Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri
chiarire del fatto. Ogni lume dell’arte, ogni salutare precetto era dimenticato: studiare il vero, inutile; gli antichi, pedanteria; ispirarsi bene al
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opere all’insegnamento. Ed in vero pratica dell’arte ebbe poca, come mostra quel suo deposito scolpito per Giuseppe Bencivenni Pelli, oggi nel
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sarebbe andato più innanzi; pure la semplicità della composizione che più al vero s’accosta, e la parsimonia che usò negli ornati lo manifestano scultore
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quali tanta a studio del vero si compiaceva; e in fine quel gruppo colossale del soldato greco, che precipita con immanissima furia il fanciullo
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rivolse intiera allo studio del vero, e non greca la volle o romana, sibbene per naturali bellezze sublime. Trovato un concetto filosofico e sempre
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soffitta ove era vissuto con la famigliuola. Modellò alcuni ritratti assai belli, una Madonnina un terzo del vero per Pistoja (1850) e il Ganimede, la
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genj e le Virtù cardinali sull’urna della contessa d’Albany in Santa Croce, la statua maggiore del vero del senatore Giovan Vincenzio Alberti nel tempio
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getti di finitura e delicatezza mirabile. Nel 1837 fece il busto di un giovinetto da esso modellato sul vero; dopo di che avuto modo per favore di
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femmina; cose tutte eseguite con infinita cura e sapienza, e che servono agli studj chirurgici non meno che il vero. Gli oltramontani stessi, non troppo
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vero risiede, volle seguitare i più strani capricci, e si ridusse una matta convenzione, quasi diremmo una parodia. Pietro Leopoldo I, salito al trono
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metodi meccanici, che la riducevano a mestiero, si cercarono e disegnarono le statue e i dipinti dei grandi maestri, si studiò il vero e l’anatomia
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in pènna, alcuni in dimensioni straordinarie, e con figure al vero; come il profeta Eliseo che maledice i fanciulli. Mirabilissimi poi quelli che sono
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contentò di trovare meglio che il vero l’effetto. Meritano nondimeno tra le cose sue particolare ricordo, certe tele dipinte per adornare le pareti di un
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esempi e del vero, colore quasi sempre buono e armonioso, sono pregi comuni dei suoi dipinti; singolarmente in quelli che potrebbero dirsi della sua
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benché sia un composto di calce, anch’oggi dura saldissima. Vero è che ambedue queste opere non sono fattura di toscani, dovendosi la prima all
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bulino degno di ricordanza onorata. Vero è che le opere sue e dei suoi contemporanei, in mezzo a molti pregi, risentono di una certa tal quale asprezza
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