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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254899
Saltini, Guglielmo Enrico 50 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

Ma se al regio architetto Paoletti si deve grande riconoscenza per quello che fece, più assai conviene tributargliene per quello che seppe insegnare

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per assai tempo esercitandosi. Datosi con molto amore allo studio dei monumenti greci e romani, ne trasse gusto squisito, pratica delle buone regole, e

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il Castinelli di Pisa, e il Bettarini di Portoferraio. Del merito di ciascuno d’essi diremo qui brevemente, per ricordare poi le opere di quei nostri

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dell’istituto. Le cose sue principali sono la chiesa d’ordine dorico ai bagni di Montecatini (1824), la loggia reale per le pubbliche feste tutta in

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volle togliere alla vista di Firenze quelle mura squallide e disadorne, gli meritò pure assai lode; specialmente per la vasta, graziosa ed

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. Scorrono le acque sul colle per un doppio canale murato e coperto lungo metri 1653,607, e giungono dovè principia la pianura già purgate da spesse

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Livorno la vasta Casa Pia di Lavoro, che immaginò e diresse, sono le sue opere principali. Ma entrati in quel luogo per forza d’arme nel maggio del

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ancora il ponte detto di Santa Trinità presso la fortezza vecchia, e devesi a lui il lodatissimo progetto per gli Spedali, secondo il quale si

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, per la maggior parte ora esposti a Londra, e anche un bel trovato per migliorare Fattuale metodo di coprirei tetti, che ebbe le lodi dell’accademia dei

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da certe norme convenzionali, divenute oracoli per gli artisti; e guai a chi pensasse, per mo’ d’esempio, modellare un panno con gusto, senza avere

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maestri. E da ciò si potrebbe trarre argomento di vita; la quale vogliamo sperare apparirà manifesta a questo concorso aperto per la facciala di Santa

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metropoli. Ma per quanto non mancasse lo Spinazzi di sapere e di gusto, per quanto conoscesse a maraviglia il meccanismo dell’arte, educato anch’esso ai

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di Lui. Ma la figura del nostro scultore che sembrò vincer le altre per gentilezza di sentimento è la Purità, modellata per la cappella del Poggio

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l’arte, e la fatica più lunga, fu nel monumento che il figlio Anatolio volle modellato da lui per Niccolò Demidoff. Opera è questa da reputare

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rivolse intiera allo studio del vero, e non greca la volle o romana, sibbene per naturali bellezze sublime. Trovato un concetto filosofico e sempre

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può nè deve scordarsi mai d’essere per sua natura monumentale: a noi rimane accennare quali fossero le opere per le quali venne in cosi chiara

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Ora secondo il nostro costume seguiteremo prima a parlare degli artisti mancati alla vita, per accennar poi brevemente ai viventi. FRANCESCO Pozzi di

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; conciosiachè anche per non dilungarci troppo, si voglia solamente accennare a coloro che più salirono in fama, o che ebbero la fortuna di eseguire pubbliche

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E anche vogliamo dire alquanto della ceroplastica, arte già fino dal secolo XIV praticata in Firenze per le figure votive, che si mettevano nelle

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abbandonata tra noi. Il Papi (n. in Roma il 31 agosto 1806) venne per tempo in Toscana e qua dopo ostinata perseveranza e studio indefesso, giunse ad eseguire

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memoria. La figura può disfarsi pezzo per pezzo, lasciando scoperte le cavità del torace e del basso ventre. Puossi così esaminare la situazione dei

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’incarico di formare un intiero gabinetto anatomico per l’Imperatore d’Austria, ebbe mestieri di circondarsi di aiuti. Ma dei quattro ammessi al suo

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meglio si faceva in passato. Vorremmo avere spazio e tempo per dare a tutti la debita lode e descrivere le cose più belle; ma per farlo

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: «Io pago e aiuto questi miserabili, ed altri prenderà cura di far imbiancare le volte!» Non pertanto vennero i nuovi tempi per l’arte: ma noi prima di

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detto di lui anche troppo. — GAETANO PIATTOLI (n. 1703, m. 1770 circa), seppe di pittura tanto quanto faceva mestieri ai suoi tempi per esser tenuto in

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Le cose passarono meglio a Lucca. Un suo cittadino POMPEO BATONI (n. 5 febbrajo 1708, m. 4 febbrajo 1787), riuscito pittore chiaro per immaginativa

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Arti. Ma oltre la fama che gli venne dalle opere numerose, meritò onorato ricordo, per aver trovato una certa terra verde mare, da cui si cava quel

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PIETRO PETRONI di Pontremoli (m. in età avanzata nel 1803), che che ne dicano i biografi municipali, fu mediocrissimo pittore; e se ottenne per

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Non pertanto dalla scuola del Petroni, ma non già per le lezioni di lui, uscivano per recarsi a Roma a cercarvi perfezione nella pittura due

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: Le regole pratiche di prospettiva per i giovani figuristi, impresso in Firenze; e LUIGI CATANI (n. 1762, m. 12 ottobre 1840) frescante anch’esso tra i

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dipingere grandi e macchinose storie nei teatri, su i siparj, per le sale signorili, e anche nelle chiese. Ricordiamo i freschi dei Pitti

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Molte e tutte lodate furono le opere che lasciò questo pittore; eccone le principali. La parabola del Samaritano, che per la bontà delle tinte parve

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’ingegno veramente originale, fecondo nell’immaginare e più ancora nell’eseguire, mirò a raggiungere la perfezione per nuove vie. Improntava a penna in sulla

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dipinto per la chiesa di San Paolo a Napoli. Ma una delle opere che più fece onore al Nenci sono i soggetti che disegnò maestrevolmente sulla Divina

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loro vita intellettuale per isbalzi dal cattivo al buono, ma camminano lentamente verso il meglio. E noi ogni qual volta ci facciamo a considerare la

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al maestro. Fece anche per la chiesa di San Remigio, l'Arcivescovo di Rems che dà il battesimo a Clodoveo re de’ Galli, pittura di grandi dimensioni

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, per quanto glielo concedevano le proprie forze, raggiungere la purezza del disegno, il gusto semplice del colorire e sopra tutto la ispirazione

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Ma uno dei meriti più rilevanti del Bezzuoli fu nel dipingere a fresco; e per coloro che hanno veduto di lui Alessandro il Macedone nello studio d

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Ma i due artisti che sopra gli altri levaronsi per altezza d’ingegno, furono i figliuoli di Luigi Sabatelli, Francesco e Giuseppe, ambedue presto

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pastori (1821), gli meritò assai lode e promise in lui un artista valente. Nè il suo dipinto dei Martiri per la chiesa di Santa Felicita, il San Cammillo

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; l’arco di trionfo fuori la porta a San Gallo, eretto nel 1739, quando Francesco II di Lorena veniva a Firenze per raccogliervi l’eredità medicea, e

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, nel 1601 mandato in dono a questo pontefice; e poi i famosi lavori per la cappella dei depositi medicei in San Lorenzo, che con magnificenza proprio

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, vogliamo brevemente intrattenerci, per compiere meglio che per noi si possa l’ufficio nostro.

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E primo d’ogni altro per ordine di tempo si fa innanzi nella bella schiera dei nostri CARLO GREGORI di Firenze (n. 1719, m. 1759) che fu incisore a

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vuolsi, ma più infelice. Dato saggio della sua abilità nell’intagliare in rame, con alcuni pensieri che fece per una raccolta pubblicata dal pittore Anton

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sotto gli occhi di Lei. E fu per questi lavori che Lasinio ebbe particolare rinomanza, e ottenne prima dal Granduca il carico di maestro d’intaglio

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architetto per iscienza e perizia non meno che per erudizione commendevole. E benchè facesse i principali studj negli stati romani, ove prese stanza

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. Vedansi per esempio il Sordello, e alcuni degl’intagli per la Divina Commedia impressa in Firenze dall’Ancora (1817-19). — FRANCESCO RAINALDI (n. a Roma

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gli altri rami per l’opera del San Marco, il Paradiso dell’Angelico, con tanto gusto e sapere, che assai bene rende immagine di quella divina

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venne in fama del primo architetto dei nostri tempi. Eretta in Modena la chiesa dei Padri Teatini, che ottenne a fare per gara d’ingegno coi migliori

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