Le Fate d'Oro
potere di af- fascinare con la parola tutti gli uomini, come io li affascino col canto. - Il giovane esitava. - Se tu rimani qui, io saprò darti glo
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stella cadente, e col suo splendore abbagliò talmente le api, che dovettero chiudere gli occhi. La morente Regina in quello stesso istante si alzò, aprì le
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alla testa, gridando: - Conte, caro Conte, deponi le armi e t'insegnerò il mezzo di farti amare. - Il Conte digrignava i denti dalla col- lera e
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col- lera. Perchè l'accusava d'inganno prima di sincerarsi? Allora egli andò nella stam- berga che gli serviva di cucina, ma non trovò altro che i
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. Felice alzò Nennella, la quale bussò tre volte col battente che era d'argento. La vecchia coi capelli di alghe e l'a- bito coperto di musco marino
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batte- vano continuamente i boschi; i cani erano sempre in moto, e la cerbiatta col collare di rose non si trovava. Intanto il collare di sangue del
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dalle al- ghe marine; e ogni volta che Serpolino gli faceva male, il mostro lo guardava ingru- gnito e lo punzecchiava col tridente che teneva in mano e
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lunghi e pelosi. Un giorno passò un vecchio sudicio quanto mai, col viso tutto coperto di cro- ste e le mani sanguinolenti, e le chiese di riposarsi
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, calpestandoli, si ferissero. Dissidio, che era così perfida con gli uomini e con gli animali, figuriamoci quanto fosse cattiva col povero Fiorino! E
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lo vide pure una delle ancelle della Regina di fiori, e siccome questa col Fante ce l'a- veva, disse: - Ora ti servo io! - Quando giunse l'ora del
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moscone dalle ali d'oro che se lo prese, e volò via. La vecchina, che aveva visto il mo- scone col panettino in bocca, piangeva da intenerire i sassi
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distinta- mente: - Saaud, torna indietro. - E Saaud obbedì e si diresse verso la città, anzi verso la moschea, e s'inginoc- chiò e baciò il Hadji, col
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castello. - Ve la darò soltanto col patto che ritardiate di un giorno il vostro matrimo- nio col Duca, e che io possa andare sta- notte sulla terrazza
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, trovarono accanto a loro un lupo morto, col coltellino piantato nel cuore; e sopra alle loro teste era cre- sciuta una bella casina per proteggerle. Si
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patria sopra una delle sue galere, che faceva il traffico col Levante, e i tre cavalieri lo pregarono di concedere loro il passaggio sulla sua nave
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segnerò col gesso quel che voglio e tu me lo manderai. - Sicuro, - rispose l'intendente. - Vi manderò tutto dopo che sarete partito. - E il Gigante segnava
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coperta di capri- foglio. Estate e inverno, col solleone e con la neve, quel caprifoglio era in fiore e pro- fumava tutta la valle intorno. Ma Dio
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nemico col cap- puccio, che senza. L'ora più brutta della giornata per i poveri prigionieri era quella del pranzo, benchè i loro guardiani dessero
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sala fu piena, il primo ministro cavò fuori di ta- sca una foglia di giglio su cui col succo dell’amaranto era scritto lo statuto del re- gno, e lo
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negozio, vide entrare una vecchia stracciata e sporca. Hamid la guardò e le fece cenno col dito di uscire. - Sono la Sventura; - disse la vec- chia - ho
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fare alcuna osservazione. Attese la notte, e, insieme col principe Duolo, uscì dal castello. Ora avvenne che il principe Sole, mentre i due fratelli si
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notte. Il moscone, posato sopra una frasca, le fece lume col suo chiarore. A giorno Sgricciolina riprese il suo fa- gotto, e via dietro al moscone
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