Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri
veduta Roma, si dette ad operare e non senza lode. Sono ivi di suo disegno la Canonica di Santa Maria delle Carceri, la porta del collegio Cicognini e l
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opere non senza pregi. — LORENZO SANTI fu pure di Siena (n. 1783, m. 1839); sebbene, compiuti a Roma gli studj, passasse a Venezia, e nominato
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GIUSEPPE MANETTI fiorentino (n. 1761, m. 17 febbraio 1817) studiò in Roma l’architettura eoa molto profitto, e al suo ritorno in patria, appena di
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, peregrinando a Roma e in altre parti d’Italia. Di ritorno alla patria fu ingegnere di ponti e strade e anche si piacque della scenografia; ma ebbe merito
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i suoi studj sotto il Paoletti e il Cacialli, quindi a Roma, e riuscì architetto e perito di non comune valore. Devonsi a lui l’ingrandimento della
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dato anche alla scultura un valente maestro, chiamando da Roma a bella posta INNOCENZIO SPINAZZI, uno dei primarj che allora fiorissero in quella
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Portoferraio (n. 22 dicembre 1790, m. 28 febbraio 1844), educato all’arte in Toscana e poi a Roma, riuscì scultore lodato. Il suo Ciparisso gli diede
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il corso accademico, passò a perfezionarsi a Roma, e di là mandava come saggio di studj il gruppo Dafni e Cloe, che poi nel 1841 rifece quasi
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abbandonata tra noi. Il Papi (n. in Roma il 31 agosto 1806) venne per tempo in Toscana e qua dopo ostinata perseveranza e studio indefesso, giunse ad eseguire
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ed affetti, ebbe comune la fama del Mengs. Ma taluno vorrebbe considerarlo, e non senza ragione, più romano che lucchese, perchè a Roma solamente fece
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Non pertanto dalla scuola del Petroni, ma non già per le lezioni di lui, uscivano per recarsi a Roma a cercarvi perfezione nella pittura due
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la sicurezza in ciò acquistata dal nostro Luigi, che giovane ancora e studente a Roma, certo giorno con maraviglia di tutta la scolaresca dell
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disegno di composizione, Saffo ed Alceo agli Elisi; la seconda (1809) col quadro a olio, Zenobia raccolta dal fiume Arasse. Pensionato a Roma, ivi
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Vediamo in breve quali fossero i lavori principali di questo artista che mirabile a dirsi, lasciò fatti circa duecento quadri. Tornato appena da Roma
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primi rudimenti del disegno e del colorito dal Tofanelli, passò a Roma desideroso di studiarvi i più insigni modelli delle arti italiane. Più che i
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continuo finché visse gli crebbe, lo mandò a Roma e Venezia perchè vi studiasse i prodigi di Raffaello e Tiziano. Tornato di là, dipinse a fresco in
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Benedetto da Foiano che muore nelle carceri di Castel Sant’Angelo a Roma. Fece anche il Galileo Galilei che rifiuta la collana d’oro mandatagli dagli
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la facciata della chiesa di San Marco fatta nel 1777. Il primo è una poco lodevole imitazione di quello costantiniano di Roma, con l’aggiunta di goffi
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principalmente vuolsi ricordato Luigi Siries (n. in Firenze 28 giugno 1743, m. 15 ottobre 1811) che dopo avere studiato a Roma le arti belle, fu da Pietro
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caccia di Diana, dal famoso quadro del Domenichino nel palazzo Borghesi a Roma, l’Aurora seguita da Apollo e dalle Ore, fresco di Guido Reni nel
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acque termali di San Filippo alle falde del Monte Amiata, non molto lungi dalla via di Roma. Fece egli conoscere che questo tartaro, poteva depositarsi
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. Vedansi per esempio il Sordello, e alcuni degl’intagli per la Divina Commedia impressa in Firenze dall’Ancora (1817-19). — FRANCESCO RAINALDI (n. a Roma
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