Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri
travagliato dalla fortuna morì allo spedale di Santa Maria Nuova, ed ebbe modestissima tomba nel chiostro del convento di San Marco dalla pietà d’un
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PASQUALE POCCIANTI di Bibbiena, terra popolare del Casentino in Toscana (n. 18 maggio 1774, m. 18 ottobre 1858), ebbe da natura le più belle doti
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studi, operò quasi sempre con assai correzione ed eleganza, e n’ebbe onore in Italia e fuori, singolarmente appresso i Francesi che lo vollero membro
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anni ventiquattro, ebbe dal principe la cura delle fabbriche dell’Opera del Duomo, e d’altri pubblici edifizi. Fu poi maestro dell’Accademia fiorentina
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, peregrinando a Roma e in altre parti d’Italia. Di ritorno alla patria fu ingegnere di ponti e strade e anche si piacque della scenografia; ma ebbe merito
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dell’Elba lo ebbe carissimo, e benché assai giovane designava affidarli opere importanti nell’isola. Nè l’età provetta smentì la gioventù promettitrice
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, per la maggior parte ora esposti a Londra, e anche un bel trovato per migliorare Fattuale metodo di coprirei tetti, che ebbe le lodi dell’accademia dei
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opere all’insegnamento. Ed in vero pratica dell’arte ebbe poca, come mostra quel suo deposito scolpito per Giuseppe Bencivenni Pelli, oggi nel
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morale (nella quale operazione della mente, non ebbe fin qui, nè forse avrà mai chi gli stesse a paro), cercava nel vero le forme più adatte a
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. 1795, m. 14 maggio 1853) ebbe da natura e dallo studio l’amore e la pratica dell’arte; ma per avversità di fortuna, non riuscì che tardi a levarsi
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, franchezza nel modellare, e abilità non comune nel lavoro dei marmi. — Emilio Demi di Livorno (n. 26 agosto 1798), ebbe fama di ottimo scultore e
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), apprese l’arte nello studio del Calenzuoli; ma le cose sue all’occhio degl’intelligenti rimangono di gran lunga inferiori a guelle del maestro; ed ebbe
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’incarico di formare un intiero gabinetto anatomico per l’Imperatore d’Austria, ebbe mestieri di circondarsi di aiuti. Ma dei quattro ammessi al suo
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della Toscana, volle fare dipingere alcune sale della villa del Poggio Imperiale, ma in veder poi codeste pitture scoperte, ebbe ad esclamare sdegnato
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riserva per le colpe del tempo, dalle quali non ebbe ingegno sufficiente a francarsi, può dirsi il Gherardini tra i buoni artisti d’allora. — GIULIANO
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ed affetti, ebbe comune la fama del Mengs. Ma taluno vorrebbe considerarlo, e non senza ragione, più romano che lucchese, perchè a Roma solamente fece
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E vuolsi infine mentovato un altro pittore di storie a fresco, che sebbene ricco di feconda immaginazione, e di prontezza singolare, ebbe a’ suoi
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VALENTINO BALDI di Pistoja (n. 1744, m. 22 ottobre 1816) fu anch’esso pittore di prospettive e d’ornati, ed ebbe rinomanza nel colorire grottesche
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con Arunte figlio di Tarquinio il Superbo, gli vadano innanzi per merito di composizione. Ma dove il Sabatelli non ebbe rivali fu nel dipingere a fresco
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1827 ebbe la direzione, dopo la renunzia di Giuseppe Collignon.
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di Angeli esultanti che inneggiano alla Madre di Dio (1847); dei restauri, quelli stupendi delle pitture giottesche nel palazzo del Potestà, ove ebbe
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quadro a olio, Aiace Oileo che in onta ai numi tenta salvarsi dalla procella, mancò tra le braccia paterne. Il miracolo di Sant’Antonio, che ebbe fine
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l'Accademia di Siena, dopo alcuni anni lasciò quell’ufficio, astrettovi dalla mal ferma salute. — NICCOLA MONTI di Pistoia (n. 28 agosto 1780) ebbe
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istorie artistiche non ignorano affatto, ebbe più vera e propria vita ai tempi del granduca Cosimo I de’ Medici, che con forte dispendio fondò un ricco
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, oriunda di Francia, ma da lungo rimasta tra noi, la quale di padre in figlio eredò l’amore all’arte, e n’ebbe sempre sotto i Lorenesi la direzione. E
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poco fece nè cose di gran conto. Appartengono pure a questo periodo i fiorentini — ANTONIO GREGORI fratello di Ferdinando, che ebbe una certa dolcezza
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Cesari, su disegni cavati dai busti della regia Galleria, e dopo alcuni ritratti di Auguste donne de’ suoi tempi, ebbe presto reputazione nell’arte, e
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perfezione. Chiamato poi a Firenze da Ferdinando III, quivi passò il resto della sua vita, e v’ebbe fiorita scuola nell’Accademia, casa, stipendio, ed agio a
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Toscana, pubblicata in Firenze nel 1780, e diverse rime scherzevoli. Come architetto ebbe da Pietro Leopoldo I onorato collocamento tra quelli delle
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eccellente dei tempi nostri. Ebbe a maestri il Longhi di Milano e il Rosaspina di Bologna, ma si attenne al fare del Longhi, come si vide fino dai
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. 8 maggio 1792). Nel 1825 espose all’Accademia di Milano, Gesù bambino presentato al tempio, da un quadro di fra Bartolommeo da San Marco, e n’ebbe il
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architetti d’Italia; da Pietro Leopoldo I che ne conobbe il sapere, fu ascritto tra i regi architetti, ed ebbe poi cattedra nell'Accademia fiorentina
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