La storia dell'arte
fisicità che Masaccio conferisce sempre alle sue figure. La Vergine siede su un cuscino, ma questa sua posa manca di una sua fisica concretezza: è
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Questa tendenza a fingere con la pittura o con il mosaico uno spazio architettonico a tre dimensioni su supporti bidimensionali perdurò in Italia
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, per tanti aspetti, alla tradizione classica (fig. 104). Nella volta, su uno sfondo di tessere musive dorate, quattro grandi angeli sorreggono con le
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Nel corso del Trecento, gli sforzi di conferire un’illusoria tridimensionalità alla pittura su tavola e su parete si svilupparono molto anche grazie
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affrescato da Masaccio su una parete della fiorentina Cappella Brancacci. La prospettiva conferisce profondità spaziale alla scena, guidando l’occhio dello
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celebrare la vittoria su Massenzio, ottenuta esibendo sulle insegne del proprio esercito il «segno di Cristo», la croce. Tale richiamo, infatti
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L’affresco che Melozzo da Forlì eseguì nel 1476-77 su una parete della Sala di lettura della Biblioteca Vaticana (ma che adesso è visibile nella
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Mantegna, in quegli anni, non si era limitato a fingere su una tela o su una parete piana uno spazio tridimensionale, ma aveva addirittura concepito
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ammira un vasto panorama della città di Roma. Su una delle pareti campeggiano ancora alcuni graffiti che irridono il Papa e denunciano Roma-Babilonia
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Ma per concludere questa breve carrellata sulle vicende della decorazione illusionistica nella pittura italiana, piuttosto che dilungarci su tali
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Per esemplificare questa svolta nelle arti figurative è pressoché inevitabile soffermarsi su un evento cardine che si svolse a Firenze proprio all
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con la morte nel cuore, obbedisce, porta l’ignaro giovinetto su un monte ed è sul punto di pugnalarlo sull’ara, quando un angelo ferma la sua mano
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prospettica si fonda su presupposti ottici che rispecchiano le convinzioni medievali sul funzionamento dell’occhio umano. Secondo tali teorie, oggi
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rappresentazione dello spazio basata su principi e pratiche figurative diverse da quelle prospettiche.
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conoscerlo e dominarlo. Su questo sforzo comune, condiviso dall’intera élite rinascimentale, si fondarono dunque le premesse che portarono, nel corso del XV
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, regolabile dall’interno per mezzo di un’asta metallica, proiettava, tramite un obiettivo, su un foglio di carta, la veduta esterna da riprodurre. L
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dalla porta che si aprono, rispettivamente, sulla parete di sinistra e su quella di destra, lasciando intravedere il buio che evoca la presenza di altri
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primi passi della sua «invenzione». Nella sua biografia dell’artista quattrocentesco, Giorgio Vasari insiste molto su questa propensione di Paolo ai
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su’ piani dove elle posano i piedi e di mano in mano dove elle scortassino e diminuendo a proporzione sfuggissino; il che prima si andava facendo a
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momenti diversi di una battaglia che si svolse nella piana dell’Arno, nel 1432, e che vide prevalere l’esercito fiorentino su quello senese. Si è sempre
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sostituite da una veduta prospettica, dipinta su un unico fondale di tela.
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principesco. Di norma tale facciata era scandita da colonnati su più ordini, ornata da statue disposte entro nicchie e aveva da tre a cinque porte
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mutazione a vista delle scene si realizzava, in genere, mediante quinte che giravano su un perno, mostrando, ad ogni rotazione, una faccia diversa. Anche
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, si realizzavano finte onde in legno o in cartapesta, applicate su aste parallele che venivano mosse in senso inverso l’una dall’altra.
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Palazzo del Pretorio, legato ad una colonna. Attorno a lui, i suoi aguzzini e, su un trono, Pilato. Ma è la parte destra del dipinto la più enigmatica
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più proprio quello su cui il pittore aveva scelto di apporre la propria firma? Tanto più che, di norma, i pittori apponevano la propria firma sulla
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Con un po’ di fantasia potremmo dunque paragonare l’attribuzionismo alla pratica dell’orientamento su una carta geografica, nelle cui diverse aree si
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conoscitore quando getta lo sguardo su un’opera avvolta nell’anonimato o erroneamente attribuita, consentendogli spesso di esimersi dall’effettuare lunghi e
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parsimoniosa e al tempo stesso raffinatissima, con punta d’argento e biacca su carta leggermente colorata, hanno la strepitosa qualità naturalistica e la
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bottega, un foglio sia disegnato su un lato da un artista e sull’altro da un suo compagno di lavoro. Ma è mai possibile che questa singolare circostanza si
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La riflessione di Lessing ebbe un enorme impatto sul piano teorico, ma poiché includeva anche una puntualizzazione su quale fosse il miglior modo di
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allora era allievo del Pontormo). Riconosciamo però Giuseppe, grazie ai colori delle sue vesti e al copricapo, nella figura che siede su un carro, ai
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ragazza sembra incerta se appoggiarsi ancor più decisamente alla ruota oppure al cuscino su cui già poggia un ginocchio. I suoi occhi sembrano
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, capofila del Neoclassicismo in pittura, che Antonio Canova, massimo protagonista del Neoclassicismo in scultura, meditarono su questa posizione di
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David su questo suo quadro, idee che Delécluze aveva potuto apprendere dalla viva voce dell’artista quando, da giovane, aveva frequentato il suo atelier.
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sulla distinzione tra arti della parola e arti visive. Lessing, d’altronde, non fu il solo ad interrogarsi su tale distinzione. Nelle sue Réflexions
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bozzetto su un tema prescritto dal maestro. Un certo anno il tema fu proprio quello cui David stesso stava lavorando in proprio: Leonida alle
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inalterata la pace e la tranquillità d’animo che su di essa aleggia, e l’occhio è pieno di dolcezza come se egli si trovasse tra le braccia delle Muse».
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troviamo perfino su alcune statue di età arcaica e in parecchi vasi, in cui a volte compare sia la firma di chi li ha modellati sia quella di chi ne
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nel Doriforo il suo più canonico paradigma, si basa su un complesso gioco di equilibri e bilanciamenti nella rappresentazione del corpo umano, che
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, riflettendo al tempo stesso su quale ruolo spettasse all’artista all’interno della società.
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In questo contesto, assume una particolare importanza la cosiddetta questione dell’«ut pictura poësis», ovvero l’asserzione, basata su una
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celebre da una incisione di Albrecht Dürer (fig. 19), in cui la Malinconia è raffigurata come una donna che siede a terra e poggia il mento su una
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di Roma che, interrogata da Fazio e Solino, denuncia la propria condizione di vedova inconsolabile per la rovina che si è abbattuta su di lei a seguito
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Torneremo su questo tema anche in altri capitoli del libro, per ora limitiamoci ad un paio di esempi concreti, che hanno il pregio di mostrare come
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costruendo su incarico del Partito socialista belga, ma poi, infastidito dai continui rinvìi («se è il titolo che li irrita scrisse con amaro sarcasmo a
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vicissitudini hanno acquistato un significato né dispregiativo né elogiativo di per sé, ma meramente connotativo. Come per il termine Gotico, su cui torneremo
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degli scorci illusionistici e privilegia le composizioni basate su assi ortogonali, anziché sulle scattanti diagonali, predilette dai pittori barocchi.
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’interpretazione di un gesto (su quest’ultimo aspetto, si può leggere il bel libretto di André Chastel, Il gesto nell’arte, 2002).
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, per evitare dissesti statici si ergono su fondazioni a palafitta, con pali, che per trovare un solido appoggio, sono piantati in profondità nel
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