Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri
(n. 18 agosto 1758, m. in Firenze 12 ottobre 1820) apprese dal Paoletti i buoni precetti dell’arte. Riuscì però migliore teorico che pratico, come
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architettoniche degne di essere ammirate. Però di suo fece poco e non bene, se vogliansi eccettuati alcuni riattamenti in Venezia al Palazzo Regio, a quello
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noi; però ci sembrano almeno sufficienti a provare che non dorme neghittosa, nè schiva, secondo lo concedono i tempi, i precetti e gli esempi dei sommi
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. Giudicandolo però dal libro che pubblicò in Firenze nel 1802 intitolato: Istruzione elementare per gli studiosi della Scultura, sembra che fosse buon teorico.
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però non sempre riuscisse a rendersi conto di questa doppia fatica del pensare e del vedere. Da ciò i precetti di lui non sempre rispondenti agli
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Sarzana (n. 26 luglio 1814, m. 22 luglio 1856) fu aggraziato statuario, se non molto nuovo nei suoi concetti, abilissimo però a condurli con assai
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statua di Piero Capponi pel portico del Vasari; crediamo però che oggi abbia lasciato l'arte. — Pietro Costa pure fiorentino (n. 1819), studia con amore
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Però non crederemmo avere sodisfatto intiero l’obbligo nostro, se dopo aver parlato della Scultura, non ricordassimo quel bravo CLEMENTE PAPI, che ha
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’Accademia di Belle Arti; e anche in questa città condusse assai lodati dipinti, sebbene però non riuscisse mai a vincere in pregio l’Appiani. — Nè
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, per la ricchezza e convenienza dell’inventare e pel modo di colorire. Anche esso però imparava l’arte a Roma, studiando sotto Niccola Lapiccola e
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immaginava dipingere intieramente il Duomo di Firenze. Ebbe però non comune scienza degli usi, riti e costumanze antiche, e incise all’acqua forte, ma
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, Giovanni delle Bande Nere al passaggio dell’Adda (1852), difettosa però nella composizione, e l’Eva che ascolta il linguaggio del serpe seduttore, che
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Napoleone I. Ma di quest’ultima però abbiamo di lui solo il cartone, perchè gli mancò la vita a colorirla. A Genova poi lavorò il martirio di San Giacomo
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però tanto avesse e cosi degnamente lavorato, negli ultimi giorni del viver suo, uno solo fu il sospiro che la morte gli strappò dal cuore: dunque non
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Prometeo, ma riuscì inferiore a sè stesso. Uno dei suoi migliori quadri però è la morte di Sofonisba, che poi nel 1840 espose in Milano. Chiamato a dirigere
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Traballesi, cavato dal quadro del Domenichino in Forlì; — SANTI Pacini che adoperava il pennello e il bulino, senza però levarsi dalla mediocrità; e
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, sommo tra gli incisori italiani. Però il Vangelisti non quieto dell’animo per private domestiche sciagure, certa notte preso da fatale disperazione
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