamente le proposizioni sintetiche. Così la causa
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). Riconosce Heidegger che, sebbene accettato fra i principi primi — e cioè i princìpi di identità, di differenza, di contraddizione, del terzo escluso — neppure
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’asserito nesso di causa ed effetto risulterebbe un’asserzione arbitraria o al più probabile, frutto d’opinione e non di scienza. Ma che cos’è la qualità
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applicazione nelle scienze naturali. Per l’influsso esercitato dal determinismo che si affermò con la meccanica classica, tutto il pensiero filosofico
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La precisazione che si è raggiunta sul principio di causalità, aiuta a mettere in evidenza una distinzione che è già implicita nella critica di
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