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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254951
Saltini, Guglielmo Enrico 32 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

Ma se al regio architetto Paoletti si deve grande riconoscenza per quello che fece, più assai conviene tributargliene per quello che seppe insegnare

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; bel pensiero che la ingente spesa fece metter da parte. A Livorno poi, invece di aggiunte e restauri, condusse dai fondamenti gli Acquidotti con il

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architettoniche degne di essere ammirate. Però di suo fece poco e non bene, se vogliansi eccettuati alcuni riattamenti in Venezia al Palazzo Regio, a quello

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Belle Arti sotto il conte Digny. Conseguito nel 1825 il premio di concorso, e dato saggio della sua abilità con alcuni lavori che il maestro gli fece

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che fece sul Serchio, e la ricostruzione in città del teatro del Giglio quale oggi si vede, sono opere pregevoli; singolarmente quest’ultima, che ha

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cui riuscì non secondo a nessuno dei contemporanei. A Napoli fece le prime prove nell’operare, aiutando Antonio Niccolini, artista suo compaesano, nella

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Diremo adesso dei viventi seguendo, secondo il metodo nostro, l’ordine cronologico delle date di nascita. — STEFANO MINUCCI di Firenze (n. 1791) fece

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principii falsi e corrotti dei suoi tempi, sebbene contemporaneo del Canova, non la fece avanzare d’un passo. Perchè in tutte le opere sue, i monumenti

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rinomanza. Il nome del Pampaioni si fece noto circa il 1827, per un piccolo monumento commessogli da certo signore pollacco a cui la morte aveva rapito una

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. 1781, m. 1854), seppe dell’arte tanto da non essere dimenticato, quando si allogarono le statue degli illustri toscani, e nel 1845 fece quella di

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anche sua lodata opera il Dante seduto, che sta nelle sale dell’Accademia Labronica in quella città, ma non può dirsi lo stesso di quello che fece

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getti di finitura e delicatezza mirabile. Nel 1837 fece il busto di un giovinetto da esso modellato sul vero; dopo di che avuto modo per favore di

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laboratorio, in breve rimase solo il Calenzuoli, che innamoratosi dell’arte, studiò indefessamente il disegno e l’anatomia, e si fece valente. Chiamato

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conto. Più che altro si occupò di ritratti e, buoni o cattivi, ne fece a quanti forestieri capitarono in città; ed acquistò fama grandissima in gran

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dipinto prima d’ottenere codesto ufficio, nulla più fece poi; e abbandonati affatto i pennelli, parlò sempre ai giovani scuolari, ma non disse loro pure

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ed affetti, ebbe comune la fama del Mengs. Ma taluno vorrebbe considerarlo, e non senza ragione, più romano che lucchese, perchè a Roma solamente fece

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, lo fece considerare come uno dei più grandi artisti del tempo, competitore degnissimo-del Benvenuti. Ed entrambi, vicendevolmente stimandosi, si

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Edipo dall’albero ove era stato appeso (1815), e una Vergine orante col putto (1816). Diversi freschi fece poi in quella città e in Toscana; ricordo

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al maestro. Fece anche per la chiesa di San Remigio, l'Arcivescovo di Rems che dà il battesimo a Clodoveo re de’ Galli, pittura di grandi dimensioni

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altro nei freschi. E sebbene oggi le opere che fece non sieno in fama come ai tempi della sua giovinezza, non possono negarglisi pregi nella

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prima fanciullezza fece manifesta la mente nell’immaginare feconda, e la mano prontissima a delineare sulle carte, con fieri e parlanti segni le sue

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del Benvenuti, si fece presto una maniera propria e secondo quella operò. Il primo suo quadro giovanile, l’Erminia che scuopre il bel sembiante ai

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Ma se i sovrani della famigia de’ Medici ebbero tutti a cuore quest’arte, ci piace tuttavia confessare, che pei Lorenesi fece nuovi e importanti

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poco fece nè cose di gran conto. Appartengono pure a questo periodo i fiorentini — ANTONIO GREGORI fratello di Ferdinando, che ebbe una certa dolcezza

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vuolsi, ma più infelice. Dato saggio della sua abilità nell’intagliare in rame, con alcuni pensieri che fece per una raccolta pubblicata dal pittore Anton

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belle tavole dei preziosi monumenti d’Ercolano e Pompei, pel Museo Borbonico che si pubblicava a Napoli. Fece quindi la raccolta dei sarcofagi, urne e

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figliuola. Ma il rame che fece nome in Europa al nostro Morghen fu la Giurisprudenza del medesimo Sanzio, tanta v’è dentro purità nel disegno

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acque termali di San Filippo alle falde del Monte Amiata, non molto lungi dalla via di Roma. Fece egli conoscere che questo tartaro, poteva depositarsi

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del Sanzio, e il ritratto di Carlo V, che è da noverarsi colle opere sue migliori. In procedere di tempo venuto a Firenze, fece per Luigi Bardi

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un bel ritratto, che è tra le migliori cose sue. Fece pure il ritratto di Alessandro Rivani a mezza macchia, e a genere finito quello di Madonna Laura

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premio. Fece poi in più tempi alcune bellissime stampe, tra le quali ci piace ricordare la nascita della Madonna da un fresco di Andrea del Sarto

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scaturiscono le acque purgative. Contemporaneamente fece il nostro architetto i due cortili alla Real Villa del Poggio Imperiale in prossimità di Firenze, e

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