Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri
fatti fin qui, sappia cavarne un libro degno della nazione italiana. Allora i sani e veri principii sui quali riposa il risorgimento delle arti nostre
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il restauro della villa di Scornio su quel di Pistoja, proprietà allora del cavaliere Giuseppe Puccini; quello del teatro dei Ravvivati, e il Panteon
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statue dell’Arco di porta a San Gallo, opere del Foggini, del Ticciati, del Masoni e d’altri scultori, che si reputavano allora abilissimi, basta a
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dato anche alla scultura un valente maestro, chiamando da Roma a bella posta INNOCENZIO SPINAZZI, uno dei primarj che allora fiorissero in quella
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Imperiale. E tanto anche allora parve bella, che si volle conservata tra i cimelj nel regio palazzo. Oggi è all’Esposizione di Londra.
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tempo, a noi basterà ricordare una delle opere sue tenute allora più belle, quella macchinosa cupola della basilica di San Lorenzo, certi dell’aver
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tutti costoro avessero allora gran nome, oggi appena se ne ricordano le fatiche.
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prima sua opera, quella che allora gli valse la fama, il martirio di San Donato per la cattedrale d’Arezzo. Esposto il quadro agli occhi del pubblico
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scuola del Desmarais (maestro francese allora insegnante tra noi), e a quella istessa del Benvenuti; col molto studio e la lunga pratica dell’arte
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amori d’Angelica e Medoro, opere che menarono assai grido in Firenze. Fu allora che il Benvenuti lo chiamò ad insegnare nell’Accademia, ove poi successe
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quatriduano (1849), mostrò per l’arte attitudine tale da far nascere la speranza di un artista eccellente. Ito a Roma, si dette fin d’allora a
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Quali fossero le condizioni di quest’arte nobilissima in Toscana intorno alla metà del secolo passato, lo dicono chiaro due monumenti allora inalzati
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progressi. E se fino allora, con poche eccezioni, tutte le opere si riducevano ad ornati e fiorami di specie diversa, da indi innanzi si pose mano a
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frutto dalle sue belle fatiche, a trentaquattro anni fermò stanza a Brompton presso Londra. E sebbene colà avesse allora grido lo Strange, il Bartolozzi
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Raffaello avviato all’arte prima sotto la scorta paterna, e poi da Giovanni Volpato, che teneva allora in Italia il primo luogo tra gl’incisori
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messi da banda gli ornati soverchi e le ridicole fogge, allora in voga, ricondusse nelle opere le buone, belle e pure linee del cinquecento, e presto
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