Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri
fare nel Casentino e a Piombino, nel 4849 divenne architetto delle Regie Fabbriche. Dei lavori che eseguì pel suo ufficio sarebbe lungo discorrere
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, pel solito vezzo di chi, stimando reggere con senno, gratificava la gente di fuori screditando il paese.
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, come il palazzo già Salviati rifatto intieramente pel principe Don Cammillo Borghesi nel 1821, e riuscito secondo la intenzione di lui, splendida reggia
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monumento la tavola che il Bartolini scolpì pel principe istesso. Cinta attorno dallo Zodiaco, rappresentazione del mondo, sostiene il dio Amore inteso a
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composizione, al solito pel desiderio di molti più volte rifatta; e la Cloe (1834) che adagiata al suolo, d’improvviso, scorgendo un serpe tra i fiori
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dopo la morte del Bartolini fu chiamato a finire il modello del Colombo che mostra ai suoi concittadini la Terra da lui scoperta, gruppo colossale pel
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istesso, quella della Fortezza che fece pel famoso monumento di Cristoforo Colombo a Genova, la puttina che prega scolpita già pel Demidoff, e
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, per la ricchezza e convenienza dell’inventare e pel modo di colorire. Anche esso però imparava l’arte a Roma, studiando sotto Niccola Lapiccola e
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tela, perchè spendiamo altre parole a descriverla. Nel 1837 la morte di Filippo Strozzi e quella di Lorenzino de’ Medici, che fece pel cavalier Puccini
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esecuzione, e il quadro storico Amadeo VI di Savoia che presenta il patriarca di Costantinopoli a papa Urbano V, ambedue dipinti pel re Carlo Alberto
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dicemmo, dal fratello Francesco. Scoperte queste opere nel 1836 agli occhi del pubblico, si levò un plauso universale pel giovine portentoso, che ormai
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quelli de’ suoi coetanei. Nel 1800 ottenne il premio di pittura pel concorso del quadro a olio nell’accademia di Belle Arti di Firenze, col soggetto
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belle tavole dei preziosi monumenti d’Ercolano e Pompei, pel Museo Borbonico che si pubblicava a Napoli. Fece quindi la raccolta dei sarcofagi, urne e
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Maddalena di Carlo Dolci, una Madonnina pel Villardi, e la Beatrice Cenci da Guido. In questo, mancato il Morghen, parve a Ferdinando III fosse degno di
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