La tregua
cinquecento morirono delle loro malattie, di freddo e di fame prima che arrivassero i russi, ed altri duecento, malgrado i soccorsi, nei giorni
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La tregua
volta ci assorbiva nella sua sfera, di spogliarci delle vestigia della nostra vita di prima, di fare di noi degli uomini nuovi, conformi ai loro
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La tregua
narra delle particelle dei quattro elementi nelle cosmogonie degli antichi. Travolto anch' io dal turbine, in una gelida notte dopo una copiosa
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tranquillamente il suo posto di guardia, si infilava in una delle camerate su cupi vedeva fumare bene un camino, buttava il mitra su una branda
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. Mi trascinai a tastoni lungo una delle corsie fra le cuccette a tre piani, incespicando e barcollando nel buio sullo strato di escrementi gelati
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seguito a complicati spostamenti delle altre nazionalità, eravamo rimasti a Bogucice in forte maggioranza, anzi, quasi soli con pochi francesi e greci
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senile, non v' era dubbio: ma c' era grandezza in questa sua demenza, e anche forza, e una barbarica dignità, la dignità calpestata delle belve in gabbia
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, senza prendere alcun provvedimento né alcun accordo con i loro colleghi di Odessa e delle tappe intermedie. Quando il nostro convoglio si arrestava in
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tradotte delle donne ucraine che ritornavano dalla Germania: donne soltanto, poiché gli uomini erano andati soldati o partigiani, oppure i tedeschi li
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. Anzi, il servizio mensa era meraviglioso: veniva affidato dai russi, a rotazione, per una settimana a ciascuna delle principali nazionalità
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scandinave, perfino vecchie monete dell' Impero austro-ungarico. Per contro, avevamo visto a Zmerinka una delle latrine della stazione con le pareti
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gentile, essenzialmente diversa, più intima, più umana delle altre pene che avevamo sostenuto fino a quel tempo: percosse, freddo, fame, terrore
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tempo e luogo, di colori, di stati d' animo retrospettivi, di atmosfera, di odori. Era Flora, quella: l' italiana delle cantine di Buna, la donna del
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"rumeni", col consenso e l' appoggio delle autorità, stavano organizzando una rivista: le prove si svolgevano nel "Salone Pendente", le cui porte
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, vale a dire da venti a venticinque uomini per vagone, il che, alla luce delle nostre molte esperienze ferroviarie precedenti, voleva dire un
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sicuro che gli abitanti di Curtici ancora ricordano il flagello del nostro passaggio: è da credersi anzi che questo sia entrato a far parte delle
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delle traversine impregnate, dei freni caldi, del carbone combusto, ci affliggevano di un disgusto profondo. Eravamo stanchi di ogni cosa, stanchi in
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