La tregua
Nei primi giorni del gennaio 1945, sotto la spinta dell' Armata Rossa ormai vicina, i tedeschi avevano evacuato in tutta fretta il bacino minerario
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A Buna non si sapeva molto del "Campo Grande", di Auschwitz propriamente detto: gli Häftlinge trasferiti da campo a campo erano pochi, non loquaci
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sapevo di essere caduto male. Non più tardi del mattino seguente, incappai in un trasporto russo verso un misterioso campo di sosta. Non posso dire di
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, altri internati militari, altri ancora ex Häftlinge. C' era anche un centinaio di donne. Di fatto, l' organizzazione del campo era largamente
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aveva tenuto duro, sopportando valorosamente la fame e la fatica: ma il freddo dell' inverno lo aveva piegato. Non parlava più, ed io, al lume del
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molto meno lo ero nei confronti di Cesare, incominciai a provare una leggera inquietudine; Cesare tornò all' alba del quarto giorno, malconcio e ispido
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Leonardo cercava di nascondermelo, ma non ci vedeva chiaro, ed era seriamente preoccupato del mio male. Che cosa fosse esattamente, sembrava
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Avevo camminato per ore nell' aria meravigliosa del mattino, aspirandola come una medicina fino in fondo ai miei polmoni malconci. Non ero molto
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tragico, di fronte alla molto più grave prospettiva della partenza imminente per una destinazione sconosciuta. Privi come eravamo del talento estemporaneo
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farsetti di cuoio ricamato, maestosi e sudati, che attaccavano con l' inno nazionale sovietico, quello ungherese e la Hatikvà (in onore del forte nucleo di
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vita precaria del vagabondaggio e del furto agricolo. La scelta era netta: o il rientro immediato nel consorzio civile, o il digiuno. Dal consorzio
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15 settembre del 1945. Furono mesi d' ozio e di relativo benessere, e perciò pieni di nostalgia penetrante. La nostalgia è una sofferenza fragile e
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rassegnarono a quel regime di limbo. I giorni della estate nordica erano lunghissimi: albeggiava già alle tre del mattino, e il tramonto si trascinava
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molto rapidi. Quando la rivista andò in scena, una settimana dopo, il numero del "tacco e punta" fu una sorpresa per tutti: ballarono maestro e
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dire qualcosa di assai meno definito e perentorio del nostro "domani", e, in armonia con le abitudini russe, vale piuttosto "un giorno fra i prossimi
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) procedemmo ancora per vari giorni verso sud, a minuscole tappe: vedemmo sfolgorare, la notte del 23 settembre, i fuochi dei pozzi petroliferi di Ploesti
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, di precari sonni su tavolati di legno, di sobbalzi, di stazioni; per cui gli odori familiari, comuni a tutte le ferrovie del mondo, l' odore acuto
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