Le due vie
non si tratta di trascrivere un mero rispecchiamento dell’opera attraverso lo spettatore, ma di prendere atto del rapporto dialettico che si stabilisce
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significati allegorici, sempre collaterali o aggiuntivi, dell’opera, sicché l’opera, una volta compiuta, aveva bruciato in sé e senza residui l’originario atto
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, notare a questo punto che, così facendo, e cioè dando atto della possibilità che l’atto creativo si autolimiti contraendosi in una delle due fasi, e che
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tutta l’arte contemporanea, mentre, prendendone atto, si arriva a potere porre nei giusti termini la pariteticità, con i processi artistici interamente
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’arte, al modo cioè che uno riceve una legnata sulla testa, se come tale non la individua nel suo foro interiore, con un atto autonomo di riconoscimento
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arbitrario. Accettare invece come costituzione d’oggetto un tableau-piège di Spoerri o un combine-painting di Rauschenberg, non è un atto arbitrario; e
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, all’intruppamento nell’industria (al cui servizio, certo, si è messo il design), e quindi la rivalutazione dell’atto autonomo con cui l’individuo si
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recepita dalla coscienza, deve essere individuata come opera d’arte. Quello a cui si trova di fronte la coscienza, all’atto della recezione, è in prima
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degli artisti, soprattutto oggi dichiara, nello svolgimento in atto dell’arte, la sua pregnanza, talché anche più che quella del critico è la posizione
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’esistente in atto al momento di oggettualizzarsi ma il manichino dell’esistenza. Di qui il moto di assorbimento (più che di integrazione) dell’immagine riceve
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Appena iniziata, la nostra riduzione ci avvediamo ch’essa è già stata compiuta all’atto della sua creazione, che è anche quello del suo ingresso nel
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quale epoché in atto, che si è estratta, isolata, messa fra parentesi dal mondo della vita.
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fotografia non è solo denotato, ma che la struttura del messaggio fotografico è proprio di presentarsi come coesistenza in atto di due messaggi, uno denotato
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, non con l’esecuzione di una pittura rispetto al primo costituirsi dell’oggetto. Dunque il fotografo, all’atto di trarre la sua immagine, sa che
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naturalistica e non realistica) ma in un modo ben altrimenti complicato ed equivoco, e cioè attraendo lo spettatore in una pittura che è evento in atto
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opera in potenza, ma in atto. Ed è per questo che non si è andati oltre l’informale, anche se le materie vanno scomparendo, perché addirittura alle
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fotografia scomparirebbe a profitto del presentarsi in atto della cosa.
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nella fotografia la riproduzione meccanica piuttosto che l’atto di bloccare ed estrarre un frammento di realtà, che, come si è detti, è atto di
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di colpire fotografia e cinema all’atto del prelievo dell’oggetto. Le strutture che si possono enucleare per la recezione della fotografia o del
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storicamente inerenti per l’autore all’atto creativo, per il ricevente alla recezione.
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Nell’autore l’atto simbolico della costituzione di oggetto si esaudiva e si esauriva nella formulazione d’immagine, ma nel ricevente le eventuali
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sublimazione in atto dell’oggetto, nella continuazione che il processo trova nella coscienza dello spettatore integrato. Il trompe-l’oeil di Sciltian non ha
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La critica letteraria, ancor più che la critica d’arte, mostra in atto la divisione fra critica estetica e critica storica, divisione che è
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collimazione reciproca, che, all’atto della recezione, avviene fra l’opera e la coscienza ricevente, perché, proprio in quel momento, la coscienza
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non rimanere come segni o simboli isolati, ma da disporsi nell’atto di un colloquio e sullo sfondo di un paesaggio. È solo ad un secondo esame
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Ora, la storia si fa del passato, non c’è storia del presente: nel presente, per la storia, c’è uno svolgimento in atto che viene ad essere
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potere applicare all’opera d’arte i sistemi di indagine che valgono per la storia, indipendentemente dal fatto che qui, quest’atto della libertà
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’arte un’opera d’arte, semplicemente reintegrandola come atto della libertà umana nel tessuto continuo della storia. A questo punto sarà assai
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per dato e fatto del suo atto di nascita, non fluttuante non ubiquitario, ma storicamente determinato in una determinata coscienza (e dunque, società
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come primo rispetto al comportamento che assumerà una coscienza prendendone atto: e cioè il caso, ad esempio in cui apro una porta, dietro cui non
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la lettura del messaggio segreto, è intervenuto un successivo atto che ha isolato certi elementi, precedentemente costituiti in codice, e li ha
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vista nuovo del Dewey fu quello appunto di considerare l’opera d’arte all’atto della recezione, e l’equivoco nasce dai sottili spostamenti che questa
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inerzia nel suo discorso, proprio perché il punto di stazione di chi considera l’opera d’arte all’atto della recezione, e il punto di stazione di chi
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quanto non implicherebbe un atto di esperienza successivo (Yerkes), o in altre parole non suscita alcuna azione appropriata alla presenza del suo oggetto
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oggetto, è atto di connotazione e corrisponde all’estrazione, dal flusso continuo della vita, di un particolare aspetto o schema dell’oggetto così come
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nel suo prosieguo; la critica, all’atto in cui mira al reinserimento dell’opera d’arte nella storia, e quindi assume il punto di stazione della
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varrà per quella sola astanza, e non per un nesso esistenziale o per una semiosi in atto. Sarà quella realtà non esistenziale, non significante che è l
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, non si dissolve come percepito. Presente e assente al tempo stesso. La semiosi è pertanto il processo in atto dell’intellezione, e, in quanto tale
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originarie e confuse con cui poté sorgere l’opera d’arte, all’atto della costituzione d’oggetto, rappresenterà un’indagine che non riguarda la struttura dell
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specificità umana dell’uomo, specificità che in primo luogo si documenta nella semiosi, come intellezione in atto. Della semiologia generale infatti il
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rientrasse nel messaggio che voleva recare l’opera, quanto che la struttura dell’opera, come azione in atto, lo consentisse. Dopo la lettura del lungo saggio
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configurazione causale dell’atto intenzionale dell’aver girato un interruttore risulta solo una riduzione analogica, la motivazione dell’atto non si
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col pensiero stesso in atto provoca la riluttanza, anche fra taluni marxisti (ad esempio Lukàcs) a estenderla, nonostante Engels, al mondo fisico, in
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’economia sulla quale viene a poggiare la storia non è, come nella scienza classica, un ciclo chiuso, di fenomeni oggettivi, ma un confronto in atto di
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