Le Stelle. Saggio di astronomia siderale
. Pontif. de’ N. Lincei, 1872.
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Dallo spettroscopio abbiamo ancora la spiegazione di altri fenomeni stellari, alcuni de’ quali sono passeggeri, come la scintillazione delle stelle
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In primo luogo è cosa indubitata che il fenomeno non è dovuto alla stella in sè stessa, ma è prodotto nel passaggio de’ suoi raggi attraverso la
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strumenti capaci di maggior campo de’ grandi, si trova che data una leggera scossa al cannocchiale l’immagine unica si trasforma in una curva luminosa, il
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Arago suppose che ciò derivasse da interferenza de’ raggi vicini passati attraverso strati di aria di ineguale densità; per tal ineguaglianza
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Dietro tali fatti la spiegazione della scintillazione è ridotta a definire «qual sia la causa che produce l’oscillazione de’ colori nello spettro
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benchè agisca sullo spettro anche all’orizzonte, pure essendo ivi molto inferiore di forza può trascurarsi. Questa è la diffrazione de’ raggi nell
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Questo studio è stato coltivato con grande amore da molti e distintissimi astronomi de’ giorni nostri, quali sono Argelander, Hind, Heis, Schmidt
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Lo studio delle stelle variabili, è stato molto coltivato in questi ultimi tempi, come pure quello de’ loro colori. Gli studi spettrali hanno
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cui divergono parecchi raggi, tre de’ quali sono distintissimi in alto (v. fig. 38.
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torneremo appresso. Nè in essi gruppi è mirabile soltanto il numero delle stelle, ma la varietà de’ colori è non meno sorprendente. Tale èp.es
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Tutti questi oggetti possono esser decomposti con mediocri ingrandimenti. Galileo quando scoprì tante meraviglie formò il concetto di dare de
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Smyth Celestial cycle tom. II . Opera senza pari per brio dello stile e che meriterebbe esser portata a livello de’ lavori moderni.
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Tra le nebulose irregolari ve ne sono molte che coi forti strumenti di Lord Rosse hanno manifestato una struttura spirale simile a quella de
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Una descrizione di tutti questi oggetti eccede i limiti di quest’opera: a supplire in qualche modo soggiungiamo in fine una lista de’ più belli e più
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Da questi fatti la probabilità di un moto nelle stelle era divenuta certezza, ma le osservazioni grossolane de’ tempi anteriori, e la piccolezza di
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TAVOLA DE’ MOTI PROPRI DELLE STELLE PRINCIPALI.
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TAVOLA DE’ MOTI PROPRI DELLE STELLE PRINCIPALI.
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TAVOLA DE’ MOTI PROPRI DELLE STELLE PRINCIPALI.
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TAVOLA DE’ MOTI PROPRI DELLE STELLE PRINCIPALI.
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W. Struve da una discussione de’ moti proprii delle stelle più lucide di Bradley in numero di 180 ha concluso i valori seguenti:
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accidentali e compensantisi reciprocamente. L’analisi matematica de’ moderni dà regole precise per fissare tale risultante, e qui noi non possiamo
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valore che è quasi il medio di tutte le precedenti determinazioni. Ultimamente mentre scrivo ilsig. Leo de Ball dalla discussione delle osservazioni
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una ellisse e per la maggioranza de’ casi è perfettamente ellittica. Ma lo stabilire con precisione questa curva non è cosa facile. Le distanze
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valore de’ coefficienti. Siccome sono cinque le costanti che definiscono tal curva, così teoricamente bastano cinque punti noti della medesima per
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facilmente dalle epoche delle osservazioni colle formole che servono al moto ellittico de’ pianeti.
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Abbiamo detto altrove che alcune stelle sembravano cinte da astri oscuri, come Algol. Il calcolo de’ moti proprii ha fatto vedere che altre stelle
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inoltre i moti proprii di quelle dei primi ordini (le più strette) sono anche maggiori. Dividendo le stelle in due categorie una de’ moti proprii maggiori
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., de’ quali chi colle osservazioni, chi col calcolo vanno estendendo le nostre cognizioni in questo vasto campo.
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distanza de’ due pianeti tra di loro, dalla equazione precedente si avrà a distanza del Sole dalla Terra.
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secondo (v. Memoire de M. Dubois pag. 68).
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V. in Jamin Petit traité de physique pag. 592 le figure di queste macchine.
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Elementi principali delle orbite de’ Pianeti primarii riferiti all’equinozio medio dell’epoca del 1.° Gennajo 1850 a mezzodì medio del meridiano dì
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Questi elementi sono estratti dal Leverrier Annales de l’Observatoire de Paris e le masse dall’Annuaire del Bureau des Longitudes, per l’anno 1876, a
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l.° De’ Pianeti principali i cui elementi delle orbite sono i seguenti:
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e nelle quali non è impossibile una instabilità di elementi e anche delle collisioni. La terza quella de’ grandi
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Era riservato alla perfezione de’ moderni strumenti il dargli una risposta decisiva. Bessel col suo Eliometro, studiando la stella 61 del Cigno, e
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fondandoci su questa legge potremo passare a discutere più sicuramente alcuno de’ problemi spettanti la distribuzione reale.
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W. Herschel, nel principio de’ suoi studii stellari ammise l’idea di Huyghens che le stelle fossero egualmente distribuite nello spazio, e perciò
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erano lavoro delle sue mani, e fatti con quell’amore che è ignoto agli artisti puri di oggidì; esso fu il primo ed il più fortunato de’ fondatori dell
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, di Lord Rosse, di Lassell, di De La Rue, di Bond, di D’Arrest, Huggins, Holden, Stephan, ecc. Ed a questi famosi osservatori, che furono in parte
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a noi dalla potente azione del Sole e de’ pianeti maggiori; altre seguitano le loro orbite paraboliche o iperboliche. Talune sono tutte gassose, altre
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de’ nostri strumenti, e solo al centro per la loro moltitudine formano un indistinto luminoso, ma ancor esso di natura stellare come rilevasi dal
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Non è neppure uniforme l’uso introdotto per la notazione de’ gradi intermedii delle grandezze; alcuni indicano le gradazioni con frazioni decimali
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alla pupilla dell’occhio mostra più stelle assai che non vede l’occhio nudo, e ciò malgrado l’assorbimento de’ vetri; appunto per la maggiore
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2° La qualità de’ vetri degli obiettivi influisce assai e molto ancora la perfezione degli oculari. Gli specchi metallici tingono sempre un poco in
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più o meno di daltonismo, se non in grado completo, almeno quanto basta ad avere differenze notabili nelle tinte o perdere di vista de’ colori
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modo e colle stesse piccole differenze dei diversi osservatori. L’influenza di costituzione de’ diversi occhi è dunque sicura. In queste ricerche non
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Applicazione de’ precedenti risultati alla costituzione fisica delle stelle.
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ingrandita, inserita nel Tomo XXV dell’Ac. de’N. Lincei, ove indicasi l’intensità relativa delle zone lucide con un’altezza maggiore delle altre.
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