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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254940
Saltini, Guglielmo Enrico 50 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

considerarli nulla lasci a desiderare. Ma per dar mano a questa grande opera, bisognava raccogliere da ogni parte nuovi documenti e memorie, le quali appurando e

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’arte immaginativa pronta singolarissima. Le opere sue principali furono il casino di Weill-im-Kloster; un tempio assai bello di forma circolare sopra

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PASQUALE POCCIANTI di Bibbiena, terra popolare del Casentino in Toscana (n. 18 maggio 1774, m. 18 ottobre 1858), ebbe da natura le più belle doti

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dell’istituto. Le cose sue principali sono la chiesa d’ordine dorico ai bagni di Montecatini (1824), la loggia reale per le pubbliche feste tutta in

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il Castinelli di Pisa, e il Bettarini di Portoferraio. Del merito di ciascuno d’essi diremo qui brevemente, per ricordare poi le opere di quei nostri

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; rammenteremo solo che fa in grazia sua, se furono scoperte le celebri pitture giottesche della cappella del palagio del Potestà in Firenze, di cui

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GIOVANNI LAZZARINI da Lucca (n. 1769, m. 1834) esercitò con lode l’architettura. Le molte chiese da lui edificate nel contado lucchese; vari ponti

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ALESSANDRO GHERARDESCA pisano (n. 11 marzo 1779, m. 11 gennaio 1852) coltivò con grande amore le arti belle, alle quali era andato educandosi

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del fosso coperto di Livorno, detto il Voltone, e la piazza che vi soprasta, ricorda le opere più belle che mai si facessero di quella specie. Condusse

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, per la maggior parte ora esposti a Londra, e anche un bel trovato per migliorare Fattuale metodo di coprirei tetti, che ebbe le lodi dell’accademia dei

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il gran Michelangelo avrebbe veduto avverarsi la sua profezia, se oltre la tomba si conoscessero le umane miserie.

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principii falsi e corrotti dei suoi tempi, sebbene contemporaneo del Canova, non la fece avanzare d’un passo. Perchè in tutte le opere sue, i monumenti

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Pompeo Giuseppe Signorini, sono degni di ammirazione; questo singolarmente, ove a ricordare le virtù del defunto, che fu non timido amico del vero, l

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scultura. Dire quali fossero le sue prime opere, i suoi studj artistici, i viaggi che intraprese anche in regioni straniere non è da questo luogo; basti a

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può nè deve scordarsi mai d’essere per sua natura monumentale: a noi rimane accennare quali fossero le opere per le quali venne in cosi chiara

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morale (nella quale operazione della mente, non ebbe fin qui, nè forse avrà mai chi gli stesse a paro), cercava nel vero le forme più adatte a

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. 1781, m. 1854), seppe dell’arte tanto da non essere dimenticato, quando si allogarono le statue degli illustri toscani, e nel 1845 fece quella di

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Firenze, come pure quelli bellissimi della Tribuna di Galileo, mostrano chiaramente come tutte le molte altre sue opere, quanto abbia gusto nel disegno

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E anche vogliamo dire alquanto della ceroplastica, arte già fino dal secolo XIV praticata in Firenze per le figure votive, che si mettevano nelle

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Cellini, poi la testa del David di Michelangelo, e in fine le statue del Duprè, Abele e Caino, per la reggia de’ Pitti. Tutti questi getti sono di una

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che più gli tocca da vicino; non solo manca intieramente all’Italia, ma anche ci fanno difetto le memorie, che pure saremmo in debito stretto di

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d’Europa posseggono le stupende opere sue, e ricco sopra ogn’altro ne è il nostro, ove la sola Venere decomponibile, basterebbe a farne durevole la

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addetto al R. Museo. Le sue preparazioni di animali, di piante, di fiori e di frutti, gli organismi vegetabili, e quant’altro in somma può essere utile allo

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Ma prima di lasciare la scultura e le arti che hanno con essa una più stretta attinenza, non vogliamo passare sotto silenzio quelle dell’intaglio in

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: «Io pago e aiuto questi miserabili, ed altri prenderà cura di far imbiancare le volte!» Non pertanto vennero i nuovi tempi per l’arte: ma noi prima di

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in tela ora per la Galleria imperiale di Vienna, ora per diversi gentiluomini fiorentini, tedeschi, e inglesi che ambirono fregiarne le loro. Fatta

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tutti costoro avessero allora gran nome, oggi appena se ne ricordano le fatiche.

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Le cose passarono meglio a Lucca. Un suo cittadino POMPEO BATONI (n. 5 febbrajo 1708, m. 4 febbrajo 1787), riuscito pittore chiaro per immaginativa

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le pitture della cappella del Sacramento nel Duomo della sua patria, e la sala elegantissima detta del Buon Umore, nella Accademia fiorentina di Belle

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: Le regole pratiche di prospettiva per i giovani figuristi, impresso in Firenze; e LUIGI CATANI (n. 1762, m. 12 ottobre 1840) frescante anch’esso tra i

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Non pertanto dalla scuola del Petroni, ma non già per le lezioni di lui, uscivano per recarsi a Roma a cercarvi perfezione nella pittura due

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dipingere grandi e macchinose storie nei teatri, su i siparj, per le sale signorili, e anche nelle chiese. Ricordiamo i freschi dei Pitti

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Molte e tutte lodate furono le opere che lasciò questo pittore; eccone le principali. La parabola del Samaritano, che per la bontà delle tinte parve

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rappresentante Ulisse nella reggia d’Alcinoo che piange, udendo Femia cantare le vicende della guerra troiana; e il quadro del martirio di Santa Irene

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Ma il pittore che approfittando degli esempi del Benvenuti e del Sabatelli, seppe, mercè le doti che natura gli avea largito, far nuovi passi nell

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altro nei freschi. E sebbene oggi le opere che fece non sieno in fama come ai tempi della sua giovinezza, non possono negarglisi pregi nella

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prima fanciullezza fece manifesta la mente nell’immaginare feconda, e la mano prontissima a delineare sulle carte, con fieri e parlanti segni le sue

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Quali fossero le condizioni di quest’arte nobilissima in Toscana intorno alla metà del secolo passato, lo dicono chiaro due monumenti allora inalzati

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progressi. E se fino allora, con poche eccezioni, tutte le opere si riducevano ad ornati e fiorami di specie diversa, da indi innanzi si pose mano a

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considerarsi come materiale imitazione dei dipinti. Questo modo di lavorare, che fino dal secolo XIV era noto in Toscana, come sanno coloro che le

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bulino degno di ricordanza onorata. Vero è che le opere sue e dei suoi contemporanei, in mezzo a molti pregi, risentono di una certa tal quale asprezza

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cose del Vangelisti. Il granduca che in lui vedeva avverarsi le concepite speranze, gli pose grandissimo affetto; e quando, fatto Imperatore, volle

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valentissimo. Sono sua prima opera oltre alcuni disegni, fatti in aiuto del padre, di pitture del Camposanto pisano, e di altre del buon tempo, le più

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gratuita di disegno a benefizio della gioventù, diede origine all’attuale Accademia di Belle Arti, della quale poi venne creato direttore. Tra le

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, divenne artista piuttosto unico che raro. Le prime sue opere furono la Poesia e la Teologia, cavate da due tondi dipinti nel Vaticano dall’Urbinate, per

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alla vita e agli studj di Giuseppe Ignazio suo padre 1. Dettò poi la Memoria sopra la maniera di costruire, resarcir e e mantenere le sirade della

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terzo. Tra le sue stampe si ricorda anche con lode Cefalo e Procri tratta da un quadro del Benvenuti. — NICCOLÒ PALMERINI genovese (n. 1779, m. 14

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premio. Fece poi in più tempi alcune bellissime stampe, tra le quali ci piace ricordare la nascita della Madonna da un fresco di Andrea del Sarto

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E primo ricordato tra i suoi allievi vogliamo che sia PIETRO NOCCHI di Firenze (n. 29 giugno 1823, m. nel dicembre 1857). Le due Madonne, una detta

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PAOLETTI fiorentino (n. 7 dicembre 1727, m. 19 febbrajo 1813). Dotato da natura di quel gusto squisito che le anime gentili sentono, ma che non s

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