Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri
’educatorio di San Niccolò; in Firenze l’interno della chiesa di Santa Maria degli Ughi, e a Montepulciano il teatro. — Cosimo Rossi Melocchi di Pistoja
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corpo degli ingegneri del governo. Dei molti e pregevolissimi lavori che fece in questo impiego basterà ricordare la colmata di un vasto territorio
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della Cattedrale, eseguito nel 1842, nella quale occasione rifece anche le cantorie e le cornici degli organi, seguendo con finissimo gusto le linee
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del Machiavello e del Lami in Santa Croce di Firenze, l’Angelo sulla porta di mezzo del Battistero, le statue della sala degli stucchi ai Pitti, e
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, simboleggiante la virtù assalita dal vizio; e il Machiavello che medita la riunione delle sparte membra italiche (posto nel 1846 sotto il portico degli Uffizi); e
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Come Antonio Canova restituiva la vita all’arte statuaria richiamandola principalmente allo studio degli antichi modelli greci, Lorenzo Bartolini la
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indicibile affetto; e la statua di Leonardo da Vinci, collocata nel 1842, tra le ventotto degli illustri toscani nel portico del Vasari.
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Ora secondo il nostro costume seguiteremo prima a parlare degli artisti mancati alla vita, per accennar poi brevemente ai viventi. FRANCESCO Pozzi di
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Buonarroti, che nel 1842 fu posta sotto il portico degli Uffizi, sono opere per concetto, ed esecuzione commendabilissime. Quel Michelangiolo poi che pensa
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la Venere della villa della Petraia e il Mercurio volante della Galleria degli Uffizi, bronzi di Giovan Bologna; nel 1839 il Perseo di Benvenuto
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civile comunanza, o perchè il tema non fosse creduto importante com’è di fatto, o perchè sia costume degli uomini stimar meno e meno darsi pensiero di ciò
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) allievo del Meucci. Riuscendo a comporre con lode bassorilievi a chiaroscuro, ornò a fresco una gran sala della R. Galleria degli Uffizi, e altri ne fece
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meglio sopra i famosi dipinti degli antichi maestri. Operò assai nel Vaticano, quindi per diverse corti d’Europa e per i privati signori; ma la patria
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immaginava dipingere intieramente il Duomo di Firenze. Ebbe però non comune scienza degli usi, riti e costumanze antiche, e incise all’acqua forte, ma
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Concilio degli Dei in Olimpo, quando Giove ordina loro di non prendere parte alcuna nella futura guerra troiana; Giunone che chiede a Venere nell’Olimpo il
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Ma il pittore che approfittando degli esempi del Benvenuti e del Sabatelli, seppe, mercè le doti che natura gli avea largito, far nuovi passi nell
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religiosi, e poi con amore grandissimo ai restauri degli antichi dipinti, che una barbarica ignoranza da un pezzo aveva lasciati in vergognoso abbandono
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sepolcro, poco curante del plauso universale, taciturno, solitario, pensoso, sfuggiva i geniali ritrovi degli amici, le feste, i conviti, e perfino le
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degli esperimenti nel collegio di San Giovannino (1838) e in special modo lo sfondo della volta, ove rappresentò la Religione cristiana che si rivela
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San Lorenzo di Pietro da Cortona. Si devono pure a lui molti dei ritratti della serie degli uomini illustri nelle arti belle, data in luce a’suoi
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chiaro nome e comodo stato. Dal suo primo lavoro, che fu un San Filippo eseguito in Firenze, fino all’ultimo, la Strage degli Innocenti da Guido Reni
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(Firenze, 1812, in folio atlantico); gli ornati delle Logge Vaticane; l’Etruria pittrice; e la Vita di Gesù Cristo. Degli onori che furono tributati
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che la raccolta de’ suoi intagli ascende a poco meno di trecento. Onori e ricompense non gli mancarono, ma noi ci passeremo degli uni e delle altre
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fabbriche reali, e molte cose in patria operò. Basti ricordare la scala della Galleria degli Uffizi coi due vestiboli che alla medesima introducono; il
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E qui torremo finalmente comiato, dolenti di aver poco e forse mal sodisfatto al merito degli artisti di cui osammo favellare. Non pertanto valga
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nel 1776 dette il disegno per la sala degli stucchi nel palazzo dei Pitti; ed ivi anche incominciò quella nuova parte di fabbrica che risponde sul
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