Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri
dimostra il libro da lui pubblicato nel 1805: Saggio intorno alla determinazione dell9 ombre nei diversi soggetti dell’architettura geometrica, e l
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. Affidati particolarmente a lui i grandiosi lavori dei Pitti, prima, seguendo le tracce del maestro, attese a terminare l’aggiunta palladiesca che
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Siena, oggi stanza del Collegio Tolomei, e devesi pure a lui l’ampliamento della chiesa di San Francesco, pregevole edifìzio della sua patria.
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restauri, riattamenti ed in altre cose d’ingegneria, poco operasse di nuovo, la palazzina Ad Votum da lui rifatta in via Larga (oggi Cavour) è esempio di
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GIOVANNI LAZZARINI da Lucca (n. 1769, m. 1834) esercitò con lode l’architettura. Le molte chiese da lui edificate nel contado lucchese; vari ponti
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andarono disperse. Fu questa per lui la più grande delle sventure, e tanto se ne accorava che infermatosi, un lento morbo lo condusse al sepolcro. Lasciò
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ancora il ponte detto di Santa Trinità presso la fortezza vecchia, e devesi a lui il lodatissimo progetto per gli Spedali, secondo il quale si
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i suoi studj sotto il Paoletti e il Cacialli, quindi a Roma, e riuscì architetto e perito di non comune valore. Devonsi a lui l’ingrandimento della
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di Lui. Ma la figura del nostro scultore che sembrò vincer le altre per gentilezza di sentimento è la Purità, modellata per la cappella del Poggio
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l’arte, e la fatica più lunga, fu nel monumento che il figlio Anatolio volle modellato da lui per Niccolò Demidoff. Opera è questa da reputare
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però non sempre riuscisse a rendersi conto di questa doppia fatica del pensare e del vedere. Da ciò i precetti di lui non sempre rispondenti agli
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figure colossali decorative. Si debbono a lui ancora la statua della Speranza alla cappella del Poggio Imperiale, e quelle di Lorenzo il Magnifico (1842
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Orcagna, collocata nel 1843 tra quelle degli Uffizi, in atto di contemplare la celebre Loggia che a lui si attribuisce, sono sculture di pregio singolare
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prima ad aiutare il maestro, fu poi anch’esso modellatore del R. Museo, e lungamente si adoperò con lui in quelle celebri preparazioni di anatomia umana e
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detto di lui anche troppo. — GAETANO PIATTOLI (n. 1703, m. 1770 circa), seppe di pittura tanto quanto faceva mestieri ai suoi tempi per esser tenuto in
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, che serviva alle funzioni dottorali, e quella destinata alla musica nel palazzo de’ Pitti, furono pitturate da lui; ma l’opera che valse a dargli
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bel colore tanto adoperato nei freschi, e che dicono anch’oggi da lui il verde terreni.
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gli studj, fermò il domicilio, e operò. Che che ne sia, la patria serba di lui poche cose. Ricordiamo tra queste il quadro ov’è espressa santa
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Non pertanto dalla scuola del Petroni, ma non già per le lezioni di lui, uscivano per recarsi a Roma a cercarvi perfezione nella pittura due
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, nella Tribuna a lui dedicata nel Museo di Fisica; un Ganimede, stupenda figura, nello sfondo di una volta in casa dei marchesi Gerini; il Trionfo d
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. E il progresso ha da considerarsi in lui tanto maggiore, quanta più verità e studio della natura traspare nelle sue opere. Oggi una lodevole scuola
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Ma uno dei meriti più rilevanti del Bezzuoli fu nel dipingere a fresco; e per coloro che hanno veduto di lui Alessandro il Macedone nello studio d
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Napoleone I. Ma di quest’ultima però abbiamo di lui solo il cartone, perchè gli mancò la vita a colorirla. A Genova poi lavorò il martirio di San Giacomo
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polmonare, che troppo da lui spregiata in principio, ora s’era fatta insanabile. E avuto appena il tempo di dar l'ultima mano a un altro suo stupendo
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pastori (1821), gli meritò assai lode e promise in lui un artista valente. Nè il suo dipinto dei Martiri per la chiesa di Santa Felicita, il San Cammillo
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San Lorenzo di Pietro da Cortona. Si devono pure a lui molti dei ritratti della serie degli uomini illustri nelle arti belle, data in luce a’suoi
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molta pratica che avea del miniare. Si dà pure a lui il vanto di avere introdotto nell'arte il metodo d’incidere a granito, da lui condotto alla maggior
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cose del Vangelisti. Il granduca che in lui vedeva avverarsi le concepite speranze, gli pose grandissimo affetto; e quando, fatto Imperatore, volle
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migliori sue opere d’intaglio si annoverano gli affreschi celebri del mentovato Camposanto, per lui ridotto all’antica bellezza, pubblicati da MolinieLandi
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conto del Volpato (1781); il quale moltissimo sperando da lui, volle stringerlo a sè anche coi legami della parentela e gli dette in isposa la propria
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lui eseguita in Firenze nel 1787, insieme alla nuova disposizione interiore di quel pio luogo; e la fabbrica non spregevole del Conservatorio di
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incisione delle tavole patologiche del celebre Scarpa, e poi del famoso Giuseppe Longhi lombardo. Incise sotto di lui l'Erodiade del Luino, la Sacra famiglia
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’artisti, che già ha fatto sotto di lui due stupende pubblicazioni: la Galleria dell’Accademia di Belle Arti, e il San Marco dei Padri Predicatori
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del Cardellino e l’altra la Bella Giardiniera, opere insigni di Raffaello, furono da lui incise maestrevolmente a genere finito, e la prima in ispecial
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traslocamento di una intiera volta dipinta a fresco da Matteo Rosselli 1, da lui immaginato e diretto nella mentovata villa dell’Imperiale, e il trasporto
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