La storia dell'arte
proprio esercito dopo che un angelo gli era apparso alla vigilia della battaglia, esortandolo a compiere tale gesto. Divenuto, dopo quella vittoria
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e colla, che crea sulla tavola dipinta un risalto sporgente. Tale impasto veniva ulteriormente lavorato prima che si solidificasse con l’applicazione
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apparteneva la predella masaccesca fu realizzato nel 1426. A dispetto di tale contemporaneità, però, i due dipinti sono, stilisticamente, agli antipodi, tanto
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piani lungo cui si snoda l’azione sono scalati in profondità, e le linee diagonali, ombre comprese, fungono da precisi indicatori di tale illusoria
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iconografica, l’analisi del contesto culturale e della committenza, della storia del gusto e della fortuna critica al fine di rendere tale
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celebrare la vittoria su Massenzio, ottenuta esibendo sulle insegne del proprio esercito il «segno di Cristo», la croce. Tale richiamo, infatti
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. Tuttavia, nell’antica Grecia, già troviamo parecchie eccezioni a tale scarso apprezzamento: le fonti antiche, ad esempio, esaltano alcuni grandi
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prospettiva. Tale strumento consisteva in un telaio con uno sportello girevole, sul quale era applicato un foglio da disegno. Il punto di osservazione
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godibilità dell’immagine, tanto che si rende spesso necessario apportare correttivi a tale applicazione rigida. Ciò ha spesso determinato deroghe più o
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», che consisteva in una cassettina di legno grande poco più di una scatola da scarpe. Tale camera era dotata frontalmente di un obiettivo, che faceva
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sorta di sfocatura dell’immagine, che appare sempre più evanescente mano a mano che tale distanza (virtuale) cresce e, con essa, cresce la «grossezza dell
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principesco. Di norma tale facciata era scandita da colonnati su più ordini, ornata da statue disposte entro nicchie e aveva da tre a cinque porte
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attribuito al senese Baldassarre Peruzzi (fig. 152), che fu molto attivo in tale Fig. 152. Baldassarre Peruzzi (?), Scena prospettiva con edifici
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formulata da Charles Hope e Paul Taylor, che interpretano la scena in primo piano come il Rilascio di Barabba. Secondo tale interpretazione, il personaggio a
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indicare essi stessi una datazione più o meno precisa. Ad esempio se un’opera dipende visibilmente da un’altra, e quest’ultima ha una data precisa, tale data
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nella memoria di chi pratica l’attribuzionismo. E anche in quella sorta di fulminea ricapitolazione mnemonica di tale mappa, che scatta nel
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, in quanto mette in luce sia i pregi che i limiti di tale approccio metodologico, presentando un enigma particolarmente intrigante e complicato, in cui
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, ma sebbene le cornici esagonali siano rappresentate in modo tale da accentuare l’effetto tridimensionale, solo in alcuni casi l’autore si è curato di
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. Con risultati che appaiono di una tale spontaneità creativa e di un realismo così asciutto e penetrante, da darci davvero la sensazione di trovarci
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affreschi benozzeschi. Toscano è consapevole di quanto sia ardua tale ipotesi come mai un autore di questa levatura compare solo in poche figure di
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Come si vede, il metodo della «narrazione continua» prevede la raffigurazione ripetuta di uno o più personaggi. Tale ripetizione stimola lo
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modo che la sua apparizione risulti ogni volta proporzionalmente rimpicciolita o ingrandita rispetto alle altre. Tale rappresentazione
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sopra ogni scena sottolineano i significati teologici di tale confronto, che si svolge nel segno della tradizionale concordantia tra Vecchio e Nuovo
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ironico e compiaciuto, di un colto revival neomedievale, che al tempo stesso allude con sottigliezza al nodo drammatico e simbolico di tale episodio
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sulla distinzione tra arti della parola e arti visive. Lessing, d’altronde, non fu il solo ad interrogarsi su tale distinzione. Nelle sue Réflexions
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ben più arrischiato assetto statico, tale da imprimere alla composizione un dinamismo del tutto sconosciuto al modello antico. Canova rompe dunque il
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considerato esclusivamente come tale e non come un ritratto della propria madre, quale in effetti è sotto l’aspetto meramente contenutistico. Per chiarire
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Commentando questo passaggio del De pictura, Salvatore Settis chiarisce molto bene il senso di tale equivalenza albertiana tra pittura e retorica: «l
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diffusesi in Italia tra Quattro e Cinquecento, tale composizione costituì motivo di ispirazione per molti artisti rinascimentali alle prese con la
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ciascun artista è un mondo a sé, e come tale è difficilmente riducibile ad una formula astratta e onnicomprensiva.
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, ripercorrendone a tale scopo le alterne vicende della fortuna storico-critica, e dall’altra considerarle pragmaticamente per quelle che sono: semplici astrazioni di
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