Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri
dimostra il libro da lui pubblicato nel 1805: Saggio intorno alla determinazione dell9 ombre nei diversi soggetti dell’architettura geometrica, e l
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annesse, a San Donato nei contorni di Firenze dal 1828 al 31; e per essere stato il primo ai nostri tempi, che facesse un disegno per la facciata di
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Sarzana (n. 26 luglio 1814, m. 22 luglio 1856) fu aggraziato statuario, se non molto nuovo nei suoi concetti, abilissimo però a condurli con assai
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. I lavori di squisito disegno e di perfetta esecuzione eseguiti nei monumenti della contessa d’Albany e dell’architetto Digny in Santa Croce di
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bel colore tanto adoperato nei freschi, e che dicono anch’oggi da lui il verde terreni.
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dipingere grandi e macchinose storie nei teatri, su i siparj, per le sale signorili, e anche nelle chiese. Ricordiamo i freschi dei Pitti
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giovinetti nei quali parvero riposte le speranze dell’arte toscana. Faceva ammirarsi il primo per aggiustatezza d’ingegno e perseveranza negli studj, il
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piedi. Laonde da un così fatto esercizio acquistò nel comporre un fare largo e ricchissimo, che poi tradotto nei suoi dipinti e specialmente nei freschi
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Contemporaneo a questi due grandi artisti fu FRANCESCO NENCI d’Anghiari (n. 10 aprile 1781, m. in Siena il 4 marzo 1850). Ammaestrato in Firenze nei
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XVIII ai dì nostri, può dirsi presso che nuovo, ben poco trovandosene nei libri. Ma comunque la brevità del tempo che ci fu assegnato (poco più di un
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altro nei freschi. E sebbene oggi le opere che fece non sieno in fama come ai tempi della sua giovinezza, non possono negarglisi pregi nella
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cisterna di Dothain, e la creazione dell’anima. Quando Luigi Sabatelli fu chiamato da Milano a dipingere nei Pitti il salone dell’Iliade, il
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(n. 9 dicembre 1818) è pittore di gusto, specialmente nei cosi detti quadri di genere, e si distingue per corretto disegno e buon colore. Non
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non furono gli ultimi a farlo avanzare, operando nel duro metallo ciò che a stento si fa sulle tele e nei marmi; di essi e delle cose loro principali
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qui ne scrissero, come fosse suo pregio singolare quella delicata soavità d’espressione che metteva così bene nei lavori, acquistata forse dalla
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pel Dante ancora inedito di lord Vernon. Ma dove Giovan Paolo Lasinio raggiunse vera eccellenza nell’arte fu nei così detti generi a contorno e a mezza
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